domenica 28 novembre 2010

LA BEFFA DELLA CONCILIAZIONE

Il 24 novembre, è entrato in vigore la nuova norma sul rito del lavoro.

L'attuale Governo, con il varo della riforma della procedura delle cause di lavoro, ha voluto dare una stretta al facile ricorso alla vertenza, favorendo cosi' le mandanti che diventeranno ancora più forti ed arroganti. Chi vanta un credito di poche migliaia di euro sarà costretto a rinunciarvi perchè il costo ed il rischio è troppo alto.

Pensate che alcuni giorni fa il ministro della giustizia (sic) Alfano, è stato contestato dall'ordine degli avvocati perché su questa legge non è esplicitamente previsto che per fare ricorso alla conciliazione è obbligatorio rivolgersi al legale, ma è solo sottinteso.
CHE PAESE, SI PENSA SOLO ED ESCLUSIVAMENTE AL PROPRIO TORNACONTO.

La nuova formulazione della conciliazione costituisce un pericolo enorme per i lavoratori e per gli agenti di commercio.

Analizziamo alcune ipotesi.

Un agente dopo due anni di rapporto di agenzia viene disdettato in tronco, ha sottoscritto il patto di non concorrenza , ha iniziato il rapporto con zero fatturato ed ovviamente zero clienti.

Tipico caso di diritto a tutte le indennità
L'agente vorrebbe vedersi riconosciuta anche l'indennità di cessazione rapporto, art.1751 c.c. visto che l'I.S.C. è veramente ridicola.
Se consideriamo ipoteticamente che l'agente ha percepito nei due anni di rapporto circa cinquantamila euro di provvigioni, l'I.S.C. ammonta ad € 1.500,00, mentre secondo le indicazioni della commissione europea la sua indennità dovrebbe essere pari ad € 25.000,00
.
Vediamo quali dovrebbero essere le indennità da richiedere:
a) Mancato preavviso 3 mesi € 6.250,00
b) Indennità Cessazione Rapporto € 25.000,00
c) Patto di non concorrenza € 12.000,00
totale richiesta di € 43,250,00

A questo punto l'agente ed il sindacato che lo assiste decidono di chiedere il tentativo di conciliazione ..

Subito ci si rende conto che non è più possibile enunciare delle semplici richieste come era consuetudine fino ad ora, ma occorre formulare un vero e proprio ricorso (le ragioni in fatto e diritto a sostegno della propria pretesa); tutto ciò già costituisce un esborso supplementare da parte dell'iscritto in quanto le ragioni in fatto e diritto devono essere formulato da un legale.
Successivamente la mandante entro un termine di 20 giorni dal ricevimento della richiesta, dovrà depositare una memoria contenente le proprie difese ed eccezioni sia in fatto che in diritto e le eventuali domande riconvenzionali.

A questo punto la mandante (ipoteticamente) non accetta le richieste fatte dall'agente e presenta la propria memoria, (ci va bene se non presenta una riconvenzionale) così espressa:
1) Mancato preavviso riconosce solo due mesi perchè lo prevede il c.c.,
€ 3.750,00
2) Indennità Suppletiva di Clientela € 1.500,00
3) FIRR € 934,00
Nulla per ciò che concerne l'indennità per il patto di non concorrenza in quanto la mandante decide all'ultimo momento di rinunciarvi.
Totale offerta € 6.184,00

A questo punto abbiamo affidato ad una commissione di tre persone completamente ignoranti in materia di agenzia il nostro diritto, i nostri denari, il nostro lavoro, il nostro futuro, i nostri sacrifici, le nostre speranze di vederci riconosciuta la nostra professionalità.

Cosa fa la commissione, dopo aver ascoltato le parti?

Se non vi è accordo , dovrà formulare una proposta bonaria di definizione della controversia; la proposta verrà riassunta in un verbale insieme alle valutazioni delle parti, ( per cui è indispensabile anche in questo contesto la presenza del legale), il verbale costituirà un documento importante nel successivo rito di giudizio, e la mancata accettazione della proposta formulata dalla commissione avrà effetti negativi sul successivo giudizio.

Infatti, se il giudice dovesse ritenere equo quanto proposto dalla commissione, condannerà l'agente alle spese di giudizio e legali, e sarà fortunato se gli compenserà le spese.

Il nuovo rito del lavoro è una trappola colossale per la parte più debole, un'altro tassello per riportare indietro il diritto dell'agente ed evitare il suo ricorso alla magistratura.

Solo un pazzo si affiderebbe nelle mani di una commissione di conciliazione siffatta, ed ancora peggio se si dovesse decidere di ricorrere ad un arbitrato.

Ciò comporterà un aumento della conflittualità in sede giudiziaria e rinunce da parte degli agenti a far valere i propri diritti con il solo beneficio delle mandanti che in questo modo aumenteranno la loro arroganza e prevaricazione.

RINGRAZIAMO DEVOTI ED INGINOCCHIAMOCI A QUESTO GOVERNO.

Gianni Di Pietro