sabato 26 novembre 2011

LA FATTURA PROVVIGIONI (quando e come)

In questo periodo di crisi economica che ormai dura da parecchio tempo e non pare finire nel breve periodo, capita frequentemente di emettere fatture provvigioni che vengono pagate a distanza di vari mesi. Addirittura l’agente si trova a volte nelle condizioni di staccare fattura nei confronti di preponenti per le quali è perfino messo in dubbio il saldo di tali fatture. Ecco allora che viene in aiuto una norma che, seppur risalente al 28 aprile 2009, non pare sia stata ben recepita dalla nostra categoria. Il riferimento è al decreto ministeriale del 26.03.2009 denominato “IVA per cassa” che permette di versare l’Iva solo dopo averla effettivamente incassata. Quante volte ci poniamo il dubbio “Emetto fattura?”, “E se non mi paga?”, “Devo versare Iva anche quando non l’ho incassata?”, “Ma se non la emetto non vengo pagato!”, ecc. ecc.
Proprio in questi casi vi è la possibilità di emettere una fattura provvigioni che si differenzia dalla solita per la presenza della seguente dicitura

“TRATTASI DI OPERAZIONE CON IMPOSTA AD ESIGIBILITA’ DIFFERITA, EX ARTICOLO 7 DEL D.L. 185/2008”.
In questo modo l’Iva verrà versata sull’incassato e contemporaneamente chi riceve la fattura si potrà detrarre l’Iva solo dopo aver pagato il corrispettivo.
La norma prevede che scatta in ogni caso l’obbligo di versamento dell’imposta, a prescindere dall’incasso, decorso un anno dal momento di effettuazione dell’operazione.
Eccezione alla regola, è il caso in cui il preponente venga assoggettato a procedure esecutive o concorsuali. Ciò significa, ad esempio, che se la mandante nonostante i vari solleciti non paga la fattura, si può procedere per decreto ingiuntivo al quale dovrà seguire una richiesta di pignoramento e questa diventa “procedura esecutiva”. In ogni caso per le modalità operative è comunque necessario avere una adeguata consulenza da parte del proprio commercialista.

Massimo Azzolini

N.B. . La fattura provvigioni, rientra nelle prestazioni di servizio, pertanto andrebbe emessa solo al momento dell'effettivo pagamento non prima.

venerdì 11 novembre 2011

F.I.S. FONDO INTEGRAZIONE STRAORDINARIO PER A.R.

Il Sogno nel Cassetto


Fondo integrazione straordinario per gli agenti commerciali?
(articolo di Gianni Di Pietro Publicato nel luglio 2006) su “Professione agente”periodico dell' USARCI – LARAC 
  " repetita iuvant "
E' un mio vecchio pallino, ha fatto sorridere tanti dirigenti sindacali; ma provate a pensare se l'avessimo realizzato. Oggi, tanti nostri colleghi senza lavoro a causa della crisi avrebbero di che sopravvivere. 

LO RIPROPONGO

La CIG, CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI, è costituita da un fondo che viene utilizzato in occasione di situazioni straordinarie, come ristrutturazioni aziendali, riorganizzazione, riconversione, crisi di particolare rilevanza sociale, crisi della società stessa. L'impresa, informati i sindacati più rappresentativi, si rivolge all'INPS, che gestisce il fondo, dichiarando la propria situazione di gravita,  richiedendo l'intervento della cassa integrazione costituita presso l'ente con i fondi versati dalle imprese, circa 1% della retribuzione e con un altro piccolo contributo a carico dello stato.
Proviamo a pensare cosa potrebbe succedere se gli abitanti di un comune traessero il loro sostentamento quasi esclusivamente dal reddito dei lavoratori di un'azienda in crisi. Per fare un esempio possiamo partire da un fatto di cronaca, " l'aviaria " ,che porterebbe alla fortissima contrazione delle vendite delle aziende del settore ovicolo; ad esempio " ARENA ". Tutti i dipendenti si troverebbero licenziati e senza alcun reddito; l'economia del circondario della società ARENA sarebbe praticamente cancellata. Ciò non danneggerebbe esclusivamente le famiglie dei dipendenti, ma si ripercuoterebbe su tutto il comparto economico dell’area ... negozi vuoti, ristoranti, cinema, artigiani senza lavoro, tutte le attività ne risentirebbero accentuando la crisi che si espanderebbe a macchia d'olio.

LA CASA INTEGRAZIONE NON SOSTIENE SOLO IL LAVORATORE CHE LA PERCEPISCE MA L'ECONOMIA DELL’INTERA COLLETTIVITÀ.

Per questo motivo riveste una importanza sociale rilevante.
Dalla GIG cassa integrazione guadagni, è esclusa la figura dell’agente commerciale in quanto lavoratore autonomo. In linea di massima e di principio possiamo dire che l'esclusione non è del tutto sbagliata, l'agente commerciale è un lavoratore autonomo, inquadrato nella piccola impresa e come tutti i lavoratori autonomi non rientra nella sfera degli ammortizzatori sociali. Ma chi ci impedisce di crearcela da soli? con i nostri soldi?
Vi possono essere sempre delle eccezioni, vi sono migliaia di agenti, i soliti (sempre loro) dipendenti camuffati da agenti, che seppur inquadrati dalle aziende come agenti per eludere i contributi sociali, INPS, INAIL, oltre che per poter avere una maggiore mobilità, costi più bassi, poter ricattare moralmente il lavoratore, come accade per i venditori di palatine, mozzarelle, gelati, latte, surgelati, i quali non sono altro che padroncini addetti alla tentata vendita, questi dovrebbero essere inquadrati almeno come viaggiatori piazzisti, non come agenti, ma si sa come nel nostro paese le maglie delle regole sono così larghe che chi vuole approfittarne riesce a  far passare tutto. Ebbene questi sfruttati,  in caso di crisi si ritrovano senza lavoro, con le cambiali dei mezzi acquistati da pagare, una famiglia da mantenere e senza alcun sostentamento. La colpa di tutto ciò non è da attribuire solo alle mandanti, è naturale che ogni imprenditore cerca di fare i propri interessi in tutti i modi, cerca di economizzare, di trarre il miglior profitto, e se le norme, la società gli consente di attuare questi escamotage, l'imprenditore ne coglie i frutti.
 Anche noi abbiamo le nostre responsabilità avendo permesso con l'ultimo AEC del 2002 e seguenti, il riconoscimento della tentata vendita come rapporto di agenzia. Purtroppo questo è un paese di furbi, e la mancanza di lavoro, la precarietà del lavoro, spesso l'ignoranza, fa si che occorre adattarsi per sopravvivere a tutto ciò che offre il mercato del lavoro.  E'  proprio di questi giorni la notizia di una centrale del latte di una città abbastanza importante che ha licenziato tutti i padroncini per poi fare con loro un contratto di agenzia, STESSO LAVORO, STESSO ORARIO, LAVORO PREORDINATO, CARICO, SCARICO, INCASSO, "SE QUESTO È UN UOMO" recitava un famoso romanzo di PRIMO LEVI.
         Orbene, perché non costruirci noi stessi, con i nostri soldi, un fondo di tutela e garanzia? 
Siamo 300,000, un esercito, e sarebbero sufficienti pochi euro a testa per creare un fondo presso L'ENASARCO o l'INPS dove attingere nel caso di calamità e di singole e documentate necessità per periodi temporanei. Trecentomila agenti commerciali, con un fatturato provvigionale minimo di 30.000 euro l'anno fanno  un fatturato complessivo di 90 miliardi di euro l'anno.
 Anche senza l'aiuto delle mandati o dello stato, se volessimo costituire un fondo di garanzia da utilizzare in casi gravi come quelli enunciati precedentemente, o per fallimento della mandante,  un fondo gestito dalla ns. fondazione l'ENASARCO o dall'INPS, un fondo fatto con i ns. soldi; versando solo lo 0,1% delle ns. provvigioni, ovvero per circa 30.000 euro l'anno, accantoneranno la modica somma di 30,00 euro ciascuno, si verrebbe così a costituire un fondo circa 9 milioni di euro l'anno, un fondo enorme da utilizzare nei casi che andremo ad individuare ed a regolamentare.
Con il sistema della contribuzione sulle provvigioni, "mutualità" i costi sarebbero irrisori quasi nulli, ed i benefici sarebbero tanti, a ciò dovrebbe servire il contributo di solidarietà.
È utopia? Probabile, ma proviamo a pensarci e ragionarci sopra
 Gianni Di Pietro

mercoledì 17 agosto 2011

LA RASSEGNAZIONE

LA RASSEGNAZIONE E' IL MALE PEGGIORE DELL'ITALIA E DEGLI ITALIANI. PENSARE CHE TANTO LE COSE NON POSSANO CAMBIARE, E' ALTO TRADIMENTO VERSO I PROPRI FIGLI.

Giovanni Di Pietro

domenica 14 agosto 2011

LIBERTA' E DEMOCRAZIA

La libertà di una democrazia non è salda se la sua economia non garantisce occupazione e non distribuisce beni per sostenere un livello di vita accettabile. Franklin D. Roosevelt, 1938

lunedì 18 luglio 2011

LO SFOGO DI UN AMICO CHE DA ANNI SI PRODIGA PER AIUTARE I COLLEGHI

Ciao GIANNI, sono Claudio Bilato Presidente USARCI di Padova e Rovigo. Permettimi lo sfogo che mi scappa, ma devo proprio dirlo. La stragrande maggioranza dei nostri colleghi non sa che chi si iscrive alla F.N.A.A.R.C. e/o alla F.I.A.R.C va a dare forza rispettivamente alla CONFCOMMERCIO e alla CONFESERCENTI che sono nostre controparti nella stipula degli A.E.C. pagano doppie quote di associazione (una diretta all'associazione ed una attraverso il contrin con L'I.N.P.S.) e si lamentano perchè le "associazioni/sindacati di categoria" li tutelano poco. Ma queste teste di "biiip" fanfaroni e pieni di se che sanno tutto loro e quando non lo sanno si rivolgono "all'amico/collega" agente che lo consiglia, lo sannno che sono degli imprenditori del "biiip" che se fossero più umili e ci frequentassero di più potremmo avere piùpotere contrattuale con le mandanti. Ben gli sta quando lo prendono nel "biip" e lo scoprono quando ci vengono a trovare in USARCI dicendo "sa non ho mai avuto bisogno prima...." ...... " ma brutta testa di biiip lo sai che se oggi trovi aperto lo devi a quei deficienti che pur non avendo bisogno hanno pagato regolarmente la quota associativa? Lo sai che invece di pagare l'abbonamento alla tua squadra del cuore, a SKY, a MEDIASET PREMIUM o a chissà altro, che ti costa un fottio di soldi potresti sostenere una associazione fatta da AGENTI DI COMMERCIO per AGENTI DI COMMERCIO e magari avere anche qualche beneficio nel tempo? Invece di fare lo "sborone" all'happy hour se quei soldi li investissi per la tua attività sostenendo una associazione veramente svincolata da qualsiasi legame non sarebbe meglio? Invece hanno le braccine corte, risparmiano la quota associativa e si presentano solo quando hanno bisogno, non si chiedono come mai quell'ufficio è aperto. "sa mi iscrivo al sindacato, poi gli risolvi il problema e CIAO non ti pagano più la quota associativa, tanto il peggio è passato. Ma se ne andassero afff......, individualisti di biiip....... mi fermo qui ma se qualcuno vuole un contradditorio mi può venire a trovare a Padova che si capisca chel'USARCI è fatta di gente che ha i Cxxxxxxi non di Cxxxxxxi. E scusate lo sfogo Cxxxo!

Claudio Bilato

venerdì 15 luglio 2011

UN CASO DI " VITA VISSUTA "

Colgo lo spunto da una recentissima consulenza effettuata ad un nuovo associato, per elaborare alcune considerazioni. E’ questo il caso di un agente di 55 anni che nel mese di marzo ha subito un drastico taglio di zona. Questo agente, oltretutto monomandatario, non avrebbe voluto accettare questa modifica contrattuale, tra l’altro effettuata con effetto immediato, ma pensando che l’unica alternativa all’accettazione fosse quella delle sue dimissioni con la conseguente perdita dell’indennità di clientela maturata in oltre 25 anni di durata di quel rapporto di agenzia, seppur con sua grande sofferenza, ha accettato quanto imposto dall’azienda. A distanza di qualche mese si è però reso conto che nonostante la buona volontà gli introiti provvigionali risultano essere così bassi che ora non gli permettono la prosecuzione del rapporto. Quell’agente, che in tanti anni di attività mai si era voluto iscrivere non solo all’USARCI ma nemmeno a qualsiasi altra associazione di categoria, si trova nella condizione che se ora dà la disdetta va a perdere una indennità di fine rapporto che supera 70.000 euro. Se questo nostro attuale nuovo associato a marzo si fosse rivolto a noi avrebbe potuto ottenere non solo l’indennità di fine rapporto ma anche l’indennità di mancato preavviso che nel caso specifico ammontava a circa 55.000 euro. Tutto ciò in quanto l’agente ai sensi degli A.E.C. vigenti può non accettare le riduzioni di zona che superano il 20% e la mancata accettazione equivale alla disdetta da parte della mandante con diritto all’indennità di fine rapporto nei confronti dell’agente. Insomma un totale di euro 125.000 che quell’agente andrà probabilmente a perdere solo per che cosa? Per non aver voluto iscriversi, per non pagare una quota associativa che mediamente ammonta a 120/150 euro l’anno. In trent’anni di attività avrebbe versato non più di 3.000 euro di quote associative, avrebbe avuto una proficua assistenza per tutto questo tempo e soprattutto non ci avrebbe rimesso ora 125.000 euro! Ma vale la pena “incaponirsi” per non pagare la quota associativa? Oltretutto va ricordato che l’importo è completamente deducibile dal reddito d’impresa ciò significa un costo reale del 50% tra Irpef risparmiata (30%) e Inps risparmiato (20%). In pratica un costo effettivo di circa 6 euro al mese! Penso che avere assistenza e consulenza in ambito contrattuale, fiscale e previdenziale per questo piccolo importo non possa che essere un grande affare, o no?

Massimo Azzolini

domenica 22 maggio 2011

LA SAGA TRA FEDERAGENTI ED USARCI

Continua la saga tra Federagenti e Usarci. Non voglio entrare nel merito del torto e della ragione, di solito la stessa non risiede mai da una sola parte, ma vorrei solo che qualcuno mi spiegasse a chi giova questa contrapposizione esacerbata tra due sindacati di categoria il cui unico scopo dovrebbe essere quello di tutelare gli agenti e rappresentanti commerciali.
La Federagenti sta conducendo, a suo dire, dal momento della sua nascita avvenuta in occasione della privatizzazione dell' ENASARCO, una vera battaglia previdenziale a favore degli agenti.
E' innegabile che la previdenza rivesta un fattore di primaria importanza per questa categoria, ma francamente non mi sembra il solo ed unico problema che affligga questa tipologia di lavoratori. Con tutti i ma e tutti i distinguo, gli agenti hanno una pensione dall' ENASARCO che sommata a quella dell'INPS costituisce un supporto importante.
E' difficile pensare che l'attacco che la Federagenti fa puntualmente all'USARCI non sia strumentale, anche ammesso che in alcuni casi possa avere qualche ragione.
L' Enasarco è amministrata oltre che dal Presidente(CISL), da un Vice Presidente (Confindustria) e da un altro Vice Presidente (Confcommercio) e da nove Consiglieri appartenenti rispettivamente: alla Fnaarc, all'Usarci, alla CISL , alla UIL, alla Fiarc, alla Confcommercio, alla Confindustria, e da uno in quota al ministero del Lavoro.
Ora, con un organigramma cosi' corposo e policromo, pare difficile pensare che se vi sono delle responsabilità possano essere attribuite esclusivamente all' USARCI.
Oppure dovremmo immaginare i due consiglieri in quota all' USARCI talmente arguti e forti da riuscire a condizionare e fagocitare tutti gli altri 11 membri ? Mi sembra improbabile; si dovrebbe pensare che gli altri sono tutti degli sprovveduti, degli inetti, o addirittura incapaci ? francamente mi è difficile crederlo; oppure si dovrebbe pensare che dietro questi attacchi sistematici si nasconde dell'altro ? anche io sono del parere che sull' Enasarco occorrerebbe un serio approfondimento, che non e' tutto oro quel poco che luccica, che molte norme sono sfavorevoli agli agenti, che nessuno, dico nessuno ha mai comparato in tutti i suoi aspetti favorevoli e sfavorevoli i due sistemi pensionistici, ma come dicevo prima, la categoria soffre oggi di mali incurabili, mali che non permettono la sopravvivenza degli agenti e delle loro famiglie, e di tutto ciò si tace, nulla da parte di nessun sindacato.
Si tace sulle direttive che da tempo vengono impartite dai sindacati di parte datoriale (Confindustria, Confcommercio, Confapi, Confartigianato) ai propri iscritti (Mandanti), direttive tese a modificare unilateralmente i contratti che prevedono clausole moralmente delinquenziali se inserite in in un rapporto di lavoro, le cosiddette clausole risolutive espresse, ovvero mancati raggiungimenti del target, insoluti che non devono superare il 2 o 3 % del fatturato, il famigerato art 2 degli AEC , poi diventato (sic) art. 3 per il settore Commercio, che prevede la riduzione di zona, di provvigione, di clientela, a piacimento della mandante, cosi' che nel giro di 3, 4 anni, l'agente si vede azzerate le provvigioni ed è costretto a disdire il contratto senza ricevere alcuna indennità.
Queste ed altre clausole contrattuali , che spesso vengono ritenute valide sia dagli avvocati (perchè non hanno voglia di lavorare, il diritto di agenzia pagapoco), sia dai magistrati ( tutti comunisti ? se lo fossero, avrebbero già dichiarato la nullità di detti patti), hanno messo e continuano a metter in ginocchio la categoria, sottoposta a continui ricatti.
Di questi e tanti altri argomenti, la Federagenti tace, se non in qualche sporadica nota ogni anno o ogni qualvolta si firmano quei nefasti AA.EE.CC. i quali, invece di tutelare la categoria, vanno ad interpretare in maniera negativa ed a favore delle sole mandanti le norme codicistiche ed Europee.

Tutto questo acredine, questo livore, questo dispendio di energie, se fosse profuso da entrambi a difesa esclusivamente della categoria in tutti i suoi aspetti, sicuramente gli agenti potrebbero giovarsene ed entrambi avrebbero adempiuto al mandato loro affidato dai loro iscritti.
Ovviamente in questo contesto ho volutamente evitato di parlare della Fiarc e della Fnaarc, che sono due sindacati che aderendo alle controparti, sembra che facciano più gli interessi delle mandanti che degli agenti., ma il problema è di quegli agenti che superficialmente vi si iscrivono, anche se poi condizionano anche gli altri.

Gianni Di Pietro

giovedì 19 maggio 2011

LA DEMOCRAZIA

LA DEMOCRAZIA ESISTE LADDOVE ... " NON C'E' NESSUNO COSI' POVERO DA VENDERSI E NESSUNO COSI' RICCO DA POTERTI COMPRARE .
Iean Jacques Rousseau.

martedì 22 marzo 2011

UN IMPENSABILE TRAGUARDO

Quando ho realizzato questo Blog avevo l'unico scopo di dare voce alle mie idee spesso censurate o meglio invise alla maggior parte dei dirigenti sindacali. Non pensavo assolutamente che questa pagina potesse riscuotere un interesse o essere condiviso.
A distanza di qualche tempo ho avuto un notevole riscontro, tanti sono i colleghi che mi inviano mail, mi chiedono pareri, mi danno suggerimenti.
Oggi questo blog ha superato le 10.000 visite.

UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI I LETTORI ED A TUTTI QUELLI CHE VI PARTECIPANO ATTIVAMENTE.


Gianni Di Pietro

sabato 12 marzo 2011

Pensieri in Libertà

Questo doveva essere l'intervento che avevo preparato in occasione del XVIII congresso USARCI-LARAC del 19 febbraio 2011. Intervento che ho preferito non fare in quella occasione per motivi di opportunità e di tempo, ma che avevo annunciato che avrei comunque pubblicato sul mio blog.

XVIII CONGRESSO USARCI-LARAC
Intervento di Gianni Di Pietro

Ringrazio il Presidente Bruno Rossi, per tutto quello che ha dato al sindacato in questi due anni di presidenza.
Chi mi conosce sa che non sono un adulatore, ma ritengo la sua presidenza tra le migliori che il sindacato Usarci ha avuto in Abruzzo e Molise da sempre. Una delle sue qualità è certamente quella di riuscire a gestire le mie intemperanze e far finta di minimizzare alcune mie escandescenze.
Il Presidente Rossi ha affrontato molti argomenti importanti, tra gli altri ha parlato della situazione economica sia nazionale che regionale, con riferimento anche a quella internazionale. Ormai parliamo di globalizzazione, dei mercati, di prodotti, di prezzi, tutti questi elementi fanno ormai parte di un mondo comune.
Quale deve essere il ruolo del sindacato in questo scenario ?
Anche il sindacato deve internazionalizzarsi.
Le regole dovrebbero essere simili per tutti gli agenti almeno in tutta Europa.
Alla realizzazione di ciò ci ha provato la COMUNITA' EUROPEA emanando nel 1986 una direttiva comunitaria con un importante presupposto; Presupposto che racchiude la sostanza della direttiva stessa.
IL PUNTO BASE E' PER L'APPUNTO QUESTO:

“considerando che le differenze tra le legislazioni nazionali in materia di rappresentanza commerciale influenzano sensibilmente all'interno della Comunità le condizioni di concorrenza e l'esercizio della professione e possono pregiudicare il livello di protezione degli agenti commerciali nelle loro relazioni con il loro preponente, …...”

Già da queste poche righe si evince che lo scopo della Comunità Europea , con questa direttiva, è quello di proteggere l' Agente Commerciale nelle relazioni con la preponente, perchè è ben conscia che l'agente rappresenta la parte debole della catena e che ha bisogno di maggior tutela.


E' pertanto pacifico l'importanza ed il ruolo che il sindacato svolge nela tutela del lavoratore che rappresenta, nel nostro caso l'agente commerciale.

Ci si domanda se il sindacato debba sempre tutelare l'agente commerciale a prescindere dalle eventuali sue responsabilità o colpe ,
Certamente sì;
Il sindacato deve sempre stare dalla parte dell'agente di commercio.
Se così non fosse verrebbe meno al proprio ruolo, al proprio scopo, ma ancor più grave, si sostituirebbe ai giudici senza averne il ruolo, la capacità e la competenza.
Non ci risulta, del resto, che mai la Confindustria e la Confcommercio, solo per citarne due tra le più grosse tra le nostre di controparti, si siano mai schierate contro un proprio aderente per comportamenti poco leciti o scorretti. Non abbiamo mai sentito la Confindustria e la Confcommercio richiamare un proprio aderente perché ha preteso la sottoscrizione di un contratto con clausole vessatorie.

Proprio alcuni giorni addietro, un collega si e' visto rifiutare il contratto solo perche' aveva chiesto all'azienda di rivedere il patto di non concorrenza. Il contratto prevedeva che la mandante insindacabilmente, anche un mese dopo la chiusura del rapporto poteva decidere se riconoscere o meno il patto di non concorrenza. L' agente aveva chiesto solo che il patto fosse chiaro, o era previsto o non lo era. Per tutta risposta la mandante gli ha risposto che cercavano agenti che non creasse loro problemi.
Ed un' altro ancora ieri l'altro ha ricevuto una disdetta per colpa perché l'azienda ha presupposto che l'agente era in contatto con una azienda concorrente.
Ora vale anche la presunzione. Sono proprio fuori di testa, e noi dovremmo rappresentare questi industrialotti ? E' questa la classe imprenditoriale Italiana ?
Mi auguro di no.

Sono certo che il rifiuto della mandante nel primo caso e la disdetta del contratto nel secondo, rappresentano un epilogo fortunato per questi due agenti. Con simili aziende ci sarebbero stati in futuro problemi piu' seri.

Ma occorre che l'agente comprenda che la tutela sindacale non si attua solo nel momento della disdetta del mandato o nel momento in cui la mandante compie una scorrettezza. La tutela inizia ben prima; inizia dalla stipula degli AA.EE.CC.
Questi dovrebbero costituire esclusivamente la semplificazione delle norme del cc , suggerendone eventualmente il sistema di calcolo delle indennità quando non previste dalle norme codicistiche, e dovrebbero prevedere un miglioramento rispetto al codice stesso, se così non fosse, il ruolo degli AA.EE.CC. non avrebbe alcun senso.
Purtroppo, molto spesso dobbiamo assistere a vere e proprie storture , solo per fare un esempio, l'art 2 degli AA.EE.CC. prevede che la ditta mandante può ridurre la zona , la provvigione , il numero dei clienti a proprio insindacabile giudizio.
Non ci risulta che il codice preveda tutto ciò, anzi, il codice prevede che un contratto non possa essere modificato unilateralmente, ma occorre il consenso di tutte le parti che lo hanno sottoscritto.
Ma, gli AA.EE.CC. esistono negli altri paesi Europei ?
NO, negli altri paesi non vi è traccia di contratti collettivi di lavoro per gli agenti commerciali. Allora dovremmo pensare che gli agenti degli altri paesi non sono tutelati.
Falso, lo sono e forse anche di piu'. loro hanno le norme codicistiche e le leggi che regolamentano l’attività e le indennità.
I contratti collettivi sono una invenzione tutta Italiana, nata per sopperire alla latitanza legislativa. Questa latitanza ha fatto diventare prassi comune la stipula dei contratti collettivi, dando così l'impressione di rafforzare il ruolo del sindacato.
Tutto ciò è falso, falso perché le regole spesso previste nei contratti collettivi non sono dettate da motivi di diritto, di equita', di dignita', ma esclusivamente da un rapporto di forza; la forza del sindacato dei lavoratori contro quella del sindacato dei datori di lavoro.
Nel nostro caso, siamo perdenti su tutta la linea ed i risultati sono evidenti.
Non dimentichiamo che tra i firmatari degli AEC vi sono sigle sindacali che nulla hanno a che vedere con gli agenti, non ne conoscono il ruolo, l'importanza, la tipologia di lavoro, ma sono comunque firmatari.
Ma anche tra i cosiddetti delegati sindacali, quelli che rappresentano proprio gli agenti di commercio, troviamo spesso,impreparazione, pressapochismo, o, ancora peggio, collusione con le controparti.
Giorni addietro un alto dirigente sindacale di uno dei sindacati aderenti alla controparte mi diceva che, lui, per meglio tutelare gli agenti, offre consulenza a pagamento alle mandanti .
Un sindacalista non dovrebbe neanche pensare di trattare le risoluzioni contrattuali per conto della mandante. Essere consulenti delle mandanti da parte di un sindacalista E' ALTO TRADIMENTO, ma succede anche questo.
Vi sono poi sindacati di agenti non firmatari degli AA.EE.CC. Non perché hanno ritenuto che non siano da firmare, ma solo perché non riescono ad entrare negli ingranaggi del potere. Che senso ha creare una miriade di sindacati ? Quali sono le vere differenze che le contraddistinguono? Nessuno le conosce, o le differenze sono risibili. Si costituisco in nuovi sindacati con il solo scopo di esserne presidenti , ed ottenere qualche vantaggio o per mera vanità. . Non si risolve il problema degli agenti spezzettando la categoria, anzi, li si indebolisce, si fa il gioco delle controparti. Se non si è d'accordo con chi governa il sindacato, si combatte, si lotta, sempre dall’interno fino a far sentire la propria voce e denunciarne le storture.

Ma la responsabilità di tutto ciò risiede molto spesso negli agenti stessi, i quali, per anni, anche decenni, sono stati e lo sono ancora, assenti, pavidi o egoisti, lontani dal sindacato.
Per il solo fatto di trovarsi a rappresentare aziende importanti, pensano di essere immuni, di non averne bisogno di assistenza, per poi gridare: “ NON SIAMO TUTELATI”
quando vengono disdettati o subiscono delle prepotenze. Dimenticando di porsi la fatidica domanda:

MA COSA HO FATTO FINO AD ORA PERCHE' IO FOSSI TUTELATO?

UNA BENEAMATA M....A. DIREBBE CETTO LAQUALUNQUE:

Giusto per significarVi la superficialità di chi manovra gli AEC.
E' stato stampato l'AEC del settore Commercio da parte della CONFCOMMERCIO. Ebbene, un funzionario di questa importante associazione, ha rinominato gli articoli dell' AEC, facendo diventare
l'art. 1 bis art. 2 l'art 2 trasformarlo in art 3 e cosi' via.
Potrebbe sembrare una sciocchezza, cosa cambia se l'art 2 diventa 3 , il contenuto, il concetto degli articoli rimangono invariati.
Non è cosi' semplice. , pensate se la GIUFFRE', tra le più grandi tipografie, editorie di materiale giuridico, nello stampare il codice civile, rinumerasse gli articoli; sarebbe il caos nei tribunali, una babele dove ognuno parlerebbe una lingua diversa senza possibilità di comprendersi. Ma lo sanno questi signori che una volta che si è siglato un accordo, viene depositato presso il ministero del lavoro e presso il CNEL?
Lo sanno questi signori che ci sono migliaia di mandati dove si fa riferimento all'art. 2 che dice esattamente cose diverse da quelle pubblicate ? questo è pressapochismo è indolenza.

Potrebbe sembrare alquanto anomalo che tali critiche provengano da chi ha fatto parte delle alte sfere del sindacato, ma proprio per questo si è dimesso da tali ruoli, non condividendo il modo con cui venivano trattati gli AEC e la difesa della categoria. .
Nessun rimpianto in quelle dimissioni, anzi le ritengo onorevoli e sarei pronto a ripresentarle; un unica amarezza, quella di essersi sentito tradito proprio da chi, per anni ha ostentato la mia amicizia e approfittato delle mie seppur scarse conoscenze.

Credo nel ruolo del Sindacato, nella sua importanza sociale, nella sua insostituibilità . Sono purtroppo gli uomini che spesso la governano che sbagliano, che interpretano in maniera distorta, a volte in buona fede, altre volte no, ma gli uomini passano, gli ideali rimangono.

Mi piace chiudere con le parole di Primo Levi:

“E' stata colpa lasciare incancrenire le nostre molte piaghe
senza riparare con misure tempestive ed organiche.
Sono colpe ed errori non solo delle istituzioni, ma di tutti noi
cittadini, in quanto abbiamo esercitato male ,il nostro diritto ad un controllo dal basso.”


Gianni Di Pietro

domenica 27 febbraio 2011

L'ENASARCO, I VIP, E LO 0,06%

E' nota la polemica degli ultimi giorni , e non solo , sugli affitti di vari enti pubblici, vedasi il tristemente sempre famoso Pio albergo Tribulzio, affitti sempre a personalità politiche e non, a prezzi di assoluto favore.
Tra queste polemiche entra quasi sempre , a torto o a ragione, anche l' Enasarco. L'ultima è proprio quella che vede l' Enasarco, in qualità di affittuario a ministri, sottosegretari, e politici vari.
Vediamo tra questi i
Elio Vito PDL (127 mq in zona Camilluccia a 1.591 euro)
L'ex titolare della Sanità Girolamo Sirchia (198 mq al Nomentano a 1.552 euro)
L'attuale Viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli ( quello che dice Roma Ladrona) (97 mq a Trastevere a 600 euro)
L'ex funzionario del Sismi, Pio Pompa, E l'ex-patron del Perugia Calcio, Luciano Gaucci, (fuggito all'estero per bancarotta) entrambi potevano contare su 165 metri quadrati nel quartiere Ardeatino della Capitale, dietro il pagamento di un canone mensile di 698 euro.
L'ex deputato di An Mario Palombo (190 mq al quartiere Portuense a 736 euro).

A questi se ne possono aggiungere tantissimi, sia dell'uno che dell'altro schieramento, quando si parla di tasca, ognuno di noi non guarda al sottile, conta solo il proprio interesse, e se il proprio interesse va contro quello della collettività, ma chi se ne frega.
Questa è la nostra cultura, questa è la nostra Educazione Civica.
Fin qui tutto bene, oddio, proprio bene no, ma questa è purtroppo l'Italia.
La cosa che mi rattrista, non è per così dire il danno che la fondazione in primis, e di conseguenza l'agente di commercio riceve.
Se queste persone ( cosiddette vip, invece si dovrebbero usare per loro ben altri epiteti ) pagassero il giusto, forse l' Enasarco avrebbe una resa maggiore dagli appartamenti , ma sembra che questo concetto sia poco importante perché per autogiustificarsi ed autoassolversi, si minimizza, si lascia trasparire che si , ci sono case date ai potenti a quattro euro, ma il numero è esiguo, lo 0,06% come dice Brunetto Boco e Carlo Maggi, rispettivamente Presidente e direttore della fondazione. Se queste case fossero affittate a prezzi di mercato, la fondazione riceverebbe un esiguo vantaggio.
Verrebbe da pensare che considerato l'esiguo vantaggio, avremmo potuto dar loro l'appartamento gratis, tanto, lo 0.06 % è talmente irrisorio che nessuno se ne sarebbe accorto.
E' proprio questa forma di sminuire costantemente la gravità del proprio operato che deve farci riflettere, il continuo minimizzare i reati, le marachelle, i soprusi, le prevaricazioni, ci sta portando sempre piu' verso un sistema di illegalità costante, da paese del terzo mondo.
Dire che lo 0,06% è cosa ridicola, significa prendere per i fondelli tutti.
Lo 0,06 % degli appartamenti dell' ENASARCO, non corrispondono a cinque, dieci, venti, o cinquanta appartamenti, ma sono la bellezza di 1000 ( mille ) appartamenti , che moltiplicato tre abitanti per appartamento, in media, corrispondono ad un comune Italiano di almeno tremila abitanti.
VI SEMBRA POCO ?
Sappiamo come funzionano le cose in Italia, non è facile dire di no a determinate richieste, una volta perché il tale onorevole ti ha fatto un favore, un altra perché ti chiama lo zio di Ruby, l'altro la nipote di Putin e vorrei vedere chi fosse capace a dire no. Ma da questo a minimizzare le responsabilità ce ne corre.
E' come se il colpevole di una strage si giustificasse dicendo : ma se ho ucciso solo lo 0,06 % di chi abitava in quel palazzo.

A, BE', ALLORA SEI GIUSTIFICATO.

Gianni Di Pietro

martedì 22 febbraio 2011

XVIII Congresso USARCI -LARAC Intervento del Presidente Rossi Bruno

18° CONGRESSO USARCI-LARAC ABRUZZO e MOLISE

19 FEBBRAIO 2011


RELAZIONE DEL PRESIDENTE
BRUNO ROSSI

SIGNORI,
GRADITI OSPITI,
COLLEGHE, E COLLEGHI

Prima di aprire ufficialmente il 18° congresso desidero porgere il mio benvenuto a voi tutti ed ai gentili ospiti presenti anche a nome di tutto il direttivo dell’ USARCI-LARAC.

Rivolgo innanzitutto un saluto al rappresentante dell’ente camerale di Pescara dott. Roberto Parisio in rappresentanza del presidente Daniele Becci e del segretario generale dott. Massimo Taschini assenti per impegni di lavoro .

Grazie alla loro disponibilità abbiamo l’opportunità di
celebrare il nostro congresso nella casa naturale degli agenti e rappresentanti :
la camera di commercio.
Rivolgo un saluto al vicepresidente regionale e assessore alle attivita’ produttive dottor Alfredo Castiglione , che avrà l’occasione d’informare l’assemblea sulle iniziative della regione per sostenere l’economia in Abruzzo. Affido inoltre al presidente Castiglione un saluto per l’assessore Regionale alle politiche del lavoro dott. Paolo Gatti, invitato ma purtroppo assente per precedenti impegni e dal quale avremmo voluto conoscere le iniziative del suo assessorato a favore della formazione in quanto strumento professionale ormai indispensabile per la nostra categoria.
Saluto il presidente della provincia di pescara dott. Guerino Testa,con il quale non abbiamo ancora avuto l’opportunità di relazionarci sui temi a noi più cari quali la viabilità, asse attrezzato
in testa, e altri argomenti d’interesse per la nostra categoria

Saluto l’assessore al commercio del comune di Pescara Stefano Cardelli ,che potrà’ fornirci utili indicazioni sulle problematiche legate ai pedaggi , parcheggi, zone ztl ecc…
Saluto il vicepresidente nazionale vicario Franco Damiani , che
ci aggiornerà sulla federazione ed in particolare sulla nuova riforma Enasarco e sulle trattative per il rinnovo degli AA.EE.CC. dell’industria.

E' con piacere saluto il dott. Ottavio Baia, formatore Certiquality che ci illustrerà i nuovi scenari aperti dalla certificazione
di qualità per gli agenti e rappresentanti di commercio .

Desidero inoltre porgere il benvenuto al presidente usarci di Ancona Ernesto Fioretti, con il quale condividiamo spesso obbiettivi e strategie sindacali.
Porgo un saluto di benvenuto anche a nome di tutto il direttivo ,al segretario nazionale del sindacato UGIFAI,signor Teo Sciarra, che invito ad aprire con l’ USARCI un dialogo costruttivo nell’interesse della categoria.
Nella speranza di non aver trascurato nessuno, e prima di dare la parola ai nostri ospiti, vorrei illustrare all’assemblea la mia relazione :

Dopo la fine degli studi, in attesa di scoprire le mie reali attitudini lavorative mi affascinava una professione, che pur non avendo contorni delineati o specificità particolari, incarnava nel mio immaginario lo stereotipo del lavoro perfetto perche’ consentiva:
liberta’ d’iniziativa, potenzialita’ economica ma sopratutto
autonomia operativa :
la professione dell’agente e rappresentante di commercio.
Ma perchè proprio l’agente di commercio ?
Vedete,la nostra è una categoria di ottimisti non per libera scelta ma per obbligo professionale.
In fondo una parte delle nostre provvigioni ci viene corrisposta anche per affrontare le difficoltà con il sorriso sulle labbra, anche per non lasciare intravedere ai clienti le mille preoccupazioni che ci angustiano, perché spesso quel nostro sorriso stampato sulla faccia serve a rincuorare e dare fiducia alle persone che incontriamo.
Ma le nostre gambe, il nostro fiato, il nostro cuore ed il nostro cervello non possono reggere all’infinito.
Lo dico senza nessuna retorica , ma sono convinto che il nostro lavoro sia diventato quasi una missione; una missione ogni giorno più difficile, perché per portarla a termine dobbiamo lottare contro un mercato sempre più globalizzato , monopolizzato dalle economie asiatiche , ormai protagoniste indiscusse degli scenari economici mondiali.
Ma l’ottimismo e’ una componente indispensabile nella nostra attività, perché se non fossimo ottimisti non avremmo scelto questo lavoro, e non saremmo in grado di affrontare le sfide sempre nuove che ci vengono proposte senza la positività dell’ottimismo nessun successo sarebbe possibile e, attualmente per noi, ogni vendita è un successo. L’essere ottimisti però non vuol dire non essere pragmatici o concreti ,oppure miopi fino a non capire che facciamo parte di un sistema complesso, dove sono ormai necessarie regole certe e risorse dedicate.
Da troppo tempo rileviamo una disattenzione della politica nei confronti della nostra categoria, ma nonostante tutto, abbiamo tenuto duro, facendoci carico in prima persona dei problemi e delle difficoltà che la stessa non sapeva o non voleva risolvere.

Abbiamo pagato di tasca nostra il continuo aumento dei carburanti e lo abbiamo pagato due volte: una prima volta facendo il rifornimento alle nostre auto ed una seconda con la diminuzione delle vendite causate dalla crisi che ancora attanaglia la nostra economia.
Paghiamo di tasca nostra anche l’aumento del-le ore che dobbiamo dedicare al lavoro per convincere i clienti ad acquistare,e paradossalmente a vendere i loro, scusate i nostri prodotti in concorrenza con i marchi made in Cina.
Paghiamo anche di tasca nostra e con la nostra serenità, il nervosismo delle nostre aziende che

Sempre più frequentemente ci addebitano le difficoltà commerciali, evitando di fare una seria autocritica, e determinando una“precariz-zazione” dei rapporti di lavoro che sfociano quasi sempre in lunghi contenziosi.

La disattenzione politica nei nostri confronti è un onere che grava sulle nostre provvigioni almeno tanto quanto le imposte; basti pensare a cosa significhi per ognuno di noi incorrere oggi in un’infrazione da ritiro di patente.
Siamo considerati come “figli di un dio minore” rispetto ai camionisti, ai taxisti, agli autisti ecc. a noi una disattenzione al volante, quando non ci costa la vita, rischia di costarci il lavoro, la disdetta dei nostri contratti, anni di fatiche.

Eppure proprio noi siamo una risorsa fondamentale ed insostituibile per l’economia, proprio noi siamo quegli imprenditori che pur in anni difficilissimi, hanno contribuito a tenere in piedi l’economia del paese sostenendo con la nostra capacita’ d’intermediazione ,la crescita delle aziende che rappresentiamo e di conseguenza anche l’occupazione.

Francamente in questo paese,con questa economia e con questo sistema distributivo , più di uno dovrebbe ringraziarci, perché se non ci fossimo noi le aziende venderebbero molto meno; e meno sarebbero anche gli occupati e minore sarebbe quindi la distribuzione benessere :
su questo punto sono pronto a sfidare chiunque possa dimostrarmi il contrario.

Oggi, dopo molti anni di militanza nella categoria non riesco ancora a darmi una risposta convincente alle seguenti domande :

- mi piace sempre fare l’agente di commercio?
- sono soddisfatto del rapporto economico ricavi-prestazione del mio lavoro?
- ho ancora un’autonomia operativa?

sinceramente oggi non ne sono piu’ convinto !

A far vacillare la mia convinzione, non e' certa-mente la difficoltà che incontro quotidiana-mente nello svolgimento della mia attività, non sono certamente i clienti che tra tante difficoltà cercano di sopravvivere e chiedono l'impossibile!
Gli ostacoli maggiori provengono dalle case mandanti;
gestire il rapporto con esse e' diventato per noi una impresa faraonica a causa delle implicazioni burocratiche a nostro carico , non remunerate, visto che siamo l'unica categoria rimasta, pagata solo se si ottengono risultati;
gli agenti e rappresentanti di commercio, per chi non lo ricorda, intermediano circa il 70% del pil nazionale .

invece di valorizzarci, le mandanti cercano in tutti i modi di economizzare principalmente sulla nostra pelle riducendoci le provvigioni e facendo diventare direzionale il cliente più importante della nostra zona.
Sono passati due anni da quando , eletto nel direttivo dell’usarci–larac, sono stato chiamato a ricoprirne la carica di presidente.
un incarico certamente importante, ma sopra-tutto impegnativo perche’ iniziato contestualmente alla peggiore crisi che abbia mai investito le economie mondiali dal 1929 ,alla quale si e’ aggiunto
per la nostra regione l’evento più disastroso degli ultimi cento anni :
il terremoto de L’Aquila del6/4/ 2009

I riflessi negativi di tale evento hanno investito la categoria in maniera pesante ,alzando il li-vello di conflittualità con le case mandanti a causa delle numerose disdette per colpa, spesso pretestuose, nei confronti di colleghi che operavano su L'Aquila e provincia, perchè a fine 2009 non avevano raggiunto il budget.

Cercare di tutelare una categoria che ha nel proprio DNA una forte componente dissociativa, vi garantisco e’ cosa ardua.
La categoria deve convincersi che solo pro-muovendo il sindacato si possono ottenere benifici e salvaguardare quei diritti che spesso le mandanti tentano di alienarci.

E' principalmente con la forza dei numeri che si rende efficace il lavoro del sindacato,garantendogli quell’indipendenza intellettuale indispensabile allo svolgimento del proprio
mandato.
Un’esortazione la rivolgo in particolare alle
colleghe che sempre più numerose si avvicinano alla professione di agente, e che il sindacato vorrebbe più rappresentate al proprio interno per poterne capire meglio le esigenze e veicolarne le giuste istanze nelle sedi opportune.

E' con questi obbiettivi che ho iniziato il mio lavoro nell’ USARCI-LARAC,sindacato che usciva da un biennio difficile. caratterizzato da un precario equilibrio interno che ne aveva condizionato spesso l’operatività a tutti i livelli.

Il primo impegno e’ stato quello di rilanciare le attività del sindacato non attraverso le funzioni o gli incarichi , ma tramite i contenuti, gli obbiettivi e gli strumenti.

Il direttivo ha cosi’ trovato un proprio equilibrio, consolidandosi nei rapporti interni e consentendo al sindacato di svolgere con efficacia il proprio mandato , riuscendo a conquistare diversi attestati di merito.

Con un direttivo motivato e collaborativo abbiamo cominciato ad operare sia a livello nazionale che a livello locale cercando di contribuire alla realizzazione del programma stabilito nello scorso congresso.
A livello Nazionale si erano da poco firmati i nuovi AA.EE.CC commercio che avevano visto il sindacato di Pescara mantenere una posizione ben distinta nei confronti delle scelte operate dai vari sindacati e sfociata poi con le dimissioni di Gianni Di Pietro da vicepresidente nazionale , al quale, dopo il suo intervento potrete rivolgere ,durante il dibattito che seguirà, eventuali quesiti di carattere sindacale, previdenziale, legale e fiscale,con il supporto anche del nostro consulente legale avv. Mauro Marzoli e fiscale dott. Antonio Censi che preghiamo palesarsi a benificio dei colleghi.

Il nostro sindacato si e’ sempre mosso mettendo al centro del proprio impegno, la tutela degli interessi degli agenti e mantenendo spesso una posizione di rigore nei confronti delle decisioni più importanti assunte a livello nazionale.

Un atteggiamento critico lo abbiamo tenuto anche durante l’elaborazione e approvazione da parte dell’ Enasarco della nuova riforma delle pensioni dello scorso dicembre, della quale vi parlera’ in maniera dettagliata il vicepresidente vicario Franco Damiani.

Il ruolo primario del sindacato e', e rimane la difesa degli agenti commerciali. non vi puo' essere sovrapposizione tra gli interessi delle nostre mandanti ed i nostri.

Le aziende sostengono che anche noi siamo imprese, ebbene se siamo imprese, dobbiamo ragionare come loro; non si fa impresa se non abbiamo utili. se un affare non e' conveniente non e' un affare neanche per gli agenti !

L'agente deve prendere coscienza del proprio ruolo e della propria importanza per questo abbiamo coniato uno slogan che recita :

conoscere per crescere e
crescere per contare


a livello locale il direttivo di Pescara ha adottato nuove strategie per rilanciare l’azione del sindacato che vorrei elencare :
con la nuova Presidenza Becci,sono ripresi i rapporti con la camera di commercio di Pescara dopo oltre un decennio di preclusione nei nostri confronti operati dalla precedente presidenza.

Il nuovo presidente, in collaborazione con il
segretario generale Massimo Taschini, ci ha offerto l' opportunità
di sviluppare ulteriori forme di collaborazione, dalle quali potrà
scaturire anche un impegno diretto del nostro sindacato nella vita camerale.
Con l’abolizione del ruolo e con mercati sempre più globalizzati si richiede all’agente un profilo professionale diverso rispetto a quello tradizionale ,ma sopratutto competenze e strumenti adeguati per combattere le sfide che il mercato ci propone quotidianamente.

Infatti , la camera di commercio, condividendo la nostra analisi, ci ha concesso il patrocinio e le strutture per la realizzazione dei primi corsi per la certificazione di qualità rivolta ad agenti e rappresentanti di commercio.

In quest’ottica abbiamo scelto come associazione un percorso che
ci distinguesse dagli altri sindacati e che fornisse in anteprima uno strumento di eccellenza ai nostri iscritti:
la certificazione di qualita’ dt 58 , assimilabile alla ISO 9001 per le aziende.

Anzi, al fine di abbassare i costi della certificazione, e per offrire maggiori opportunità ai colleghi, abbiamo creato insieme ai sindacati di Padova, Ancona, Milano, Venezia , Vicenza, Verona, Mantova, l' USARCI CORPORATE', con l'intento primario di promuovere la certificazione di qualità.

Siamo orgogliosi di essere stati i primi del centro sud, e ci duole constatare che altri sindacati USARCI non abbiano colto il significato e l'importanza della certificazione, lasciando spazio ad altre sigle sindacali che si stanno attivando per la realizzazione
di questi corsi.

Lo scorso dicembre a Padova la sede USARCI LARAC di Pescara e’ stata certificata ISO 9001, prima tra le sedi del centro sud e tra le prime in Italia e nel mondo.
Nella stessa sessione hanno ottenuto la certificazione di
qualità i primi 21 agenti abruzzesi, molti dei quali oggi presenti
in assemblea.
Siamo fieri di questo risultato in quanto siamo stati il primo sindacato di tutto il centro sud a comprenderne l'importanza e l'utilità.

Grande merito di tutto questo va’ al dottor Ottavio Baia , formatore del Certiquality, che ha saputo raccogliere e capitalizzare questo
naturale bisogno di eccellenza di cui la categoria sentiva la necessita’ e nel suo intervento ci illustrerà i vantaggi legati al conseguimento della certificazione.

Abbiamo anche rilanciato un’azione d’informazione e proselitismo,attivandoci per localizzare e coinvolgere colleghi e strutture sul territorio ,soprattutto nelle province de L'Aquila dove abbiamo ripristinato la nostra delegazione presso l’avv. D'Alessandro e a Vasto presso una struttura fiscale.
Possente e’ stato lo sforzo organizzativo che ci ha visti impegnati in Molise a supporto dei colleghi di quella regione come avrà modo di relazionarvi il nostro vicepresidente Oscar Frezza, responsabile del progetto e il delegato per il Molise Felice Volpe, che ci ha messo
a disposizione la sua struttura come base d’appoggio per le nostre attività e che ringrazio per la disponibilità nella convinzione di aver contribuito con questa mia relazione ad analizzare correttamente gli aspetti più importanti della nostra professione ,proponendo percorsi e strumenti idonei per una crescita della categoria , affido all’assemblea il compito di dibatterne i contenuti e fornire le risposte adeguate.

Ringrazio per l’attenzione e passo la parola agli ospiti per i saluti.

il presidente
Bruno Rossi

lunedì 31 gennaio 2011

SE PAGHI COME DICI TU TI SERVO COME DICO IO, SE PAGHI...........


Questo vecchissimo motto è sempre attuale e dovrebbe valere anche per le nostre mandanti.

Circa 300.000 agenti in ITALIA, non perchè sono veramente necessari ma solo perchè essendo l'agente un lavoratore a costo zero, ma con valore aggiunto, le mandanti pensano di poter fare il loro comodo.

L'agente di commercio, questo sconosciuto, è ricercato, supplicato, vezzeggiato, ogni qualvolta una nuova azienda si affaccia sul mercato.
Sono migliaia le nuove imprese commerciali od industriali che annualmente si iscrivono alle CCIAA. In questi frangenti sono molto generose, promettono di tutto, alte provvigioni, premi, rimborsi spese. Nella realtà è tutta aria fritta. L'agente comincia a lavorare,utilizza la propria professionalità, le proprie conoscenze, il proprio magazzino pieno di clienti, il proprio denaro apportando all'azienda ordini, quindi denaro, mercato, marcheting, visibilità.

Per un pò di tempo le cose paiono funzionare, le ditta sembrano rispettare gli accordi e l'agente continua il proprio compito di promuovere le vendite.
Ma non appena comincia a svilupparsi il lavoro, non appena la mandante comincia a legarsi con i clienti dell'agente, allora cominciano le dolenti note.
Riduzione di provvigioni, riduzione di zona, eliminazione di qualche cliente importante, modifica del pagamento delle provvigioni, non più sul fatturato come concordato inizialmente, ma unilateralmente ricatta l'agente, pena la disdetta, e trasforma il pagamento al buon fine dell'affare. L'altro passo è il sistematico ritardo della liquidazioni delle provvigioni, non più trimestralmente, ma con ritardi di due, tre mesi ed oltre.
L'agente è purtroppo considerato un lavoratore di serie B, ed il responsabile di tutto ciò è spesso lo stesso agente, con il proprio comportamento remissivo, accomodante, compiacente; aspetta pazientemente, un trimestre, due , tre; a nulla valgono i solleciti, i fax, ogni tanto, giusto per tenerti buono ti inviano un acconto.
Ma le nostre mandanti non hanno capito che tutto ciò si ritorce contro di loro.
Un vecchio adagio recita; paga come dico io, ti servo come dici tu. Questo proverbio vale anche per la nostra professione.
Facciamoci furbi, non accettiamo passivamente tutto quello che ci propinano, ci chiedono, ci impongono, un nò puo valere molto sia a livello economico ma maggiormente in dignità.

Gianni Di Pietro

giovedì 6 gennaio 2011

LA BUONAFEDE ( o la malafede)

“ La buona fede comporta la convinzione genuina del soggetto di agire in maniera corretta: cioè senza malizia e nel sostanziale rispetto delle regole (anche non scritte) e degli altri soggetti. La buona fede implica quindi l'assenza della consapevolezza del danno che eventualmente si sta procurando ad altri o del fatto che si sta contravvenendo a delle regole o che le si sta nei fatti aggirandole.
Il principio di buona fede è un topos ricorrente nella tradizione giuridica occidentale, per cui i rapporti fra soggetti giuridici non devono essere fondati solo sul timore della sanzione ma anche sulla correttezza.
La buona fede dunque corrisponde all'agire di un soggetto che non intende ledere nessuno, né ha un minimo sospetto che il suo comportamento possa essere lesivo.

buona fede soggettiva: ignoranza di ledere una situazione giuridica altrui (per esempio, art. 1147: Possesso di buona fede)
buona fede oggettiva (o correttezza): è il generale dovere di correttezza e di reciproca lealtà di condotta nei rapporti tra i soggetti. Consiste nello sforzo che ogni contraente deve compiere, senza che ciò non comporti un apprezzabile sacrificio, affinché l'altro contraente possa adempiere correttamente. “ WIKIPEDIA.


La buona fede è stata trattata per la prima volta nel rapporto di agenzia dalla direttiva europea 653/86 e successivamente recepita da nostro codice civile e ripresa poi dagli AA.EE.CC. sostituendo la vecchia formula “ il buon padre di famiglia”.
Certo è che doveva trattarsi di un Padre padrone, visto che i mandati di agenzia, quelli sottoscritti tra ditta mandante ed agente, prevedevano esclusivamente doveri verso il padre (dita) senza alcun richiamo o riferimento ai diritti dell'agente.
Con la nuova formulazione le cose non sono di certo cambiate, la Buona Fede , prevista dalle Norme, si trasforma costantemente in Malafede nei contratti di agenzia, malafede che si evince in ogni articolo della maggior parte dei conratti di agenzia,
1) Obbligare l'agente a rappresentare la mandante in esclusiva e nel contempo non concedere l'esclusiva di zona E' MALAFEDE.
2) Obbligare l'agente plurimandatario a chiedere il permesso di rappresentare altre aziende pur non in concorrenza E' MALAFEDE.
3) Restrindere la zona, diminuire le provvigioni, eliminare dei clienti per trasformarli in direzionali ad insindacabile giudizio della mandante E' MALAFEDE, anche da parte dei sindacati che hanno permesso tutto ciò.
4) Inserire sul mandato il Patto di non Concorrenza ai sensi dell'art. 1751 bis c.c. con la clausola ” la mandante si riserva al mometo della disdetta se avvalersi o meno del patto di non concorrenza”, E' MALAFEDE.
5) Inserire sul mandato la clausola che durante il periodo di preavviso viene meno il diritto di esclusiva e la mandante può nominare nella zona che era di esclusiva, altri agenti E' MALAFEDE.
6) Affidare l'incarico di tentata vendita a persone che in realtà svolgono il lavoro di viaggiatori piazzisti, o dipendenti, con furgone della mandante, E' MALAFEDE.
7) Addebitare o ridurre le provvigioni all'agente per eventuali sconti extra E' MALAFEDE, l'agente propone l'ordine, se alla mandante non va bene quanto pattuito con l'agente può rifiutare la proposta d'ordine.
8) Assegnare target trimestrali o mensili con la clausola risolutiva espressa E' MALAFEDE.
9) Assegnare target annuali irragiungibili (come sempre) con la clausola risolutiva espressa E' MALAFEDE.
10) Affidare un mandato di procacciatore di affari con le clausole del contratto di agenzia, E' MALAFEDE
11) Affidare un mandato di un prodotto e poi creare una commerciale con un altro marchio per affidare ad altri agenti la vendita degli stessi prodotti E' MALAFEDE.
12) Pagare le provvigioni solo quando il cliente ha finito di pagare la fornitura E' MALAFEDE
13) Inserire clausole risolutive espresse che prevedono la disdetta del mandato per colpa dell'agente se gli insoluti superano il 2% del fatturato, ( in un contesto economico che supera il 50%) E' MALAFEDE.
14) L'inserimento sul mandato di qualunque clausola risolutiva espressa che non sia direttamente riconducibile a comportamenti negativi dell'agente, E' MALAFEDE.

Queste sono solo alcune delle clausole in malafede che le mandanti ci propinano sui contratti.
Pensare che il rapporto di agenzia è un rapporto di natura privatistica, non subordinata, che il rapporto è praticamente tra due imprese e che quindi ci si potrebbe rifiutare di sottoscrivere il mandato, significa, mancare di buon senso.
Non vi sono agenti in grado di confutare i mandati, vi sono solo ditte meno importanti alle quali l'agente, professionalmente preparato ed economicamente indipendente, può rifiutarsi di firmarli. Ma la maggioranza degli agenti subisce passivamente tutte le angherie per necessità.
Buonafede e malafede sono raramente considerati anche al momento della citazione in giudizio della mandante, mentre dovrebbe costituire sempre un preludio del ricorso, evincere, arguire, prospettare che la mandante, fin dall'inizio del rapporto era in malafede, è sicuramente utile ai fini del risultato della causa ed educherà le mandanti ma anche gli agenti stessi.

Gianni Di Pietro