giovedì 17 ottobre 2019

PARLIAMO DI PENSIONI, Enasarco ed Inps

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D. Quando è nato L'Enasarco?
R.L'Enasarco fu istituito nel 1938 con il nome di Enfasarco, (Ente Nazionale Fascista Assistenza Agenti Rappresentanti di commercio a seguito della emanazione del primo AEC; successivamente con  Regio Decreto del 6 giugno 1939 n. 1305 l' Enfasarco divenne il primo e per tanti anni l'unico ente pensionistico per gli agenti e rappresentanti commerciali.
D. Ma all'epoca l'agente percepiva altre pensioni?
R. Assolutamente no, la pensione erogata dall'Enasarco era l'unica pensione percepita dall'agente
D. Ma  l'agente non percepiva anche la pensione INPS?
R. Purtroppo no, l'Inps  erogava pensioni solo ai lavoratori dipendenti.   Occorrerà attendere il 1966 quando la legge 22 luglio 1966 n. 613 istituì presso l’INPS l’assicurazione generale obbligatoria per gli esercenti attività commerciali.   Solo allora, gli agenti ebbero diritto alla pensione Inps in quanto assimilati ai commercianti.
D. Quindi dal 1966 L'agente ha diritto a due pensioni?
R. In pratica si, dal 1966 l'agente percepisce due pensioni, ma quella che gli permettereva  di vivere una vecchiaia tranquilla era solo quella dell'Enasarco in quanto quella dell' INPS era costituita da un minimo fisso, ovvero, l'agente, pur versando contributi in percentuale sul reddito, aveva diritto sempre alla stessa pensione, un minimo che all’epoca, 1966, era di lire  12.000, circa 118 € attuali.
D. Perchè invece quella ENASARCO è più importante?
R. Occorre innanzi tutto spiegare il sistema pensionistico Italiano. L'Italia ha da sempre utilizzato per le pensioni pubbliche il sistema a RIPARTIZIONE così come in altri paesi come Francia, Germania, Belgio, Spagna  ed altri, mentre altre nazioni di matrice Anglosassone hanno utilizzato un sistema misto, Ripartizione e Capitalizzazione
D. Ripartizione, Capitalizzazione,cosa significano?
R. Il sistema a ripartizione è costituito da un sistema senza patrimonio, dove le pensioni vengono pagate con i soldi dei lavoratori, in pratica i figli versano per pagare le pensioni dei padri.
D. I figli versano per pagare la pensione ai padri? Non è una incongruenza?
R. Assolutamente no, faccio un esempio banale per poter comprendere al meglio il sistema.
Al momento della costituzione dell'ente pensionistico, si sarebbe dovuto attendere  almeno venti anni per poter cominciare ad erogare pensioni,  tempi troppo lunghi, e poichè la  pensione costituisce oltre che un reddito sociale, aiuta l’economia nazionale,  si provvede ad erogare da subito una pensione a chi ha raggiunto l'età pensionabile, o subisce un infortunio , prelevando i contributi dai versamenti dei più giovani.
D. Ma allora i pensionati sfruttano i soldi degli altri.
R. In verità non è uno sfruttamento in quanto è praticamente un giroconto, i giovani di oggi saranno i pensionati di domani che attingeranno dai loro figli i quali quando andranno in pensione attingeranno a loro volta dai figli.
D. Se il sistema è perfetto perchè quasi tutti gli enti pensionistici sono in passivo?
R. Non esistono sistemi perfetti, ma solo sistemi che premiano più o meno il sociale, la passività degli enti pensionistici è causata da una moltitudine di fattori, quali:  crisi economica prolungata che porta ad una diminuzione drastica dei versamenti contributivi o ad un considerevole calo delle nascite e quindi dei futuri lavoratori, oppure ad una troppa elasticità nel concedere pensioni a chi non ne ha ancora i requisiti.
D. Torniamo alle due pensioni, quella dell'Enasarco quindi rappresenta la pensione più importante.
R.  Vero in parte, in realtà, con la legge 613del 1966 , ovvero l'istituzione della pensione INPS per i commercianti, la pensione Enasarco si trasforma in pensione integrativa, anche se fino al 1972 Con la legge 12 resta la più importante. Occorre attendere la legge 2 agosto 1990 n. 233  perchè la pensione INPS si trasforma da fisso a variabile sulla base dei contributi versati. A Questo punto le pensioni si equivalgono.
D. A questo punto si poteva eliminare un ente contributivo, perché continuare a pagare due enti pensionistici?
R. Anche qui i motivi sono molteplici. Abbiamo detto che il sistema pensionistico italiano è quello a RIPARTIZIONE, (i figli versano per i padri) quindi, se si smettesse di versare i contributi, tutti i pensionati resterebbero senza pensione e quelli che stanno continuando a versare perderebbero comunque i loro contributi nel giro di pochissi anni perché i loro versamenti servirebbero per pagare le pensioni in corso. 
D. Quindi si è condannati in eterno a pagare la doppia contribuzione?
R. Non è detto. Ritengo comunque che se anche fosse non ci sarebbe nulla di male, avere due pensioni permettono di vivere meglio, seppure con un piccolo sacrificio in più nel periodo di attività, dobbiamo inoltre tener presente che i contributi ENASARCO vengono pagati al 50% dalle ditte mandanti, non gravano esclusivamente sull'agente. L'agente quindi percepisce una pensione piena pagando un contributo ridotto al 50% non è poco.
D. Non mi ha risposto,  quindi occorre pagare per sempre, se si smette salta tutto.
R. Con le ultime riforme, si sta cercando di ridurre sempre più questo aspetto. L'innalzamento dell'età pensionabile, la riduzione dei coefficienti di calcolo, la trasformazione del sistema di calcolo della pensione da retributivo al contributivo, sono i primi passi per portare eventualmente il sistema da Ripartizione a sistema misto con garanzie maggiori sulla sostenibilità seppure con la riduzione della redditività. Personalmente ritengo comunque migliore il sistema a ripartizione, l'aspetto sociale è premiante anche per la collettività.
D. Ha usato altri due termini poco chiari, Retributivo e contributivo, cosa significano
R. Sistema retributivo significa effettuare il calcolo per la pensione tenendo conto solo della retribuzione percepita, senza tenere in alcun conto i versamenti contributivi. Sistema contributivo invece è l'inverso, il calcolo viene effettuato sui contributi versati e non sulle provvigioni percepite.
D. Può essere più chiaro con qualche esempio?
R. Certo, prendiamo ad esempio il sistema retributivo;  nel 1980 , la percentuale di contribuzione ENASARCO era del 8%, 4% a carico agente e 4% a carico mandante. Se l'agente avesse percepito una provvigione pari a 10 milioni di vecchie lire avrebbe versato in totale  800.000 lire di contributi. In questo caso, il calcolo viene fatto sulle provvigioni premiando maggiormente il calcolo pensionistico in quanto i versamenti dei contributi erano molto bassi. Con l'attuale sistema, quando andrà a regime, si considereranno solo i contributi versati (sistema contributivo), non le provvigioni, sistema maggiormente penalizzante per il lavoratore ma più equo.
D.  Passiamo alle domande difficili, si parla tanto di silenti, cosa sono?
R.I contributi Silenti rappresentano  quei  contributi versati ad un ente pensionistico   che non sono sufficienti a maturare alcun trattamento,  da ciò il termine silenti che vuole indicare quelle persone che pur avendo versato contributi non percepiranno alcuna pensione.Il problema è molto complesso e di non facile soluzione e riguarda tutti gli enti pensionistici non solo l’Enasarco.
D. arliamo allora dei silenti Enasarco, perché i loro versamenti devono ritenersi perduti?
R. Anche qui occorre fare una distinzione; quelli che alla fine del 1998  data di privatizzazione dell’ENTE avevano maturato il diritto alla pensione perché già in possesso dei 15 anni di versamento previsti per legge, e quelli che hanno versato 2;3;5; 10 anni senza raggiungere il minimo previsto per ottenere il diritto alla pensione.
 La legge 12 del 2 febbraio 1973, voluta dal ministero del lavoro e della previdenza sociale,  ridisegna la natura ed i compiti dell’Enasarco a seguito della emanazione della legge 22 luglio 1966, n. 613 che ha incluso gli agenti commerciali nella gestione INPS.  Con la legge 12 la pensione Enasarco si trasforma da unica pensione in pensione Integrativa.  I primi, quelli che al 1998 avevano maturato i 15 anni, hanno avuto due anni  per poter completare gli anni di versamento mancanti.
D. Ancora cerca di eludere la domanda, perché l’Enasarco non restituisce i contributi versati che non  daranno diritto alla pensione ?
R. No, non cerco di eludere, cerco di far capire alcune differenze sostanziali. L’Enasarco è sotto il diretto controllo dei ministeri vigilanti e del COVIP, oltre ciò è intervenuta la cosiddetta legge Fornero che ha portato da 30 a 50 anni la sostenibilità degli enti privatizzati.
Questa ulteriore e giusta garanzia, che dà maggiore stabilità alla fondazione e sicurezza agli iscritti, ha obbligato l’Enasarco ad aumentare le percentuali contributive e l’età pensionabile e non concede alcuno spazio a qualsiasi altra possibilità. Restituire le somme versate agli ex agenti che non hanno maturato il diritto alla pensione, provocherebbe un tracollo della fondazione con conseguenze inimmaginabili.
D. Perché si provocherebbe il tracollo della Fondazione?   non è sufficiente prendere quei soldi e restituirli?
R. Assolutamente no, questo sarebbe possibile solo in un sistema a Capitalizzazione, non a Ripartizione, abbiamo detto in precedenza cosa significa. Restituire le somme versate comporterebbe il CRAC della Fondazione, (cosa che succederebbe in tutti gli enti previdenziali se si attuasse una simile politica).
L’Enasarco, così come gli altri enti, non ha risorse sufficienti a rendere i versamenti, se lo facesse  non avrebbe più i soldi per pagare le pensioni già in essere e quelle future,  e ciò non andrebbe a favore di nessuno. Nello stesso tempo, se si rendessero i soldi a tutti senza più erogare pensioni, ad ognuno spetterebbe solo le briciole.
D. E  se intervenisse l’inps inglobando  l’Enasarco?
R. Le cose non cambierebbero assolutamente, anche l’INPS ha i suoi silenti e sono molti di più dell’Enasarco, inoltre tale assorbimento, difficile da realizzare, provocherebbe si l’annullamento dei contributi obbligatori Enasarco, ma provocherebbe anche la cancellazione futura della doppia pensione, con il risultato che oltre l’80% degli agenti si ritroverebbe con una unica pensione di circa 600 € mensili invece della doppia pensione, circa 1. 200 attuali con la quale sopravvivere con dignità.
D. Ma l’agente prende due pensioni perché versa due contributi, se uno li versasse ad una assicurazione privata otterrebbe ugualmente due pensioni?
R. Anche questa è una considerazione semplicistica ed in parte non vera. Innanzitutto se non fosse obbligatoria quasi nessuno verserebbe i contributi volontari, solo i più facoltosi provvederebbero a costituirsi una pensione complementare, in  secondo luogo,  occorre tener conto che la rendita del privato è nettamente più bassa di quella dell’Enasarco in quanto occorre tener conto di  tutti gli aspetti pensionistici,  invalidità, malattia oltre all’utile che il privato deve avereUltima considerazione,  la più importante; in tutto ciò, in tutte le chiacchiere e le considerazioni che si fanno, non si tiene conto che la pensione Enasarco è la conseguenza di un versamento che al 50% grava sulle mandanti;  su un monte contributivo di 100 mila euro sul quale si calcola la pensione, 50 mila e più non è stato pagato dall’agente ma dalla mandante , e se l’Enasarco sparisse addio pensione e contributo paritetico.
D. Quindi i silenti devono rassegnarsi, per loro non vi è nulla da fare?
R. da anni si cerca di trovare una soluzione, ma non è certamente facile; per legge non possono essere distratte somme destinate alla pensione, oltremodo non sarebbe neanche giusto. Questo è un problema sociale , e come tale dovrebbe interessare tutta la platea degli agenti, sia quelli in attività sia quelli già pensionati, oltre che lo stato. Qualsiasi iniziativa contro la Fondazione, potrebbe provocare l'effetto domino  ed interessare tutti gli enti pensionistici sia privati che pubblici e potrebbe comportare il tracollo dell'intero sistema pensionistico. Per poter quindi trovare una quadra ai silenti, quelli che hanno maturato almeno 15 anni di versamenti, occorrerebbe trovare i fondi ed avere il benestare dei ministeri competenti.

D. Ma questo dei silenti è un problema che occorre risolvere altrimenti si trascinerà in eterno.
R. Assolutamente no, quello dei silenti è un problema che " tecnicamente" è già stato risolto, infatti con il regolamento del 2012, è stato previsto che, per i nuovi iscritti alla Fondazione, sono sufficienti 5 anni di versamentiper poter accedere ad un contributo al raggiungimento dell'età pensionabile, quindi anche quelli che non raggiungeranno i venti anni, avranno diritto ad una rendita.
D. Ma allora tutti quei movimenti che si leggono sui media che parlano di azioni legali, ricorso alla corte Costituzionale, alla corte europea ed altro?
R. Siamo in un paese democratico ed ognuno è libero di pensare quello che crede più opportuno. Ci troviamo in un momento storico dove si parla molto si ascolta poco e si legge meno, ognuno di noi ha la soluzione a tutti i mali, internet che è una notevole cassa di risonanza a costo zero, dà l'opportunità a tutti di fare il condottiero,  così nascono partiti politici personali, nuove associazioni sindacali, con l'unico risultato di disperdere le forze e calunniarci l'un l'altro.
Il malcontento ed il populismo completano l'opera.