XXVI Congresso Nazionale Usarci - ROMA 27/28 maggio 2022 Hotel Empire
Giovanni Di Pietro eletto Presidente Nazionale USARCI
Il dialogo dei sogni
Colleghi, amiche ed amici, sono
orgoglioso ed emozionato per la carica alla quale mi avete eletto.
Ringrazio tutti , tutti
indistintamente per la fiducia accordatami, ma permettetemi, prima
ancora di esprimervi la mia gratitudine, di ringraziare quanti mi
hanno preceduto ed hanno fatto crescere la nostra Usarci.
Ringrazio
in primis il Presidente Umberto
Mirizzi per
l’appoggio ed il sostegno datomi, ma principalmente per l’amicizia
della quale mi ha onorato in tutti questi anni.
Lo
ringrazio perché è stato un Presidente che ha saputo reggere il
timone dell’Usarci negli anni più bui del nostro sindacato. Mentre
altri lavoravano allo sfascio, alle divisioni, ai personalismi, Lui,
ha saputo tenere la rotta, orientare le vele, e superare la crisi.
Oggi più che mai l’Usarci è forte ed è riuscita ad uscire
indenne dalle bordate che personaggi, “
poco nobili ”,
hanno lanciato per tentare di affondarci.
Oggi,
mentre noi navighiamo a vele spiegate, quelli che hanno cercato di
inabissarci sono dispersi in mare o, come Ulisse,
vagano da un porto ad un altro, da un sindacato ad un altro, alla
ricerca della propria “Itaca”.
Chiedo
un applauso per il Presidente Mirizzi, Grazie Umberto, tutta
l’Usarci te ne è grata, Grazie Presidente.
Propongo
per i meriti indiscussi, l’attribuzione del titolo di Presidente
D’Onore al Presidente uscente Umberto Mirizzi.
Ringrazio
il direttivo Uscente, il Segretario Marzolla, tutti gli impiegati che
in questi anni mi hanno privilegiato del loro supporto e sono certo
continueranno a farlo.
Ringrazio
il Presidente Bruno Rossi ed il sindacato di Pescara che hanno sempre
creduto in me e mi hanno sopportato.
Oggi
l’Usarci è più forte di ieri, lo ha dimostrato nelle ultime
elezioni dell‘Enasarco, risultando il
sindacato che, da solo, ha preso più voti delle altre associazioni.
Questo
risultato è merito vostro,
è merito di chi ha partecipato attivamente a queste elezioni,
dimostrando al mondo sindacale e datoriale che l’Usarci
è un faro per la categoria.
Non
sarà facile continuare sulla scia del mio predecessore, ma metterò
tutto il mio impegno per superare le incomprensioni, i dualismi, le
gelosie ma, principalmente, gli egoismi latenti che sono il tarlo di
ogni associazione.
Sento
un profondo senso di responsabilità per il mio e per il nostro
mandato, per il compito che questo sindacato mi ha assegnato e che
insieme a Voi ed al nuovo Consiglio Direttivo cercheremo di
assolvere nel migliore dei modi.
Il
nostro è un sindacato
con princìpi forti,
con radici profonde,
basato sulla
volontarietà,
principi che hanno assicurato in tutti questi anni la miglior tutela
possibile agli agenti. Dovremmo consolidare ulteriormente questo
aspetto, ma per farlo è necessaria la partecipazione ed il
contributo di tutti.
Gli
agenti ci chiedono
maggiori tutele, ci
chiedono il diritto
a non essere schiavizzati, ci
chiedono maggiore
dignità
nel lavoro. Non è
pensabile che in un
mondo così globalizzato dove non esistono più i confini
commerciali, le mandanti si beffino dell’esclusiva ricorrendo
sempre più alle vendite on-line; non
è pensabile che
possano variare a loro piacimento la zona, le provvigioni, i
prodotti, i clienti, mettendo l’agente nella condizione di recedere
dal rapporto con le immaginabili conseguenza sul proprio fatturato e
quindi sulla propria famiglia; non
è pensabile che,
in caso di fallimento, l’agente perda, oltre che al lavoro , al
reddito, anche le indennità faticosamente maturate negli anni; non
è accettabile
l’imposizione del mono mandato se non viene garantito un reddito
più che adeguato; è
ingiusto che la
mandante si faccia beffe dei versamenti Enasarco, è
impensabile che, la
mandante, dopo aver trattenuto all’agente la sua quota
prevideniale, ometta di versarli, costringendo la nostra Fondazione a
difficili e spesso infruttuosi recuperi. E che dire delle clausole
risolutive espresse, delle geolocalizzazioni dove l’agente viene
controllato passo passo.
Il
materialismo ha soppiantato la dimensione soggettiva del lavoro
dell’agente, lo stesso è diventato, solo, uno strumento di
produzione invece di essere considerato quello che è realmente, un
creatore di lavoro, colui che crea posti di lavoro e ricchezza per
l’azienda.
Dobbiamo
pensare ad un nuovo agente, ad un nuovo concetto di agente
imprenditore dove non sarà la mandante a decidere il compenso, la
zona, l’oggetto del contratto, ma sarà l’agente con la sua
professionalità le sue capacità, il proprio bagaglio culturale e
sociale a trattare da pari a pari con l’impresa mandante, come una
qualsiasi altra impresa.
I nostri iscritti, i nostri
agenti chiedono tutele diverse, certezze nel lavoro, certezze nella
perdita del lavoro, non si possono perdere decenni di indennità
perché nell’ultimo anno non si è riusciti a raggiungere un
target. Tutto ciò è anacronistico, inopportuno, come se raggiungere
un obiettivo dipendesse esclusivamente dall’operato dell’agente.
Gli
attuali AEC hanno segnato il loro tempo, ogni 10 anni veniamo
chiamati al rinnovo, ma si tratta solo di mettere delle toppe, il
mercato corre e noi siamo in affanno. Le aziende fanno sottoscrivere
contratti dove si esclude l’applicabilità degli AEC e sono sempre
più gli agenti che alla fine del mandato si trovano senza indennità.
Occorrerebbe una nuova legge Vigorelli,
quella che istituì nel 1959 gli Erga Omnes, per poter dare certezze
a tutti.
Ma
abbiamo la forza per portare avanti tutto ciò?
Certo,
dobbiamo averla, non ci riusciremo nei prossimi tre anni di questo
mandato, forse neanche nella nostra vita, ma non possiamo non
crederci; mettiamoci all’opera! Individuiamo altri metodi che ci
permettano di essere più visibili, che possano coinvolgere sia i
media che la politica. Dobbiamo abbandonare il pragmatismo oggi tanto
di moda; il realismo e la concretezza rappresentano il nemico numero
uno del sindacalismo. Sappiamo che non possiamo contare sugli
scioperi, un sistema inattuabile per la nostra categoria, ma
potremmo, che so, fare dei SIT-IN tematici, 30/40 persone davanti a
Montecitorio. Dobbiamo provarci.
Un
capitolo a parte sarebbe da dedicare alle Donne
Agenti: queste
svolgono lo stesso identico lavoro dei colleghi maschi ma tra altre
mille difficoltà, la famiglia, la casa, e nonostante ciò, ottengono
spesso risultati pari, se non superiori, a quelli dei colleghi.
Oggi
le donne agenti costituiscono il 15% del totale degli iscritti
all’Enasarco, troppo poco, dobbiamo trovare il modo di incrementare
questa presenza, dobbiamo trovare il modo per favorirla e favorire il
loro ingresso nel sindacato. Le garanzie attuali sono state studiate
dagli uomini per gli uomini, occorre pensare a garanzie diverse dalle
attuali.
Dobbiamo
guardare dentro l’Enasarco
come non abbiamo mai fatto; dobbiamo far rivedere il sistema
pensionistico, dobbiamo permettere che si vada in pensione anche
prima dei fatidici 67 o 65 anni. Si
può fare, sarà
probabilmente necessario inserire qualche penalizzazione, ma è
necessario abbassare la soglia pensionistica; le aziende vogliono
giovani alla vendita, quindi dobbiamo supportare chi resta senza
mandato. E che dire del sistema di calcolo previdenziale? E’
impensabile vedere l’agente versare complessivamente 100 al fondo
pensioni per poi riceverne 90.
Mettiamoci
all’opera!
Il
credo di ogni buon sindacalista è quello di sognare, sognare di
raggiungere questi obiettivi ed applicarsi acchè il sogno si avveri.
J have a dream
come diceva Martin
Luther King, deve
essere il nostro tormentone, e dobbiamo crederci.
Il
sindacalista, come diceva il Cardinale
Martini “
E’ colui che si mette in leale rapporto con gli altri, responsabile
dei diritti umani, capace di reggere l’utopia e di contagiare anche
coloro con cui opera agli stessi suoi entusiasmi. Sa
essere presente e sa motivare le scelte,
conosce il più possibile il lavoro di ciascuno e perciò è
competente, cerca di capire e guarda all’essenziale. Non
ha preoccupazioni per i propri interessi monetari e rifiuta il
privilegio che è il tarlo di ogni convivenza.
Preoccupandosi di ciascuno, difende non i soldi ma il valore delle
persone, lottando anche per il giusto riconoscimento economico.”
I
tempi che viviamo, le sfide che siamo chiamati ad affrontare
richiedono grande efficienza ed una costante attenzione e
partecipazione agli aspetti politici e sociali, alle decisioni
immediate tese alla ricerca di forme di collaborazione più
attuali.
La
forza di un sindacato come il nostro si basa anche nel saper trovare
insieme a partner, sapientemente individuati ed affini alla nostra
categoria, le decisioni e le scelte migliori. Noi
non temiamo di perdere la nostra identità,
la nostra autonomia, la nostra indipendenza, questi
valori sono radicati in noi ci hanno sempre contraddistinto e
rappresentano
e continueranno a rappresentare
il nostro fondamento.
Per
fare tutto ciò, però, abbiamo bisogno di un più maturo senso di
responsabilità e di impegno alla ricerca delle soluzioni, ma anche
di partners più efficaci e più affidabili che ci garantiscano una
maggiore forza per risolvere i problemi della categoria che
rappresentiamo.
L’Usarci
è costantemente chiamata a rilanciare la sua competitività, la sua
rappresentatività; ci troviamo in un sistema sempre più frazionato
a causa della continua nascita di nuovi sindacati e nuove coalizioni
che frammentano sempre più la categoria togliendo forza all’azione
sindacale. Dobbiamo
fare squadra, favorire le partnership per contare di più ed essere
più vigorosi.
Dobbiamo
affrettare i tempi, dobbiamo operare insieme con un grande impegno e
comune amore per la nostra categoria.
Dobbiamo
essere più presenti ed attivi sul nostro territorio, troppe zone
sono scoperte, occorre una presenza più capillare. So bene che non
sarà facile, ma occorre far comprendere ai nostri colleghi che il
compito del sindacato non è quello di risolvere i problemi alla
fine del rapporto, questo è solo una conseguenza; il sindacato è
quella organizzazione che deve servire a prevenire i problemi, a far
si che non si creino, ma ciò viene vanificato dalla scarsa
partecipazione.
Dobbiamo
essere coscienti che la legislazione Italiana e le nostre norme
corporative sono le più avanzate del mondo, certo, dobbiamo
migliorarle, dobbiamo riuscire ad attualizzarle alla trasformazione
del mercato, ma dobbiamo in primis imparare a gestirle e
veicolarle. Le norme non si attivano da sole, occorre che qualcuno le
renda operative.
All’agente
che ci chiede cosa faccia il sindacato per la categoria, dobbiamo
avere il coraggio di rispondere come fece John Fitzgerald Kennedy
nel suo famoso discorso di insediamento: “non
chiediamoci cosa fa l’America per noi, ma cosa facciamo noi per
l’America”.
Oggi
assistiamo passivamente colleghi che si rivolgono a noi, che si
iscrivono solo alla fine del rapporto di lavoro, spesso dopo aver
sottoscritto una serie infinita di documenti senza conoscerne il
contenuto o dopo aver tenuto una serie di comportamenti errati.
Purtroppo
da anni gli agenti commerciali sono sempre più individualisti; i
personalismi e gli egoismi sono sempre più evidenti; ciò è
provocato in buona parte dall’isolamento del singolo che si
manifesta sempre più. Non ci si incontra più negli alberghi, nei
ristoranti, nelle riunioni aziendali, luoghi dove ci si poteva
confrontare, conoscere, imparare ed insegnare.
Il
Sindacato deve sopperire a queste deficienze, deve tornare a far
incontrare gli agenti, promuoviamo sempre più incontri, anche on
line, incontri dove non dobbiamo essere noi i protagonisti, lo devono
essere gli stessi agenti, dobbiamo renderli più partecipi, più
propositivi.
Dobbiamo
cercare un nuovo sviluppo e un nuovo rilancio trovando e garantendo
una nuova e forte coesione tra gruppi, è necessario superare alcune
gelosie ed alcuni rancori che , anche se non dichiarati, sono
ugualmente palpabili. Le sfide che siamo chiamati ad affrontare
per rispondere alle aspettative vere e profonde degli agenti verso la
nostra associazione sono molto difficili, ma noi che facciamo
sindacalismo per passione e volontarietà rubando del tempo prezioso
al lavoro ed alla famiglia, ce la metteremo tutta per riuscirci.
Ognuno
di noi non può, non deve correre il rischio di credere di aver
raggiunto l’obbettivo con questo piccolo angolo di potere, non
possiamo, non
dobbiamo correre il
rischio di rimanere isolati; oggi siamo come un bell’albero che
cresce in un vaso, sarà bello quanto volete, ma i frutti non
saranno mai abbondanti. Dobbiamo avere il coraggio di essere
ripiantumati nei terreni dove il sindacalismo e la tutela di tutti i
lavoratori cresce rigogliosa, non
possiamo continuare a pensare di essere soddisfatti di coltivare e
gestire il nostro piccolo orto.
Amici,
il Congresso non finisce oggi, non
deve finire oggi,
quella fiammella di passione ed attaccamento al nostro sindacato ed
alla categoria, quella fiammella che oggi ci ha portati
coscientemente ed orgogliosamente a questo congresso tralasciando
tutti gli altri ed importanti impegni, non deve spegnersi con la
chiusura del Congresso, con il ritorno nelle nostre sedi, questa
fiammella deve restare accesa in noi ed essere presente fino al
prossimo congresso.
Sono
certo che saprete fornire tante proposte, sono certo che insieme
sapremmo ricercare tante soluzioni. Lasciamo che le critiche, quelle
sterili, lascino il posto a nuove soluzioni.
Cari
colleghi, tanti immediati impegni ci attendono, li affronteremo
insieme con grande volontà, determinazione e senso del bene comune.
Un
ultimo grazie voglio dedicarlo ad una persona che non fa parte del
nostro ambito, ma è come se lo fosse, un grazie a mia moglie
AnnaMaria, senza il suo appoggio avrei potuto fare ben poco.
Termino
qui il mio intervento, so che la maggior parte di voi è in partenza
per raggiungere le proprie famiglie. Ringrazio nuovamente tutti Voi
per la fattiva partecipazione.
Chiudo
con un’ultima citazione:
duemila
anni fa gli antichi romani con grande orgoglio affermavano:
” civis Romanus
sum” sono un
cittadino romano, oggi io, con orgoglio affermo “civis Usarcino sum
“ sono un
cittadino Usarcino
Viva
l’Usarci. Viva gli Agenti Commerciali !!!
Giovanni
Di Pietro