venerdì 15 luglio 2011

UN CASO DI " VITA VISSUTA "

Colgo lo spunto da una recentissima consulenza effettuata ad un nuovo associato, per elaborare alcune considerazioni. E’ questo il caso di un agente di 55 anni che nel mese di marzo ha subito un drastico taglio di zona. Questo agente, oltretutto monomandatario, non avrebbe voluto accettare questa modifica contrattuale, tra l’altro effettuata con effetto immediato, ma pensando che l’unica alternativa all’accettazione fosse quella delle sue dimissioni con la conseguente perdita dell’indennità di clientela maturata in oltre 25 anni di durata di quel rapporto di agenzia, seppur con sua grande sofferenza, ha accettato quanto imposto dall’azienda. A distanza di qualche mese si è però reso conto che nonostante la buona volontà gli introiti provvigionali risultano essere così bassi che ora non gli permettono la prosecuzione del rapporto. Quell’agente, che in tanti anni di attività mai si era voluto iscrivere non solo all’USARCI ma nemmeno a qualsiasi altra associazione di categoria, si trova nella condizione che se ora dà la disdetta va a perdere una indennità di fine rapporto che supera 70.000 euro. Se questo nostro attuale nuovo associato a marzo si fosse rivolto a noi avrebbe potuto ottenere non solo l’indennità di fine rapporto ma anche l’indennità di mancato preavviso che nel caso specifico ammontava a circa 55.000 euro. Tutto ciò in quanto l’agente ai sensi degli A.E.C. vigenti può non accettare le riduzioni di zona che superano il 20% e la mancata accettazione equivale alla disdetta da parte della mandante con diritto all’indennità di fine rapporto nei confronti dell’agente. Insomma un totale di euro 125.000 che quell’agente andrà probabilmente a perdere solo per che cosa? Per non aver voluto iscriversi, per non pagare una quota associativa che mediamente ammonta a 120/150 euro l’anno. In trent’anni di attività avrebbe versato non più di 3.000 euro di quote associative, avrebbe avuto una proficua assistenza per tutto questo tempo e soprattutto non ci avrebbe rimesso ora 125.000 euro! Ma vale la pena “incaponirsi” per non pagare la quota associativa? Oltretutto va ricordato che l’importo è completamente deducibile dal reddito d’impresa ciò significa un costo reale del 50% tra Irpef risparmiata (30%) e Inps risparmiato (20%). In pratica un costo effettivo di circa 6 euro al mese! Penso che avere assistenza e consulenza in ambito contrattuale, fiscale e previdenziale per questo piccolo importo non possa che essere un grande affare, o no?

Massimo Azzolini