mercoledì 1 giugno 2022

DISCORSO DI INSEDIAMENTO

XXVI Congresso Nazionale Usarci -  ROMA 27/28 maggio 2022 Hotel Empire

 Giovanni Di Pietro eletto Presidente Nazionale USARCI

                                                                       Il dialogo dei sogni

 

Colleghi, amiche  ed amici,                           sono orgoglioso ed emozionato per la   carica alla quale mi avete eletto.

Ringrazio tutti , tutti indistintamente per la fiducia accordatami, ma permettetemi, prima ancora di esprimervi la mia gratitudine, di ringraziare quanti mi hanno preceduto ed hanno fatto crescere la nostra Usarci.

Ringrazio in primis il Presidente Umberto Mirizzi per l’appoggio ed il sostegno datomi, ma principalmente per l’amicizia della quale mi ha onorato in tutti questi anni.

Lo ringrazio perché è stato un Presidente che ha saputo reggere il timone dell’Usarci negli anni più bui del nostro sindacato.                                          Mentre altri lavoravano allo sfascio, alle divisioni, ai personalismi, Lui, ha saputo tenere la rotta, orientare le vele, e superare la crisi. Oggi più che mai l’Usarci è forte ed è riuscita ad uscire indenne dalle bordate che personaggi, “ poco nobili ”, hanno lanciato per tentare di affondarci.

Oggi, mentre noi navighiamo a vele spiegate, quelli che hanno cercato di inabissarci sono dispersi in mare o, come Ulisse, vagano da un porto ad un altro, da un sindacato ad un altro, alla ricerca della propria “Itaca”.

Chiedo un applauso per il Presidente Mirizzi, Grazie Umberto, tutta l’Usarci te ne è grata, Grazie Presidente.

Propongo per i meriti indiscussi, l’attribuzione del titolo di Presidente D’Onore al Presidente uscente Umberto Mirizzi.

Ringrazio il direttivo Uscente, il Segretario Marzolla, tutti gli impiegati che in questi anni mi hanno privilegiato del loro supporto e sono certo continueranno a farlo.

Ringrazio il Presidente Bruno Rossi ed il sindacato di Pescara che hanno sempre creduto in me e mi hanno sopportato.

Oggi l’Usarci è più forte di ieri, lo ha dimostrato nelle ultime elezioni dell‘Enasarco, risultando il sindacato che, da solo, ha preso più voti delle altre associazioni.

Questo risultato è merito vostro, è merito di chi ha partecipato attivamente a queste elezioni, dimostrando al mondo sindacale e datoriale che l’Usarci è un faro per la categoria.

Non sarà facile continuare sulla scia del mio predecessore, ma metterò tutto il mio impegno per superare le incomprensioni, i dualismi, le gelosie ma, principalmente, gli egoismi latenti che sono il tarlo di ogni associazione.

Sento un profondo senso di responsabilità per il mio e per il nostro mandato, per il compito che questo sindacato mi ha assegnato e che insieme a Voi ed al nuovo Consiglio Direttivo cercheremo di assolvere nel migliore dei modi.

 Il nostro è un sindacato con princìpi forti, con radici profonde, basato sulla volontarietà, principi che hanno assicurato in tutti questi anni la miglior tutela possibile agli agenti. Dovremmo consolidare ulteriormente questo aspetto, ma per farlo è necessaria la partecipazione ed il contributo di tutti.

Gli agenti ci chiedono maggiori tutele, ci chiedono il diritto a non essere schiavizzati, ci chiedono maggiore dignità nel lavoro. Non è pensabile che in un mondo così globalizzato dove non esistono più i confini commerciali, le mandanti si beffino dell’esclusiva ricorrendo sempre più alle vendite on-line; non è pensabile che possano variare a loro piacimento la zona, le provvigioni, i prodotti, i clienti, mettendo l’agente nella condizione di recedere dal rapporto con le immaginabili conseguenza sul proprio fatturato e quindi sulla propria famiglia; non è pensabile che, in caso di fallimento, l’agente perda, oltre che al lavoro , al reddito, anche le indennità faticosamente maturate negli anni; non è accettabile l’imposizione del mono mandato se non viene garantito un reddito più che adeguato; è ingiusto che la mandante si faccia beffe dei versamenti Enasarco, è impensabile che, la mandante, dopo aver trattenuto all’agente la sua quota prevideniale, ometta di versarli, costringendo la nostra Fondazione a difficili e spesso infruttuosi recuperi. E che dire delle clausole risolutive espresse, delle geolocalizzazioni dove l’agente viene controllato passo passo.

Il materialismo ha soppiantato la dimensione soggettiva del lavoro dell’agente, lo stesso è diventato, solo, uno strumento di produzione invece di essere considerato quello che è realmente, un creatore di lavoro, colui che crea posti di lavoro e ricchezza per l’azienda.

Dobbiamo pensare ad un nuovo agente, ad un nuovo concetto di agente imprenditore dove non sarà la mandante a decidere il compenso, la zona, l’oggetto del contratto, ma sarà l’agente con la sua professionalità le sue capacità, il proprio bagaglio culturale e sociale a trattare da pari a pari con l’impresa mandante, come una qualsiasi altra impresa.

I nostri iscritti, i nostri agenti chiedono tutele diverse, certezze nel lavoro, certezze nella perdita del lavoro, non si possono perdere decenni di indennità perché nell’ultimo anno non si è riusciti a raggiungere un target. Tutto ciò è anacronistico, inopportuno, come se raggiungere un obiettivo dipendesse esclusivamente dall’operato dell’agente.

Gli attuali AEC hanno segnato il loro tempo, ogni 10 anni veniamo chiamati al rinnovo, ma si tratta solo di mettere delle toppe, il mercato corre e noi siamo in affanno. Le aziende fanno sottoscrivere contratti dove si esclude l’applicabilità degli AEC e sono sempre più gli agenti che alla fine del mandato si trovano senza indennità. Occorrerebbe una nuova legge Vigorelli, quella che istituì nel 1959 gli Erga Omnes, per poter dare certezze a tutti.

Ma abbiamo la forza per portare avanti tutto ciò?

Certo, dobbiamo averla, non ci riusciremo nei prossimi tre anni di questo mandato, forse neanche nella nostra vita, ma non possiamo non crederci; mettiamoci all’opera! Individuiamo altri metodi che ci permettano di essere più visibili, che possano coinvolgere sia i media che la politica. Dobbiamo abbandonare il pragmatismo oggi tanto di moda; il realismo e la concretezza rappresentano il nemico numero uno del sindacalismo. Sappiamo che non possiamo contare sugli scioperi, un sistema inattuabile per la nostra categoria, ma potremmo, che so, fare dei SIT-IN tematici, 30/40 persone davanti a Montecitorio. Dobbiamo provarci.

Un capitolo a parte sarebbe da dedicare alle Donne Agenti: queste svolgono lo stesso identico lavoro dei colleghi maschi ma tra altre mille difficoltà, la famiglia, la casa, e nonostante ciò, ottengono spesso risultati pari, se non superiori, a quelli dei colleghi.

Oggi le donne agenti costituiscono il 15% del totale degli iscritti all’Enasarco, troppo poco, dobbiamo trovare il modo di incrementare questa presenza, dobbiamo trovare il modo per favorirla e favorire il loro ingresso nel sindacato. Le garanzie attuali sono state studiate dagli uomini per gli uomini, occorre pensare a garanzie diverse dalle attuali.

Dobbiamo guardare dentro l’Enasarco come non abbiamo mai fatto; dobbiamo far rivedere il sistema pensionistico, dobbiamo permettere che si vada in pensione anche prima dei fatidici 67 o 65 anni. Si può fare, sarà probabilmente necessario inserire qualche penalizzazione, ma è necessario abbassare la soglia pensionistica; le aziende vogliono giovani alla vendita, quindi dobbiamo supportare chi resta senza mandato. E che dire del sistema di calcolo previdenziale? E’ impensabile vedere l’agente versare complessivamente 100 al fondo pensioni per poi riceverne 90.

Mettiamoci all’opera!

Il credo di ogni buon sindacalista è quello di sognare, sognare di raggiungere questi obiettivi ed applicarsi acchè il sogno si avveri. J have a dream come diceva Martin Luther King, deve essere il nostro tormentone, e dobbiamo crederci.

Il sindacalista, come diceva il Cardinale Martini “ E’ colui che si mette in leale rapporto con gli altri, responsabile dei diritti umani, capace di reggere l’utopia e di contagiare anche coloro con cui opera agli stessi suoi entusiasmi. Sa essere presente e sa motivare le scelte, conosce il più possibile il lavoro di ciascuno e perciò è competente, cerca di capire e guarda all’essenziale. Non ha preoccupazioni per i propri interessi monetari e rifiuta il privilegio che è il tarlo di ogni convivenza. Preoccupandosi di ciascuno, difende non i soldi ma il valore delle persone, lottando anche per il giusto riconoscimento economico.”

I tempi che viviamo, le sfide che siamo chiamati ad affrontare richiedono grande efficienza ed una costante attenzione e partecipazione agli aspetti politici e sociali, alle decisioni immediate tese alla ricerca di forme di collaborazione più attuali.

La forza di un sindacato come il nostro si basa anche nel saper trovare insieme a partner, sapientemente individuati ed affini alla nostra categoria, le decisioni e le scelte migliori. Noi non temiamo di perdere la nostra identità, la nostra autonomia, la nostra indipendenza, questi valori sono radicati in noi ci hanno sempre contraddistinto e rappresentano e continueranno a rappresentare il nostro fondamento.

Per fare tutto ciò, però, abbiamo bisogno di un più maturo senso di responsabilità e di impegno alla ricerca delle soluzioni, ma anche di partners più efficaci e più affidabili che ci garantiscano una maggiore forza per risolvere i problemi della categoria che rappresentiamo.

L’Usarci è costantemente chiamata a rilanciare la sua competitività, la sua rappresentatività; ci troviamo in un sistema sempre più frazionato a causa della continua nascita di nuovi sindacati e nuove coalizioni che frammentano sempre più la categoria togliendo forza all’azione sindacale. Dobbiamo fare squadra, favorire le partnership per contare di più ed essere più vigorosi.

Dobbiamo affrettare i tempi, dobbiamo operare insieme con un grande impegno e comune amore per la nostra categoria.

Dobbiamo essere più presenti ed attivi sul nostro territorio, troppe zone sono scoperte, occorre una presenza più capillare. So bene che non sarà facile, ma occorre far comprendere ai nostri colleghi che il compito del sindacato non è quello di risolvere i problemi alla fine del rapporto, questo è solo una conseguenza; il sindacato è quella organizzazione che deve servire a prevenire i problemi, a far si che non si creino, ma ciò viene vanificato dalla scarsa partecipazione.

Dobbiamo essere coscienti che la legislazione Italiana e le nostre norme corporative sono le più avanzate del mondo, certo, dobbiamo migliorarle, dobbiamo riuscire ad attualizzarle alla trasformazione del mercato, ma dobbiamo in primis imparare a gestirle e veicolarle. Le norme non si attivano da sole, occorre che qualcuno le renda operative.

All’agente che ci chiede cosa faccia il sindacato per la categoria, dobbiamo avere il coraggio di rispondere come fece John Fitzgerald Kennedy nel suo famoso discorso di insediamento: “non chiediamoci cosa fa l’America per noi, ma cosa facciamo noi per l’America”.

Oggi assistiamo passivamente colleghi che si rivolgono a noi, che si iscrivono solo alla fine del rapporto di lavoro, spesso dopo aver sottoscritto una serie infinita di documenti senza conoscerne il contenuto o dopo aver tenuto una serie di comportamenti errati.

Purtroppo da anni gli agenti commerciali sono sempre più individualisti; i personalismi e gli egoismi sono sempre più evidenti; ciò è provocato in buona parte dall’isolamento del singolo che si manifesta sempre più. Non ci si incontra più negli alberghi, nei ristoranti, nelle riunioni aziendali, luoghi dove ci si poteva confrontare, conoscere, imparare ed insegnare.

Il Sindacato deve sopperire a queste deficienze, deve tornare a far incontrare gli agenti, promuoviamo sempre più incontri, anche on line, incontri dove non dobbiamo essere noi i protagonisti, lo devono essere gli stessi agenti, dobbiamo renderli più partecipi, più propositivi.

Dobbiamo cercare un nuovo sviluppo e un nuovo rilancio trovando e garantendo una nuova e forte coesione tra gruppi, è necessario superare alcune gelosie ed alcuni rancori che , anche se non dichiarati, sono ugualmente palpabili. Le sfide che siamo chiamati ad affrontare per rispondere alle aspettative vere e profonde degli agenti verso la nostra associazione sono molto difficili, ma noi che facciamo sindacalismo per passione e volontarietà rubando del tempo prezioso al lavoro ed alla famiglia, ce la metteremo tutta per riuscirci.

Ognuno di noi non può, non deve correre il rischio di credere di aver raggiunto l’obbettivo con questo piccolo angolo di potere, non possiamo, non dobbiamo correre il rischio di rimanere isolati; oggi siamo come un bell’albero che cresce in un vaso, sarà bello quanto volete, ma i frutti non saranno mai abbondanti. Dobbiamo avere il coraggio di essere ripiantumati nei terreni dove il sindacalismo e la tutela di tutti i lavoratori cresce rigogliosa, non possiamo continuare a pensare di essere soddisfatti di coltivare e gestire il nostro piccolo orto.

Amici, il Congresso non finisce oggi, non deve finire oggi, quella fiammella di passione ed attaccamento al nostro sindacato ed alla categoria, quella fiammella che oggi ci ha portati coscientemente ed orgogliosamente a questo congresso tralasciando tutti gli altri ed importanti impegni, non deve spegnersi con la chiusura del Congresso, con il ritorno nelle nostre sedi, questa fiammella deve restare accesa in noi ed essere presente fino al prossimo congresso.

Sono certo che saprete fornire tante proposte, sono certo che insieme sapremmo ricercare tante soluzioni. Lasciamo che le critiche, quelle sterili, lascino il posto a nuove soluzioni.

Cari colleghi, tanti immediati impegni ci attendono, li affronteremo insieme con grande volontà, determinazione e senso del bene comune.

Un ultimo grazie voglio dedicarlo ad una persona che non fa parte del nostro ambito, ma è come se lo fosse, un grazie a mia moglie AnnaMaria, senza il suo appoggio avrei potuto fare ben poco.

Termino qui il mio intervento, so che la maggior parte di voi è in partenza per raggiungere le proprie famiglie. Ringrazio nuovamente tutti Voi per la fattiva partecipazione.

Chiudo con un’ultima citazione:

duemila anni fa gli antichi romani con grande orgoglio affermavano: ” civis Romanus sum” sono un cittadino romano, oggi io, con orgoglio affermo “civis Usarcino sum “ sono un cittadino Usarcino

Viva l’Usarci. Viva gli Agenti Commerciali !!!


 


Giovanni Di Pietro