giovedì 17 ottobre 2019

PARLIAMO DI PENSIONI, Enasarco ed Inps

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D. Quando è nato L'Enasarco?
R.L'Enasarco fu istituito nel 1938 con il nome di Enfasarco, (Ente Nazionale Fascista Assistenza Agenti Rappresentanti di commercio a seguito della emanazione del primo AEC; successivamente con  Regio Decreto del 6 giugno 1939 n. 1305 l' Enfasarco divenne il primo e per tanti anni l'unico ente pensionistico per gli agenti e rappresentanti commerciali.
D. Ma all'epoca l'agente percepiva altre pensioni?
R. Assolutamente no, la pensione erogata dall'Enasarco era l'unica pensione percepita dall'agente
D. Ma  l'agente non percepiva anche la pensione INPS?
R. Purtroppo no, l'Inps  erogava pensioni solo ai lavoratori dipendenti.   Occorrerà attendere il 1966 quando la legge 22 luglio 1966 n. 613 istituì presso l’INPS l’assicurazione generale obbligatoria per gli esercenti attività commerciali.   Solo allora, gli agenti ebbero diritto alla pensione Inps in quanto assimilati ai commercianti.
D. Quindi dal 1966 L'agente ha diritto a due pensioni?
R. In pratica si, dal 1966 l'agente percepisce due pensioni, ma quella che gli permettereva  di vivere una vecchiaia tranquilla era solo quella dell'Enasarco in quanto quella dell' INPS era costituita da un minimo fisso, ovvero, l'agente, pur versando contributi in percentuale sul reddito, aveva diritto sempre alla stessa pensione, un minimo che all’epoca, 1966, era di lire  12.000, circa 118 € attuali.
D. Perchè invece quella ENASARCO è più importante?
R. Occorre innanzi tutto spiegare il sistema pensionistico Italiano. L'Italia ha da sempre utilizzato per le pensioni pubbliche il sistema a RIPARTIZIONE così come in altri paesi come Francia, Germania, Belgio, Spagna  ed altri, mentre altre nazioni di matrice Anglosassone hanno utilizzato un sistema misto, Ripartizione e Capitalizzazione
D. Ripartizione, Capitalizzazione,cosa significano?
R. Il sistema a ripartizione è costituito da un sistema senza patrimonio, dove le pensioni vengono pagate con i soldi dei lavoratori, in pratica i figli versano per pagare le pensioni dei padri.
D. I figli versano per pagare la pensione ai padri? Non è una incongruenza?
R. Assolutamente no, faccio un esempio banale per poter comprendere al meglio il sistema.
Al momento della costituzione dell'ente pensionistico, si sarebbe dovuto attendere  almeno venti anni per poter cominciare ad erogare pensioni,  tempi troppo lunghi, e poichè la  pensione costituisce oltre che un reddito sociale, aiuta l’economia nazionale,  si provvede ad erogare da subito una pensione a chi ha raggiunto l'età pensionabile, o subisce un infortunio , prelevando i contributi dai versamenti dei più giovani.
D. Ma allora i pensionati sfruttano i soldi degli altri.
R. In verità non è uno sfruttamento in quanto è praticamente un giroconto, i giovani di oggi saranno i pensionati di domani che attingeranno dai loro figli i quali quando andranno in pensione attingeranno a loro volta dai figli.
D. Se il sistema è perfetto perchè quasi tutti gli enti pensionistici sono in passivo?
R. Non esistono sistemi perfetti, ma solo sistemi che premiano più o meno il sociale, la passività degli enti pensionistici è causata da una moltitudine di fattori, quali:  crisi economica prolungata che porta ad una diminuzione drastica dei versamenti contributivi o ad un considerevole calo delle nascite e quindi dei futuri lavoratori, oppure ad una troppa elasticità nel concedere pensioni a chi non ne ha ancora i requisiti.
D. Torniamo alle due pensioni, quella dell'Enasarco quindi rappresenta la pensione più importante.
R.  Vero in parte, in realtà, con la legge 613del 1966 , ovvero l'istituzione della pensione INPS per i commercianti, la pensione Enasarco si trasforma in pensione integrativa, anche se fino al 1972 Con la legge 12 resta la più importante. Occorre attendere la legge 2 agosto 1990 n. 233  perchè la pensione INPS si trasforma da fisso a variabile sulla base dei contributi versati. A Questo punto le pensioni si equivalgono.
D. A questo punto si poteva eliminare un ente contributivo, perché continuare a pagare due enti pensionistici?
R. Anche qui i motivi sono molteplici. Abbiamo detto che il sistema pensionistico italiano è quello a RIPARTIZIONE, (i figli versano per i padri) quindi, se si smettesse di versare i contributi, tutti i pensionati resterebbero senza pensione e quelli che stanno continuando a versare perderebbero comunque i loro contributi nel giro di pochissi anni perché i loro versamenti servirebbero per pagare le pensioni in corso. 
D. Quindi si è condannati in eterno a pagare la doppia contribuzione?
R. Non è detto. Ritengo comunque che se anche fosse non ci sarebbe nulla di male, avere due pensioni permettono di vivere meglio, seppure con un piccolo sacrificio in più nel periodo di attività, dobbiamo inoltre tener presente che i contributi ENASARCO vengono pagati al 50% dalle ditte mandanti, non gravano esclusivamente sull'agente. L'agente quindi percepisce una pensione piena pagando un contributo ridotto al 50% non è poco.
D. Non mi ha risposto,  quindi occorre pagare per sempre, se si smette salta tutto.
R. Con le ultime riforme, si sta cercando di ridurre sempre più questo aspetto. L'innalzamento dell'età pensionabile, la riduzione dei coefficienti di calcolo, la trasformazione del sistema di calcolo della pensione da retributivo al contributivo, sono i primi passi per portare eventualmente il sistema da Ripartizione a sistema misto con garanzie maggiori sulla sostenibilità seppure con la riduzione della redditività. Personalmente ritengo comunque migliore il sistema a ripartizione, l'aspetto sociale è premiante anche per la collettività.
D. Ha usato altri due termini poco chiari, Retributivo e contributivo, cosa significano
R. Sistema retributivo significa effettuare il calcolo per la pensione tenendo conto solo della retribuzione percepita, senza tenere in alcun conto i versamenti contributivi. Sistema contributivo invece è l'inverso, il calcolo viene effettuato sui contributi versati e non sulle provvigioni percepite.
D. Può essere più chiaro con qualche esempio?
R. Certo, prendiamo ad esempio il sistema retributivo;  nel 1980 , la percentuale di contribuzione ENASARCO era del 8%, 4% a carico agente e 4% a carico mandante. Se l'agente avesse percepito una provvigione pari a 10 milioni di vecchie lire avrebbe versato in totale  800.000 lire di contributi. In questo caso, il calcolo viene fatto sulle provvigioni premiando maggiormente il calcolo pensionistico in quanto i versamenti dei contributi erano molto bassi. Con l'attuale sistema, quando andrà a regime, si considereranno solo i contributi versati (sistema contributivo), non le provvigioni, sistema maggiormente penalizzante per il lavoratore ma più equo.
D.  Passiamo alle domande difficili, si parla tanto di silenti, cosa sono?
R.I contributi Silenti rappresentano  quei  contributi versati ad un ente pensionistico   che non sono sufficienti a maturare alcun trattamento,  da ciò il termine silenti che vuole indicare quelle persone che pur avendo versato contributi non percepiranno alcuna pensione.Il problema è molto complesso e di non facile soluzione e riguarda tutti gli enti pensionistici non solo l’Enasarco.
D. arliamo allora dei silenti Enasarco, perché i loro versamenti devono ritenersi perduti?
R. Anche qui occorre fare una distinzione; quelli che alla fine del 1998  data di privatizzazione dell’ENTE avevano maturato il diritto alla pensione perché già in possesso dei 15 anni di versamento previsti per legge, e quelli che hanno versato 2;3;5; 10 anni senza raggiungere il minimo previsto per ottenere il diritto alla pensione.
 La legge 12 del 2 febbraio 1973, voluta dal ministero del lavoro e della previdenza sociale,  ridisegna la natura ed i compiti dell’Enasarco a seguito della emanazione della legge 22 luglio 1966, n. 613 che ha incluso gli agenti commerciali nella gestione INPS.  Con la legge 12 la pensione Enasarco si trasforma da unica pensione in pensione Integrativa.  I primi, quelli che al 1998 avevano maturato i 15 anni, hanno avuto due anni  per poter completare gli anni di versamento mancanti.
D. Ancora cerca di eludere la domanda, perché l’Enasarco non restituisce i contributi versati che non  daranno diritto alla pensione ?
R. No, non cerco di eludere, cerco di far capire alcune differenze sostanziali. L’Enasarco è sotto il diretto controllo dei ministeri vigilanti e del COVIP, oltre ciò è intervenuta la cosiddetta legge Fornero che ha portato da 30 a 50 anni la sostenibilità degli enti privatizzati.
Questa ulteriore e giusta garanzia, che dà maggiore stabilità alla fondazione e sicurezza agli iscritti, ha obbligato l’Enasarco ad aumentare le percentuali contributive e l’età pensionabile e non concede alcuno spazio a qualsiasi altra possibilità. Restituire le somme versate agli ex agenti che non hanno maturato il diritto alla pensione, provocherebbe un tracollo della fondazione con conseguenze inimmaginabili.
D. Perché si provocherebbe il tracollo della Fondazione?   non è sufficiente prendere quei soldi e restituirli?
R. Assolutamente no, questo sarebbe possibile solo in un sistema a Capitalizzazione, non a Ripartizione, abbiamo detto in precedenza cosa significa. Restituire le somme versate comporterebbe il CRAC della Fondazione, (cosa che succederebbe in tutti gli enti previdenziali se si attuasse una simile politica).
L’Enasarco, così come gli altri enti, non ha risorse sufficienti a rendere i versamenti, se lo facesse  non avrebbe più i soldi per pagare le pensioni già in essere e quelle future,  e ciò non andrebbe a favore di nessuno. Nello stesso tempo, se si rendessero i soldi a tutti senza più erogare pensioni, ad ognuno spetterebbe solo le briciole.
D. E  se intervenisse l’inps inglobando  l’Enasarco?
R. Le cose non cambierebbero assolutamente, anche l’INPS ha i suoi silenti e sono molti di più dell’Enasarco, inoltre tale assorbimento, difficile da realizzare, provocherebbe si l’annullamento dei contributi obbligatori Enasarco, ma provocherebbe anche la cancellazione futura della doppia pensione, con il risultato che oltre l’80% degli agenti si ritroverebbe con una unica pensione di circa 600 € mensili invece della doppia pensione, circa 1. 200 attuali con la quale sopravvivere con dignità.
D. Ma l’agente prende due pensioni perché versa due contributi, se uno li versasse ad una assicurazione privata otterrebbe ugualmente due pensioni?
R. Anche questa è una considerazione semplicistica ed in parte non vera. Innanzitutto se non fosse obbligatoria quasi nessuno verserebbe i contributi volontari, solo i più facoltosi provvederebbero a costituirsi una pensione complementare, in  secondo luogo,  occorre tener conto che la rendita del privato è nettamente più bassa di quella dell’Enasarco in quanto occorre tener conto di  tutti gli aspetti pensionistici,  invalidità, malattia oltre all’utile che il privato deve avereUltima considerazione,  la più importante; in tutto ciò, in tutte le chiacchiere e le considerazioni che si fanno, non si tiene conto che la pensione Enasarco è la conseguenza di un versamento che al 50% grava sulle mandanti;  su un monte contributivo di 100 mila euro sul quale si calcola la pensione, 50 mila e più non è stato pagato dall’agente ma dalla mandante , e se l’Enasarco sparisse addio pensione e contributo paritetico.
D. Quindi i silenti devono rassegnarsi, per loro non vi è nulla da fare?
R. da anni si cerca di trovare una soluzione, ma non è certamente facile; per legge non possono essere distratte somme destinate alla pensione, oltremodo non sarebbe neanche giusto. Questo è un problema sociale , e come tale dovrebbe interessare tutta la platea degli agenti, sia quelli in attività sia quelli già pensionati, oltre che lo stato. Qualsiasi iniziativa contro la Fondazione, potrebbe provocare l'effetto domino  ed interessare tutti gli enti pensionistici sia privati che pubblici e potrebbe comportare il tracollo dell'intero sistema pensionistico. Per poter quindi trovare una quadra ai silenti, quelli che hanno maturato almeno 15 anni di versamenti, occorrerebbe trovare i fondi ed avere il benestare dei ministeri competenti.

D. Ma questo dei silenti è un problema che occorre risolvere altrimenti si trascinerà in eterno.
R. Assolutamente no, quello dei silenti è un problema che " tecnicamente" è già stato risolto, infatti con il regolamento del 2012, è stato previsto che, per i nuovi iscritti alla Fondazione, sono sufficienti 5 anni di versamentiper poter accedere ad un contributo al raggiungimento dell'età pensionabile, quindi anche quelli che non raggiungeranno i venti anni, avranno diritto ad una rendita.
D. Ma allora tutti quei movimenti che si leggono sui media che parlano di azioni legali, ricorso alla corte Costituzionale, alla corte europea ed altro?
R. Siamo in un paese democratico ed ognuno è libero di pensare quello che crede più opportuno. Ci troviamo in un momento storico dove si parla molto si ascolta poco e si legge meno, ognuno di noi ha la soluzione a tutti i mali, internet che è una notevole cassa di risonanza a costo zero, dà l'opportunità a tutti di fare il condottiero,  così nascono partiti politici personali, nuove associazioni sindacali, con l'unico risultato di disperdere le forze e calunniarci l'un l'altro.
Il malcontento ed il populismo completano l'opera.

domenica 24 marzo 2019

Agenti di commercio al femminile. Tra difficoltà ed accordi da rifare

Quando si parla di agenti di commercio si pensa sempre a figure maschili

ma Giovanni Di Pietro, vicepresidente nazionale vicario dell’Usarci assicura che la presenza delle donne agenti è rilevante.

A quando risale l’ingresso nel settore da parte dell’universo femminile?

Il boom degli agenti commerciali si è avuto tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso. In quegli anni pionieristici l’agente di commercio, tranne rarissimi casi, era esclusivamente un uomo. Non vi era ancora stata l’evoluzione della società che ebbe inizio con il 68 e le battaglie delle femministe che hanno portato a vedere la donna non più come quella immagine stereotipata della fattrice e madre di famiglia, ma affidandole, nella società, un ruolo pari a quello dell’uomo .

Ma a suo avviso è una professione indicata per una donna?

Ritengo che non vi siano professioni adatte all’uno o all’altro sesso, vi possono essere motivi di opportunità. Non vedo grosse differenze tra la promozione fatta da un uomo e quella fatta da una donna. Anzi, generalmente la donna è più diligente, approfondisce meglio gli argomenti, è più portata alla formazione, per questo in diversi settori viene quasi privilegiata.

Allora si procede verso una prevalenza delle agenti donna?

In verità no, le donne agenti non sono percentualmente molte: dai dati espressi dall’Enasarco sono circa 30.000, su un totale di circa 230.000 agenti: solo il 13% del totale.

Ma il numero degli agenti complessivi è in diminuzione, ogni anno si perdono circa 5 mila unità: quindi anche per quanto riguarda le donne si registra questo decremento?

In questo caso vediamo una controtendenza: sempre dai dati Enasarco risulta che le agenti donne nel 2013 erano 30.752, per passare nel 2017 a 29.254 con un calo del 4,87% di gran lunga inferiore a quello degli uomini passato dal 2012 al 2017 da 212.906 a 192.445 con una diminuzione del 9,61%.

Perché le donne sono così poche rispetto agli uomini?

Le motivazioni sono tantissime. Oltre a quelle che ho anticipato vi è da aggiungere il fatto che negli anni 50 e 60 le donne motorizzate erano poche, le strade non erano certamente quelle attuali, il dormire sempre o quasi in albergo era sconveniente, restare lontano dalla famiglia, dai figli, non invogliava certamente ad intraprendere questa bellissima attività.

Quindi la scarsa presenza è da attribuire esclusivamente ad un discorso di opportunità..

Assolutamente no, è vero che spesso la donna si trova a scegliere se prediligere la famiglia o il lavoro, ma questo accade perché, dalla società, il mondo dell’agenzia è visto dalla maggioranza degli addetti ai lavori, solo al maschile.

Significa che la donna è discriminata ?

Discriminata è una parola forte e non coincide con la realtà, possiamo dire eufemisticamente che non è al centro delle attenzioni…

In pratica cosa significa?

Nel mondo del lavoro dipendente, sia pubblico che privato, la donna si è conquistata una serie di garanzie e di diritti: dalla maternità all’allattamento, alla cura dei minori; tutto questo in pratica non esiste a livello di agente donna.
Guardiamo la Contrattazione Collettiva, si parla della donna solo per la maternità, concedendo la sospensione del rapporto di agenzia per una durata massima di 12 mesi, praticamente 9 mesi di gestazione e tre di allattamento.

Non sembrano pochi 12 mesi.

Non sono pochi, ma sono comunque insufficienti. Dodici mesi di sospensione dal rapporto significa per l’agente una perdita economica considerevole, in quanto non percepisce alcun compenso, anche se i clienti sono stati apportati dall’agente. Inoltre, considerato che l’allattamento e le malattie dei minori assorbono giornate intere, ecco che l’agente, terminato il periodo di sospensione, rischia costantemente la risoluzione dal rapporto per colpa: in quanto in quelle condizioni è difficile raggiungere i target fissati dalle mandanti, rispondere alle continue ed assillanti chiamate del capoarea e dei direttori (i mastini delle mandanti) con la conseguenza non solo della perdita del mandato ma anche delle relative indennità di fine rapporto.

La stessa Fondazione Enasarco prevede per le donne agenti una indennità di maternità di € 2,500, ma solo se il reddito non supera i 70 mila € lordi: misera cosa considerato tutto quanto.

Il rapporto di agenzia è però un rapporto di lavoro autonomo, l’agente dovrebbe gestirsi da solo e in qualità di autonomo non deve rendere conto a nessuno.

Purtroppo non è proprio così. Per le mandanti siamo autonomi quando chiediamo diritti e ci vogliono dipendenti quando si tratta di doveri.
All’atto pratico è comunque un rapporto parasubordinato: l’agente deve sottostare alle direttive impartite dalle mandanti, le quali negli ultimi anni sono diventate sempre più pretenziose ed inseriscono nei contratti individuali una serie di clausole da rendere quello di agenzia un rapporto vicino al subordinato, senza però averne i privilegi.

Perché secondo lei vi è così poca attenzione per le donne agenti?

Perché come dicevo prima il mondo dell’agenzia è maschilista, chi discute e scrive gli AEC è quasi sempre uomo, la donna si avvicina raramente al sindacato degli agenti, terminato il lavoro deve dedicarsi alla famiglia, tralasciando così l’importante lotta sindacale.

Cosa propone per far si che l’attività sia ambita anche dalle donne?

Migliorare sicuramente le garanzie per la maternità. Occorre che i futuri AA.EE.CC. puntino alla tutela ed alla qualificazione della mamma agente prevedendo la corresponsione di una indennità mensile per i mesi di effettivo allontanamento dal lavoro, questo potrebbe essere previsto istituendo un Fondo Indennitario Straordinario ( FIS), gestito eventualmente dall’Enasarco.

Dovrebbe essere inoltre abolita per legge la clausola risolutiva espressa che prevede la risoluzione per colpa in caso di mancato raggiungimento del target o altre sciocchezze simili. Anche l’Enasarco dovrebbe farsi carico di alcune peculiarità, come il riconoscere alla mamma, almeno per il periodo di sospensione del mandato, i contributi figurativi (cosa che l’Enasarco non prevede in nessun aspetto della sua gestione previdenziale).

domenica 17 marzo 2019

Il contratto collettivo degli agenti (AA.EE.CC) mostra l’usura del tempo

Il mondo del lavoro cambia a velocità difficilmente conciliabile con i tempi delle trattative sindacali. Così il contratto collettivo degli agenti (gli AA.EE.CC. Accordi Economici Collettivi) mostra ormai il logorio del tempo.

Il mercato – spiega Giovanni Di Pietro, vicepresidente nazionale vicario dell’Usarci – è in continua evoluzione, ed a ritmi frenetici, e risulta assolutamente non facile riuscire a colmare queste variazioni con le rettifiche ai contratti collettivi a tutela degli agenti commerciali”.

Qual è la prima criticità?

L’AEC più datato è rappresentato da quello del settore Commercio, sottoscritto ormai nel lontano 2009 e che nonostante ben tre interventi, 2010, 2014, e 2017 per aggiornarlo alle nuove esigenze, ha bisogno comunque di un grosso restyling per renderlo in linea con le mutate condizioni di mercato.

Da tempo sono iniziati gli incontri intersindacali per discutere delle varie problematiche e giungere così ad una proposta rivendicativa da presentare alle controparti, Confcommercio, Confesercenti, Confcooperative.

Voi, come Usarci, come vi siete mossi?

L’USARCI, l’unico sindacato che si occupa esclusivamente degli agenti commerciali e che non aderisce a controparti, ha approntato una serie di richieste, indispensabili per la tutela della categoria con il fine di limitare il contenzioso con le ditte mandanti.

Quali i punti su cui intervenire prioritariamente?

I punti sui quali intervenire drasticamente sono molti, tra questi riteniamo indispensabile intervenire a partire dalle Variazioni di zona, prodotto e provvigione. Il rapporto di agenzia è regolato da un contratto sottoscritto dalle parti, mandante ed agente.
Oggi l’AEC prevede che insindacabilmente la mandante abbia la possibilità di variare il contratto nell’entità della provvigione, o della zona, o dei clienti: ciò rappresenta senza ombra di dubbio un abuso di posizione dominante; non ci risulta che vi siano altri contratti dove solo una parte, la più forte in questo caso, può modificare il contratto a proprio vantaggio.
Occorre eliminare totalmente questa possibilità o, in caso di accettazione dell’agente, prevedere la corresponsione di una indennità equa ed equiparata al danno.

Un altro tema urgente?

Le Vendite sull’E-Commerce, ovvero le vendite in internet oppure on line, poiché le vendite on line rappresentano ormai una realtà, in alcuni settori hanno raggiunto quote che superano il 30%. Ciò, quasi sempre, non costituisce un problema per la mandante in quanto la vendita o la fa direttamente tramite i normali passaggi commerciali, oppure on line, quindi non perde quote di mercato, mentre per l’agente costituisce un danno notevole in quanto su dette vendite non gli viene riconosciuta alcuna provvigione nonostante abbia promosso la vendita.
Accade infatti che il privato si rechi dal negoziante al quale l’agente ha effettuato la vendita, acquisisca tutte le nozioni che gli interessano, o addirittura provi l’articolo, poi, torna a casa ed effettua l’acquisto in internet.

Occorrono modifiche anche sull’indennità meritocratica?

Certo, perché l’indennità Meritoratica, istituita nel 2002 per soddisfare i requisiti della direttiva europea, in realtà ne ha distorto i presupposti. Infatti l’indennità meritocratica non premia l’agente per l’apporto della nuova clientela, requisito principale della direttiva, ma mette a confronto un periodo iniziale del rapporto con uno finale finendo, paragonando quindi il lavoro dello stesso agente e con il penalizzare proprio quello che da subito ha dato incremento alle vendite.

Chiederete modifiche sostanziali anche sul patto di non concorrenza?

Il patto di non concorrenza post contrattuale rappresenta una vera e propria calamità; l’agente si vede costretto, anche per un tempo considerevole di due anni dalla cessazione del rapporto, a non poter svolgere la propria attività e senza percepire alcun compenso a causa degli innumerevoli cavilli che le mandanti ed i loro legali mettono in atto pur di condizionare l’autonomia lavorativa dell’agente. Occorrerebbe anche l’intervento del legislatore teso a porre dei limiti ben precisi all’utilizzo di questo strumento.

Una vostra recente indagine tra gli agenti di commercio ha evidenziato diverse sensibilità sul mono mandato. Come agirete?

Puntando su abolizione o modifica del mono mandato; ormai l’utilizzo da parte delle mandanti del mono mandato è fuori controllo, l’uso di questa forma contrattuale era utilizzata in passato solo da alcune aziende che trattavano una vastità di prodotti considerevole e necessitavano di un venditore che promuovesse solo i loro articoli ma, nel contempo, offrivano la possibilità di raggiungere un guadagno provvigionale più che decoroso.
Oggi assistiamo invece a contratti da monomandatario dove le massime aspettative non superano i 30 mila euro lordi di provvigioni annue e, con la difficoltà di ricerca di lavoro esistente, devono sottostare a simili imposizioni tipiche del viaggiatore piazzista. Occorre anche qui intervenire per limitarne l’utilizzo.

E sulle situazioni di particolare emergenza degli agenti?

Pensiamo ad un intervento per il FIS Fondo Indennitario Straordinario. Riteniamo sia giunto il momento di inserire nei prossimi AEC la costituzione presso l’Enasarco di un apposito fondo a tutela e sostegno del reddito degli agenti commerciali che, per svariati motivi, dovessero trovarsi senza mandati o gli stessi fossero sospesi per grave malattia. Il fondo dovrebbe essere sovvenzionato dal fondo assistenza gestito dall’Enasarco ed eventualmente implementato da contributi degli stessi agenti.

 Autore
Augusto Grandi

 

giovedì 7 febbraio 2019

Gli. AA.EE.CC. Si applicano a tutti gli agenti ?

                                  LA RISPOSTA E',  NO!!


       Gli AA.EE.CC. sono degli accordi, contratti di lavoro, sottoscritti tra i Sindacati dei datori di lavoro ed i sindacati degli agenti di commercio. 
       Non tutti sanno che gli AA.EE.CC., ovvero la contrattazione collettiva, esiste solo in Italia, non troviamo analogie in nessuna parte d'Europa.          Pertanto negli altri paesi si applicano solo le norme codicistiche previste dalla direttiva Europea 86/653, mentre in Italia gli AA.EE.CC. rappresentano, quasi sempre, una condizione di miglior favore per l'agente.  
         I sindacati dei datori di lavoro che hanno sottoscritto questi accordi sono: Confindustria, Confcommercio, Confapi, Confartigianato, Confcoperative, Confesercenti per i sindacati degli agenti commerciali troviamo: Usarci, Fiarc, Fnaarc, Fisascat Cisl, Filcams Cgl, Uiltucs Uil. Si parda di Accordi collettivi, perchè non esiste un unico accordo ma diversi, che variano sostanzialmente l'uno dall'altro, ecco perchè sarebbe bene che ogni mandato oltre a far riferimento generico agli AA.EE.CC., stabilessero il settore di appartenenza, Industria, comemrcio, artigianato, piccola industria.
Occorre inoltre distinguerne due tipologie,
AEC Erga Omnes, ovvero di natura pubblica, valevoli per tutti
AEC di natura privatistica valevoli solo per i firmatari degli stessi

I primi sono gli AA.EE.CC. del 1956/58 che furono trasformati, a seguito della legge Vigorelli del 1959, in AEC Erga Omnes e pertanto estesero la loro validità a tutti, agenti e mandanti, ma sono accordi ormai obsoleti e superati in molti punti dalla riforma del codice civile e dalle norme Europee,
I secondi sono invece tutti gli altri AA.EE.CC. sottoscritti dalle parti sociali sucessivamente alla legge Vigorelli, e, contrariamente a quanto molti agenti credono, non si applicano indistintamente a tutti.
A differenza dei contratti CNL dei lavoratori dipendenti, applicati dai giudici generalmente alla totalità dei lavoratori, gli accordi collettivi relativi agli agenti si applicano eclusivamente a quei rapporti dove tali accordi sono espressamente richiamati, o si sa per certo che la mandante aderisca ad una delle associazioni firmatarie, o il comportamento concludente della mandante fa risalire alla loro applicabilità.
Quindi, un rapporto di agenzia che non dovesse prevedere, o esludere l'applicabilità dell'AEC, fa si che l'agente ha diritto ad avere un minor periodo di preavviso, l'esclusione dal Firr , nessuna indennità di clientela, nessuna indennità meritocratica, nesuna o ridotta indennità per il patto di non concorrenza, nessuna garanzia in caso di impossibilità a svolgere l'incarico, inoltre la mancanza di versamento del FIRR presso l'Enasarco, non dà diritto alla assicurazione Infortuni e malattie stipulato dalla fondazione per gli agenti.
Ovviamente vi e' ancora tanto da fare, tutto è migliorabile, ma per poter far ciò occorre l'aiuto di tutti, specialmente di quegli agenti che, pur non aderendo ad alcuna associazione, non fanno altro che criticare invece di ringraziare i colleghi che hanno adesrito alle associazioni firmatarie  perchè è grazie a loro se si è riusciti ad ottenere  queste migliorie.

Inutile quindi dilungarsi sulle altre differenze, l'agente Italiano è certamente il più tutelato a livello europeo ma è anche quello che utilizza meno e male le varie tutele.