lunedì 8 maggio 2023

62° Assemblea Nazionale USARCI- ROMA 5/6 maggio 2023

 Intervento del Presidente Giovanni Di Pietro

Seimila,
seimila in meno amici, è questo il numero degli agenti che annualmente   manca all’appello, questo numero deve farci riflettere. 

Enasarco, Accordi Economici Collettivi, Monomandato, ruolo del sindacato, questi gli argomenti che andremo a trattare 

Cari ospiti, care amiche ed amici, cari delegati Usarci,

Ci eravamo incontrati appena un anno fa e l’invasione della Ucraina da parte della Russia era appena iniziata. Nessuno poteva immaginare che nel nostro continente, dopo gli orrori e gli olocausti del secolo passato si tornasse a guerreggiare, la storia non ci ha insegnato nulla. La nostra cara Europa, il continente più ricco di storia e di cultura, il continente che, se unito sarebbe senza ombra di dubbio economicamente il più forte del mondo, ricade nel vecchio errore, la guerra.  Gli uomini meno intelligenti hanno bisogno della forza per dimostrare la loro egemonia, il predominio sull’altro.  


Pensavamo che durasse poco, che tutto ciò  fosse una follia passeggera, invece è una realtà che è entrata nel secondo anno della sua durata e che rischia di risucchiare altre nazioni.

Non avrei mai pensato che una mia relazione assembleare potesse iniziare con la parola, GUERRA.

Abbiamo combattuto e vinto un virus che ha generato una pandemia globale, ma evidentemente l’uomo non è in grado di debellare definitivamente il male generato dai conflitti.

Noi tutti siamo consapevoli che il dialogo tra stati, la democrazia, la tolleranza, la solidarietà, i principi religiosi sui quali si è fondata la nostra cultura, che si sia credenti o no, fanno parte dei valori che ci sono stati tramandati, e per questo dobbiamo trovare la forza e la determinazione per contrastare qualsiasi tipo di conflitto. 

In tutto ciò si è sentita la mancanza di una politica internazionale promossa dalla comunità Europea, comunità esistente sulla carta ma ancora priva di incisività in politica e finanza internazionale. Questo è un grave deficit.

È di questi giorni l’inizio di un nuovo conflitto in Sudan, mentre dalle cronache sono scomparse le guerre che ormai da anni insanguinano il continente africano, si aprono nuovi scenari di possibili conflitti in Asia con sempre maggior violenza e vittime generando flussi incontrollabili di povera gente disposta anche a morire in mare a fronte della speranza di un approdo in terre più tranquille.

Anche in questo la nostra Europa non ha saputo mettere a terra una politica saggia e condivisa, girando lo sguardo altrove come se quello dei migranti fosse un problema marginale che non riguarda tutti.

In questo scenario grigio e complesso si inserisce la nostra Italia, il cui Pil del 2021 era cresciuto oltre ogni rosea previsione raggiungendo il 6% ma che oggi, proprio a causa delle guerre, dell’impennata delle quotazioni energetiche, delle materie prime, delle speculazioni di finanzieri senza scrupoli e della conseguente crisi geo-politica, viene stimato all’1%.

Ebbene cari amici, se nonostante la sequenza quasi insostenibile di shock negativi nel Paese non si è manifestata anche una crisi sociale, ciò è da attribuire a chi nonostante tutto ha continuato a produrre e funzionare, a chi con senso di responsabilità, dedizione ed impegno quotidiano, ha dato continuità al proprio lavoro stringendo i denti e combattendo l’incertezza.

Tra questi vi è da annoverare anche la nostra categoria, gli Agenti di commercio, categoria che, pur dentro la nebbia della crisi ha saputo vedere la luce delle opportunità, ha saputo adattarsi alle nuove esigenze trasformando il proprio lavoro.

Noi non ci siamo mai fermati, abbiamo continuato la nostra missione che è quella di portare ordini alle aziende che rappresentiamo, e, portare ordini significa produrre e produrre ha come conseguenza l’occupazione, i salari, gli utili, che portano alla crescita economica del paese.

 Ci siamo accollati i proibitivi costi dei carburanti, senza ricevere alcun aiuto dalla politica a differenza di altre categorie, ma non abbiamo mai abbandonato clienti e mandanti.

Sappiamo che ci attendono sfide difficili, alcune strettamente connesse con l’evoluzione della società, mi riferisco al crescente fenomeno del commercio elettronico ed all’incontrastata egemonia dei grandi portali che, al contrario di noi, operano in piena deregulation fiscale ed in aperta concorrenza a chi, per poter svolgere il nostro lavoro, deve essere in possesso di vari requisiti, come quello di  frequentare corsi sempre più difficili da reperire sul mercato, corsi che non possono essere fatti on line. Pensate, è possibile laurearsi in ingegneria, in giurisprudenza, fisica o matematica semplicemente collegandosi ad un portale Universitario, ma l’agente non può fare il corso a distanza, deve essere in presenza. E che dire del fatto che un ingegnere non può promuovere la vendita di prodotti tecnologici, un medico non può essere promotore di medicinali, ma deve svolgere un corso abilitante a differenza del venditore ambulante il quale può iscriversi alla camera di commercio senza alcun corso di formazione, con tutto il rispetto per questa attività.

Questo disordine normativo, questa inettitudine legislativa nei nostri confronti, sommata a tutti gli effetti della crisi sanitaria e bellica ha falcidiato la nostra Categoria, i numeri ne stanno delineando una costante decrescita. Ciò mette in seria difficoltà anche le aziende mandanti che faticano sempre più a trovare rappresentanti facendo lievitare i così detti “procacciatori d’affari”, termine dietro al quale si nascondono Agenti di commercio irregolari, senza diritti contrattuali e senza previdenza Enasarco, sfruttati da mandanti con pochi scrupoli.

Ad oggi in Italia i procacciatori d’affari sono circa sessantamila, un numero di soggetti in larghissima parte irregolari che, non in possesso dei requisiti corsuali previsti dalla Legge 204/85, svolge un’attività illegittima.

Quello dell’obsolescenza della legge 204 è un problema che va risolto se non addirittura abolita.

Questo è un paradigma che non ha riscontro nel resto d’Europa dove non vi sono limitazioni, chiunque può svolgere l’attività, è sufficiente iscriversi alla CCIAA. Si arriva perfino al paradosso di un agente che cancellatosi dal registro imprese dopo 40 anni di attività, perde tutti i requisiti e se volesse riprendere l’attività deve frequentare nuovamente un corso formativo.

Altro aspetto che grida vendetta da parte degli agenti è rappresentato dal bene strumentale per eccellenza: l’autovettura, sottoposta a ben due tagliole, la prima che prevede un valore di deducibilità fermo da oltre 25 anni a 25 mila euro, ed il secondo che prevede una percentuale di deducibilità dell’80%. 

Vi sono poi altre rivendicazioni irrisolte, il monomandato, la patente a punti da equiparare ad altre categorie che vivono sulle strade. 

Altre sfide ci attendono, sono quelle derivanti dalla necessità di rinnovare un assetto normativo portandolo al passo con i tempi, ammodernando la nostra contrattazione collettiva ferma al palo da ormai troppo tempo.

Purtroppo, non vi sono segnali che lascino presupporre un sollecito rinnovo. 

E qui vengo al nostro ruolo, quello dell’USARCI, delle Organizzazioni nostre consorelle e di quelle datoriali. Perché il nostro ruolo di rappresentanza si declina innanzitutto nel perimetro della nostra contrattazione collettiva.

Proprio la contrattazione collettiva è, a mio giudizio, il “cuore” pulsante di un ruolo che rappresenta il motivo stesso della nostra esistenza, della nostra missione.

Purtroppo, tra le nostre controparti è in atto una guerra egemonica, non combattuta con le armi convenzionali, ma più sottile, dove sul campo restano i diritti degli agenti di commercio; tutto ciò al solo scopo di dimostrare la supremazia dell’uno sull’altra, poco importa loro gli strascichi ed i danni che stanno provocando anche all’economia, a loro interessa prevalere e prevaricare. Non hanno il coraggio di far scegliere al mercato chi rappresenta al meglio la categoria che dovrebbero rappresentare, ma ci si incorona primi della classe ed in nome di questo pseudo primato, non riconosciuto, si decide di non confrontarsi con le altre associazioni, colpevoli del reato di lesa maestà, e gli agenti attendono il rinnovo da 11 anni. 

Dai palchi assembleari delle nostre controparti sindacali ascoltiamo e condividiamo ogni ragionamento riguardante la necessità di nuove regole, di buoni investimenti, di formazione continua, di welfare, di incentivi al lavoro per giovani donne e uomini, di sicurezza sociale, però…..

Però sono proprio le nostre controparti ad essere assenti, a non discutere insieme a noi di rinnovi contrattuali, di welfare, di formazione di patti che possano essere “la” condizione per un rilancio delle imprese che rappresentiamo ed alla quali siamo legati dai risultati dei nostri ordini.

Ci serve capire dalle nostre controparti se credono veramente alla contrattazione collettiva oppure se il loro tergiversare ha il solo scopo di ritardare l’applicabilità della normativa europea in tema di agenzia, normativa emanata per eliminare le differenze legislative tra i vari stati, disuguaglianze che loro invece acuiscono con la ricerca e l’applicazione di mille cavilli contrattuali ed operativi che in nessun altro paese sarebbero accettati dalla magistratura. 

Cosa accadrà del contratto del settore commercio? Per i motivi già elencati non si prospetta una facile soluzione, metteremo tutto il nostro impegno per giungere ad una pronta conclusione. 

Ci serve capire se esse credono veramente che la via della contrattazione sia la via maestra attraverso la quale far transitare un futuro concordato per chi rappresentiamo.

L’USARCI da sempre ha affermato di credere ad una unità sindacale vera, fatta di posizioni diverse, anche dure, ma orientate sempre e comunque ad un confronto per la tutela degli agenti che rappresentiamo.

Ormai da tempo il cammino di USARCI si è intrecciato con quello di Fisascat-Cisl, un passo significativo che ha lo scopo di rafforzare i nostri ruoli anche e soprattutto nei rapporti intersindacali.

Noi ci crediamo

Credo che non si possa domandare alla politica di fare ciò che noi per primi non siamo in grado di fare.

Per prima cosa sottolineo la necessità di una vera coesione tra consorelle nell’affrontare i temi cardine che riguardano il nostro lavoro ed il nostro futuro. Sarebbe opportuno sottoscrivere un documento di fattività dove siano elencate progetti e preminenze e si torni a fare gli interessi degli agenti con i fatti, non solo a parole. A loro dico: 

“ANDIAMO AVANTI INSIEME”

 

Le recenti vicende che hanno caratterizzato la vita dell’Enasarco hanno certamente contribuito ad acuire delle fratture che però credo vadano rimarginate, serve un passo indietro di tutti per fare poi tutti quei passi avanti indispensabili alla buona politica in favore della nostra Categoria.

Ciò è avvenuto anche a causa delle elezioni Enasarco del 2020 dove uno statuto scellerato ha messo le parti sociali l’una contro l’altra con la conseguenza che, pur di prevalere l’una sull’altra, si è fatto ricorso ad alleanze improvvide e deleterie.  

Il risultato è immediatamente salito alla ribalta; ricorsi ai tribunali, cambio di maggioranze imposte dal giudice in barba ad ogni più semplice regola democratica, una presidenza inefficace e presuntuosa ed un continuo cambio di casacca, il tutto per meri interessi personali. 

Ma chi ne paga le conseguenze di tutto ciò? È il solito agente di commercio troppo preso a portare a casa il companatico, non si accorge del serio pericolo che incombe sul suo futuro previdenziale. 

 Tutto ciò è folle; l’Enasarco deve tornare ad essere degli agenti di commercio e delle parti sociali che l’hanno fondata, le stesse parti sociali che hanno sottoscritto gli AEC; 

Il nostro è un ente di previdenza dilaniato da troppe identità e da troppi interessi, di Enasarco si parla male fin anche negli atti dello scandalo Vaticano.   

Le cose, in casa Fondazione, non vanno affatto bene, la continua erosione dei contribuenti, l’aumento costante dei pensionati, i risultati catastrofici di troppi cattivi investimenti, un’esasperata litigiosità, rischiamo di comprometterne la sussistenza. 

Voi tutti siete a conoscenza di ciò che è avvenuto nell’Assemblea dei delegati della scorsa settimana, dove un nostro intervento di denuncia sull’operato del presidente e la conseguente bocciatura del bilancio consuntivo, hanno provocato malumori e disappunti, ad esclusione della Fisascat Cisl, nessun altro sindacato ha sostenuto la nostre richieste, anzi, vi è stata quasi una ovazione per i bilanci, come se il solo bilancio costituisse un vantaggio per l’agente. 

Abbiamo un contributo di solidarietà che erode oltre il 20% della pensione, abbiamo una perequazione che è decisa dal CDA non dall’ISTAT, e tutto ciò in nome della sostenibilità dell’Ente; L’Enasarco non pensa più alle pensioni degli agenti ma esclusivamente a come sopravvivere.

Va ristabilito un equilibrio che permetta una sana riflessione su tutto ciò che deve essere fatto, per assicurare le pensioni future e presenti alla nostra Categoria.

Un equilibrio che passa attraverso le leve di Governo della Fondazione e le persone che le rappresentano, cosa che però al momento non soddisfano affatto l’USARCI.

Spero vivamente che le riflessioni che le varie componenti del Consiglio di Amministrazione di Enasarco stanno svolgendo, portino velocemente a delle soluzioni che possano dare quello slancio indispensabile al futuro della nostra Fondazione che al momento non si è affatto visto.

L’USARCI non ha rancori di sorta con le altre sigle sindacali presenti in CDA, anche se ne avrebbe validissimi motivi, noi diamo la nostra disponibilità a soluzioni diverse di quelle attuali solo per il bene degli agenti. 

Fuori i voltagabbana, gli arrivisti, gli approfittatori e fuori i pseudo sindacati. 

Occorre un nuovo patto sociale dove, pur nelle proprie identità, si torni a fare solo gli interessi di quelli che rappresentiamo, senza rancori, senza espedienti. Le guerre, come vediamo in Ucraina, portano solo morte e distruzione, e vantaggi per gli approfittatori senza scrupoli.

Occorre che i Sindacati tornino a fare politica sindacale, i sindacati possono e devono contare su tre diverse grandi funzioni strategiche

• la rappresentanza politica a tutela degli interessi degli Agenti lavoratori; 

• l’erogazione di servizi e assistenza agli agenti;

• la terza, quella più critica, rivolta alla promozione di politiche economiche, della crescita numerica della categoria, individuando ed inglobando le grandi sacche di procacciatori e di consulenti addetti alle vendite, riportandoli nell’alveo dell’agenzia. 

Mentre la prima è pressoché raggiunta, per la seconda occorre  migliorare la gamma dei servizi offerti e adeguarla alle nuove esigenze, è necessario rendere valutabile l’effettiva utilità del contributo associativo versato da ciascuno attraverso l’analisi del valore dei servizi erogati, occorre potenziare le comunicazioni inter associative con l’utilizzo dei più avanzati strumenti telematici, incrementare gli investimenti in formazione e aggiornamento delle risorse umane, cercare di evitare frammentazioni e duplicazioni nel sistema  associativo.

 

Il terzo punto appare più complesso, occorre favorire una politica che persegua una funzione strategica delle organizzazioni sindacali, quella relativa alla promozione di politiche economiche per un maggiore sviluppo finanziario e della società, tanto più crescerà il reddito pro capite tanto più ne beneficeranno le nostre vendite. 

Non è facile pensare ad un sindacato che si proponga come modello progettuale, ma è un passaggio obbligato per la crescita e sviluppo di tutta la nazione. 

Gli Agenti di commercio sono figure baricentriche, incastonate tra chi produce e chi commercializza, di quel terziario che storicamente è sempre stato il motore della ripartenza economica italiana.

Un terziario che ha sempre trainato i consumi interni e che oggi, a causa di un tasso d’inflazione a due cifre, vedono ridursi il potere d’acquisto e della ricchezza delle famiglie e con esso la capacità di spesa. 

E se ancora non si fosse capito, sono proprio i consumi il principale e prezioso carburante della nostra economia, che da troppo tempo non cresce e che rischia, a causa della riduzione dei risparmi e alla crescente incertezza, di contrarre la ripresa.

Tutto ciò richiederebbe un occhio di riguardo nei confronti del terziario e della nostra Categoria, e oggi se ne presenta l’occasione.

Tra il 2021 ed il 2027 l’Italia dovrà gestire ben 470 miliardi del PNRR e non possiamo correre il rischio di mancare investimenti e riforme.

Chiediamo delle politiche che siano a misura di professionisti, ed in particolare per quelle non ordinistiche come quella degli Agenti di commercio, capaci di incentivare i giovani ad intraprendere questa attività ed in grado di dare tutele ed incentivi.

Siamo in una stagione di grandi sfide, sfide che per essere superate hanno bisogno di una saggia politica energetica che rafforzi l’efficienza ed il risparmio.

Non è giusto, cari amici, che tutto ciò ricada sulle spalle del nostro lavoro e delle nostre famiglie.

Servono dunque strumenti e soluzioni che vanno ricercate nel confronto con le rappresentanze di categoria ed il Governo, insieme, affinché le risorse del PNRR siano una leva per tutti e per una ripartenza di tutti.

Questo discorso lo concluderò dando un titolo ai lavori che svolgeremo in questi giorni, un titolo che vada oltre ai tanti servizi che sappiamo dare ai nostri associati, un titolo che sia un po’ il riassunto di tutto ciò che siamo e che vogliamo essere anche domani:

questo titolo è: “riportiamo il nostro cuore a battere nel sindacato” 

credo che sia importante farlo!

Le donne e gli uomini che oggi sono qui come delegati sono la nostra Usarci, noi ci saremo anche in futuro, sempre vicino agli Agenti di Commercio e non solo a loro, vicino alle aziende che rappresentiamo, vicino ai nostri clienti vicini al nostro Paese che portiamo nella nostra mente e nel nostro cuore.

Viva L’usarci

Grazie

Giovanni Di Pietro


venerdì 28 aprile 2023

Usarci boccia il bilancio preventivo Enasarco. Ed avanza dubbi sulla correttezza dei rapporti bancari

 


Fonte ELECTOMAGAZINE  28 aprile 2023 

Non è andato leggero Giovanni Di Pietro, presidente dell’Usarci, nella sua dichiarazione di voto  all’assemblea dei Delegati Enasarco.

Al di là  dei due voti favorevoli ed uno contrario, si può notare – nella dichiarazione che riportiamo integralmente più sotto – che è la bocciatura politica quella che emerge. Politica non nel senso di appartenenza partitica, ma nel senso di una gestione dell’ente per nulla trasparente e che ha sollevato i dubbi di Di Pietro anche in merito alla correttezza di alcuni comportamenti.

Dunque un voto favorevole al bilancio consuntivo ma solo ed esclusivamente a tutela degli agenti di commercio, ma voto contrario al bilancio preventivo proprio per sottolineare le gravissime mancanze dell’attuale presidenza Enasarco. Nel merito, per tutte le iniziative a favore degli agenti “dimenticate” e per “strani” rapporti con il mondo bancario, ma anche nel metodo, nei comportamenti.

Uno scontro durissimo che, sicuramente, è destinato a proseguire.

Segue il testo completo della dichiarazione di voto alla assemblea dei delgati ENASARCO del 27 aprile 2023

Signore e signori delegati,

Signor Presidente

membri del collegio sindacale e degli organi di controllo –

In questa sede odierna siamo chiamati ad approvare il bilancio, il budget e il codice etico: punti sui quali intendo preannunciare  il voto favorevole dell’ USARCI per quanto concerne il bilancio consuntivo solo ed esclusivamente per ragioni di responsabilità verso gli agenti, mentre il voto per il bilancio preventivo è assolutamente negativo; mentre, per ciò che attiene il codice etico, seppure con qualche riserva dichiariamo il voto favorevole.

Tali voti però, vengono espressi con delle qualificazioni che riteniamo necessarie e quantomai opportune.

In questo esercizio, abbiamo apprezzato un comportamento non lineare del Presidente, e riteniamo che egli, spesso, si sia sottratto ai doveri di probità, correttezza e diligenza alla cui stretta osservanza egli è viceversa obbligato.

Non è mia intenzione in questa sede ripercorrere dibattiti e diatribe che si sono svolte in consiglio di amministrazione  e in tale sede saranno ovviamente risolte, come il caso della mancata adozione del regolamento del Cda, della mancata trasparenza su incarichi nei comitati e legali, sulle autodesignazioni illegittime cui pure abbiamo assistito con un certo negativo stupore. Che dire poi della mancata convocazione delle parti sociali, la mancata perequazioni delle pensioni, vi sono circa 130 mila pensionati che attendono, che dire della mancata valutazione di metodi e strategie per l’allargamento della base contributiva nonostante la forte sofferenza della fondazione sul fronte dei requisiti di legge causata dall’ormai difficile rapporto attivi/pensionati,

Infine cosa dire della mancata comunicazione della informativa ministeriale 195 del 22 aprile 2022      sull’irrituale e sistematico rinnovo della commissione elettorale in contrasto con l’ordinamento?

Sig. Presidente, intendo lasciare a verbale tre quesiti a lei rivolti sulla base di dati emersi da fonti pubbliche.

Faccio riferimento all’articolo on-line del 15 3 2023 CITYWIRE “Esclusiva – Alfonsino MEI lascia IW private Sim per entrare nel cda di una banca” e chiedo siano messi a verbale i seguenti rilievi, a nostra tutela e altrui responsabilità.

A)Laddove si riporta che sino al febbraio 2023 il presidente Mei fosse membro di IW Private Sim, del gruppo Intesa: NON è questa una ragione che pone un’ombra di illegittimità sulla sua proposta fatta nel Dicembre del 2022di investimento nel capitale di Banca Intesa?

B)Laddove in data 15 marzo l’articolo riposta che il presidente Mei sarebbe stato designato come membro delCda di BPM Vita: NON è questa una circostanza oscura, stante il fatto che egli si è poi effettivamente designato in tale ruolo, ma che nel cda del 27 marzo 2023 egli aveva sottoposto al CdA una richiesta di individuare un membro designato dal medesimo CDA. Era forse una messa in scena per coprire un investimento fatto per un ruolo personale?

C)Laddove l’articolo riporta un potenziale ruolo del Presidente Mei nel Credit Agricole: NON è questa una circostanza che fa pensare al fatto che in BPM, nonostante l’importante investimento, alla Fondazione non siano stati riservati ruoli di governance mentre Credit Agricole ne ha avuti doppi? Ci sono forse Patti diretti tra il presidente e Credit Agricole alle spalle o peggio ai danni della Fondazione in relazione alla spartizione di ruoli e cariche?


Ritengo, signori intervenuti, che questi siano quesiti che gettano un’ombra oscura e grave sull’operato del Presidente per il quale non esprimiamo la nostra fiducia, chiedendo nel contempo di rimettere al CDA di fare i necessari approfondimenti prendere le conseguenti decisioni Auspichiamo che lei, Presidente, possa rispondere opponendo comportamenti leciti che allo stato non sembrano
ipotizzabili.


Giovanni Di Pietro
Mauro Ristè
Massimo Azzolini
Marcello Gribaldo
Miriam Maria Catalano
Guido Romanelli
Luigi Doppietto

 

 



 


sabato 15 aprile 2023

Di Pietro (Usarci): costruiamo insieme il “nuovo Enasarco”


L’Enasarco è costantemente sotto attacco. Un ente considerato quasi come una sanguisuga che si abbevera con il sangue degli agenti di commercio. 

Giovanni Di Pietro, presidente di Usarci, è davvero così? 

 No. L’Enasarco rappresenta da oltre 70 anni, l’ente previdenziale integrativo degli agenti di commercio ed è l’ente che che identifica l’intera Categoria nella Società e nel mondo delle Istituzioni. In quanto “Istituzione” subisce da parte degli Agenti di commercio la stessa scarsa considerazione che viene riservata a tutte le strutture impositive di un pagamento obbligatorio; esso il più delle volte viene giudicato distaccato dalla Categoria, incapace di interpretare le reali esigenze della stessa, erogatore di prestazioni a basso valore aggiunto e talvolta inutile. Non dobbiamo guardare all’Enasarco come un ulteriore ente che ci succhia denaro, non esiste nel mondo un Ente come il nostro che eroghi la doppia pensione, i colleghi delle altre nazioni ce lo invidiano, infatti non vi sono altri esempi di lavoratori autonomi che ricevano un contributo pensionistico del 50% pagato dalle mandanti. 

 Perché questa ostilità, allora?

 L’ostilità da parte di uno sparuto numero di agenti, verso la Fondazione, si ha perché la si reputa, a torto, il reale soggetto che dovrebbe riportare e risolvere le numerose istanze di una Categoria che si ritiene non considerata, e abbandonata a se stessa. Ciò non risponde assolutamente al vero, fatto è che l’Italia è il primo paese al mondo che, grazie proprio ai sindacati di categoria, si è data una normativa considerata la più avanzata al mondo, e di ciò dobbiamo prenderne atto. Ciò non vuol dire che tutti i problemi sono risolti, anzi, grazie alla “furbizia” delle mandanti, occorre sempre stare all’erta e cercare di parare i colpi bassi che ci vengono continuamente inflitti. In Italia la situazione degli agenti di commercio è molto diversa rispetto al resto d’Europa. Il nostro paese, rispetto al resto del mondo, presenta diverse anomalie in materia di agenzia, siamo il paese europeo con più agenti di tutti, 210 mila circa contro i 40mila della Germania, 25 mila della Francia, solo la Spagna ci segue a ruota con 165 mila agenti, tutte le altre sono ben al di sotto dei 25 mila. In contrapposizione a questi dati dove deteniamo il primato, troviamo che il reddito pro capite degli agenti italiani è posizionato all’ultimo posto con 41.976 euro in media pro capite contro i 265 mila della Germania, i 311 mila della Norvegia, i 226 mila della Svezia, gli 83 mila euro della Spagna, e gli 85 mila della Francia. A livello di provvigioni, di reddito, siamo il fanalino di coda di tutta l’Europa. L’Enasarco, e con esso la categoria degli agenti, poggia su presupposti organizzativi e lavorativi ormai superati. L’evoluzione informatica ha stravolto la distribuzione commerciale e con essa anche il mondo degli agenti è in continua evoluzione, è cambiato il modo di approcciarsi ai clienti, al sistema di vendita, dove il compito dell’agente non è più quello di vendere, ma di offrire servizi al cliente, consulenza, soluzioni, nonostante ciò, però, veniamo pagati solo per quello che risciamo a vendere, non ci viene riconosciuto dalle mandanti questo plusvalore. Anche la forma giuridica dell’agenzia sta mutando profondamente, da agenti ditte individuali, abbiamo visto prima nascere le società di persona, ma poi, da qualche anno, vi è un fiorire di agenti sotto forma di società di capitali, ed a questi non vengono riconosciuti pensioni e assistenza come per tutti gli altri agenti. È cambiato il mondo esterno, ma la categoria non ha reagito in modo adeguato. 

Con quali conseguenze? 

Nell’ultimo decennio la Categoria censita dall’Enasarco ha subito un calo numerico costante, al contrario sono aumentate a dismisura altre figure professionali come ad esempio i procacciatori d’affari che si stima abbiano raggiunto la cifra considerevole di oltre 80 mila unità. Ciò ha provocato una sempre più crescente evasione contributiva ed una tutela inesistente sia previdenziale che commerciale di questi nuovi. E’ necessario ricondurre tutte quelle nuove figure professionali “incaricate di promuovere la conclusione delle vendite” nel naturale solco del rapporto di agenzia. E’ necessario ripensare ad un nuovo welfare per gli agenti di commercio come lo si sta facendo per tutti i lavoratori integrando ed attualizzando quello esistente, rivedendo la parte assistenziale gestita dall’Enasarco non in linea con le reali esigenze. L’attuale metodo di contribuzione Enasarco risulta essere inadeguato in particolare per tutti gli Agenti monomandatari, in quanto l’imponibile previdenziale, conseguenza di un massimale inadeguato, li costringe ad una aspettativa pensionistica completamente scollegata al reale reddito. Il meccanismo attuale degli investimenti Enasarco è composto prevalentemente da asset immobiliari, ciò non consente alla Fondazione di svolgere quel ruolo di “cerniera” utile ed indispensabile alla Categoria. Proprio per questi motivi, il calo degli agenti ed il bassissimo reddito, si rende necessario una riforma strutturale del nostro ente Pensionistico.

 Presidente, come immagina il “nuovo Enasarco”? 

 Il “nuovo” Enasarco deve porsi come obiettivo quello di tornare ad essere un ente che sia veramente degli agenti di commercio, come lo è stato negli anni della sua fondazione, un orgoglio della Categoria, un plusvalore invidiabile di chi svolge un’attività tra le più difficili ed in perenne evoluzione. Deve riprogrammare le proprie prestazioni, limitandone il numero ma migliorandone i contenuti adeguandoli alle attuali aspettative della Categoria e ciò coinvolgendo gli attori che insieme ad esso rappresentano la Categoria, ovvero le forze sociali. Il “nuovo” Enasarco deve avvicinarsi alla Categoria, entrando nel merito dei bisogni e delle aspettative, deve essere quel “catalizzatore” di interessi specifici che riguardano il mondo dei propri contribuenti rivedendo il sistema della contribuzione per renderlo più equo e aderente alla realtà, ad esempio prevedendo la contribuzione anche per gli amministratori delle società di capitali, in linea con quanto fatto dall’Inps. Il “nuovo” Enasarco deve promuovere un welfare adeguato, deve concentrare le risorse disponibili e promuovere tavoli di confronto con le forze sociali su argomenti strategici quali il welfare stesso e la formazione. Il “nuovo” Enasarco deve informatizzare i propri processi, in modo che vi sia un rapporto diretto con i propri assistiti, occorre rivedere il ruolo e la distribuzione dei propri uffici periferici per essere sempre più accanto agli assistiti ed alle aziende mandanti. Il “nuovo” Enasarco deve rivoluzionare il proprio metodo degli investimenti, occorre impiegare le risorse a vantaggio del Paese e del mondo delle imprese senza le quali non esisterebbero gli Agenti di commercio. Il “nuovo” Enasarco deve essere coerente con le politiche economiche del Paese, ma chi Governa ed ha necessità dell’Enasarco, deve rendere facile il lavoro di chi ha come obbiettivo quello di far crescere le aziende ed il Paese. Il nuovo Enasarco deve garantire ai propri iscritti, gli agenti, la certezza dei versamenti contributivi creando, se necessario, un apposito fondo. Non è pensabile che l’agente versi e la mandante si appropri dei versamenti ed in caso di fallimento o concordato l’agente perda tutto con il doppio, aver perso i soldi e la pensione. Il nuovo Enasarco deve garantire una pensione che sia in linea con i contributi versati, occorre ridurre drasticamente il contributo di solidarietà, contributo istituito dalla la cosiddetta legge Fornero che ha portato da 30 a 50 anni la sostenibilità degli enti previdenziali, ma per fare tutto ciò occorrerebbe una forte coesione tra i vari sindacati degli agenti, tralasciando i personalismi, i dualismi, gli interessi di bottega e combattendo senza se e senza ma chi vorrebbe gestire il nostro ente solo per proprio tornaconto, i cosiddetti gruppi di interesse e di camarille, questi devono essere allontanati e spazzati via. Non è certamente facile attuare un programma così complesso, ma occorre iniziare, e noi dell’Usarci siamo già impegnati su questo fronte.

domenica 29 gennaio 2023

Per il 2023 Vogliamo Un Nuovo Patto Socio Unitario

 

Un Progetto a lungo respiro ma necessario

 Di Pietro USARCI

Da troppo tempo oramai i partiti politici ma anche i sindacati difettano di programmi a lungo termine, si ragiona, si legifera, si approntano programmi solo per il contingente, il futuro lo si vive alla giornata, non si progetta, non si legifera per le generazioni future, l’usa e getta è entrato anche nell’uso delle norme. Al momento ci interessa solo il pensiero di chi è deputato a tutelare i lavoratori, siano essi dipendenti, siano essi autonomi come nel nostro caso gli agenti di commercio.

Anche qui, le Associazioni vivono solo di quotidiano, si sostiene solo tutto ciò che è populista, ovvero tocca la pancia di ognuno di noi, poco interessa il futuro, non importa mediare sui valori di solidarietà fra i lavoratori, il concetto di equità viene confuso con quello di eguaglianza, si guarda esclusivamente al proprio interesse puntando sulla demagogia. Non si appartiene più ad un gruppo dove si condividono ideali, scelte, progetti, si è solo tifosi del proprio gruppo, e come ogni tifoso la decisione arbitrale è accettata solo se favorisce la propria squadra.

Tutto ciò provoca un rigetto verso le varie associazioni, una diffidenza verso chi è chiamato a rappresentarci additandoli non come propri paladini ma, come una casta che occorre combattere. E’ innegabile che in questo paese i modelli di “furbizia” e di opportunismo, non mancano, complice le leggi permissive, i giudici corrotti e compiacenti ed avvocati senza scrupoli. Eppure, come in tutti i settori, le persone che operano con onestà, rappresentano la quasi totalità dei vari organismi, e sono questi i modelli che devono rappresentarci, quelli ai quali dovremmo dare il nostro appoggio sia morale che materiale.

Se non invertiamo questo percorso insensato di sfiducia e di acredine verso i sindacati, si rischia di provocarne uno sfaldamento che va a vantaggio solo ed esclusivamente delle nostre controparti che già hanno troppo potere ma rischiamo di fornirgli ulteriori motivi per rinforzarsi ulteriormente per mancanza di contrasto.

Certo, anche i sindacati devono fare la loro parte, è necessario riconquistare fiducia ma nello stesso tempo è importante dare fiducia, è indispensabile avvicinarsi di più agli agenti, non sono sufficienti social radio o webinar, anzi, spesso sono controproducenti. In molti casi manca un moderatore che possa regolare lo scambio di idee oppure il moderatore censura le voci di dissenso, o si danno false informazioni ad hoc, le cosiddette Fake news, in tutti i casi è il dialogo che viene a mancare, la dialettica è indispensabile per la crescita socioculturale e la comprensione delle vere necessità. I campioni presenti sui social, seppure nutriti, non rappresentano tutto il mondo dell’agenzia ma solo una parte infinitesimale, mentre occorrerebbe dar voce, confrontarsi con la massa assente. Occorre tornare alla partecipazione attiva, solo così si potrà avere il riconoscimento delle rappresentanze e queste potranno ricondurre il sindacato ad una nuova e più moderna concertazione. 

Occorrerebbe porre l’accento sull’economia, sulla distribuzione, sulle nuove esigenze sociali, sulla funzione dell’agente in questo nuovo assetto socioeconomico dove la crescita dell’E-commerce è galoppante, ma in tutto questo dovrebbero essere di supporto i sindacati datoriali (Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Confapi) i quali dovrebbero offrire ai loro aderenti nuovi indirizzi di marketing, nuovi sistemi commerciali, solo così si potrà porre un freno alla crescita delle vendite internet. Fin quando un cittadino potrà ordinare stando comodamente seduto allo stesso prezzo del negozio, ma spesso a meno, ricevere a casa l’articolo prescelto nel giro di 24 ore, decidere se tenerlo o meno avendo 30 gg di tempo, rispedirlo a spese del destinatario ed ottenerne il rimborso totale, difficilmente il commerciante potrà competere con questo sistema. Il metodo commerciale tradizionale è datato, non si sostituiscono gli articoli acquistati, mai viene reso il denaro, duemila difficoltà per la eventuale sostituzione, orari o giorni prestabiliti, subire l’interrogatorio del perché e per come lo si vuole cambiare, tutto ciò non aiuta.

Occorrerebbe una nuova piattaforma unitaria tra tutte le parti sociali sia dei lavoratori che datoriali, una piattaforma che individui nuove strategie per un modello di società organico e solidale dove l’imprenditore, come affermava Olivetti, non deve guardare solo l’indice dei profitti ma deve distribuire ricchezza cultura servizi democrazia.

«La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? (…) In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore».

Sembrerebbero concetti banali, molto semplici, se distribuisci ricchezza gira una maggiore quantità di denaro da utilizzare per soddisfare ulteriori bisogni o anche sfizi, tutto ciò crea un circolo vizioso che produce ancora più ricchezza. Ma si ha l’impressione che tutto ciò sia di difficile comprensione, il comportamento dei nostri “imprenditori” ricorda quello dei Baroni calabresi i quali pur di non assumere nuova manovalanza e pagarli meglio, rifiutavano di guadagnare di più installando i frantoi oleari preferendo la produzione dell’olio lampante.

Per poter attuare ciò è però necessario un protagonismo, una nuova adesione al sindacato, una nuova presa di coscienza dei propri diritti e dei propri doveri. Troppi agenti si ritengono dipendenti delle loro mandanti e troppe mandanti pensano di trattare i propri agenti come dipendenti. Occorre prendere coscienza del proprio ruolo.  E’ necessario un nuovo protagonismo per ridare futuro alla categoria e riconquistare dignità e partecipazione.          Questo è il momento di riaffermare solidarietà, partecipazione, dialogo, formazione, e tutto ciò può essere attuato solo riaggregandosi intorno alla propria associazione di categoria. Ma tutto ciò non è sufficiente, è necessario riaggregare le varie sigle sindacali che abbiano gli stessi scopi, gli stessi interessi, uscendo dal proprio isolamento, dai propri piccoli centri di potere, tornando a fare solo gli interessi della categoria.

Il declino politico culturale dei nostri parlamentari, dei dirigenti sindacali, della classe imprenditoriale fatta di soli arrivisti ha portato ad una riduzione dei diritti anche agli agenti di commercio. A livello normativo in materia di agenzia siamo ancora il paese più avanzato del mondo, ma è l’interpretazione di queste norme, è la loro applicazione da parte delle imprese che sta mettendo in serio pericolo questo primato. Solo con una seria concertazione tra sindacati datoriali e degli agenti possiamo evitare contenziosi colossali che sono a discapito di tutti, sia dell’agente che della mandante e tornare ad essere i Principi dell’economia.

Il nostro sindacato, l’Usarci, ha iniziato il nuovo anno operando su più fronti, quello previdenziale per assicurare una migliore pensione all’agente, quello assistenziale, per essere di supporto anche economico in alcuni momenti della vita dell’agente, quello contrattuale per garantire maggiori diritti, ed infine su quello fiscale dando rilevanza all’adeguamento della deduzione del costo della vettura, ed al costo del carburante che ha raggiunto costi non più sostenibili. Proprio su questo tema abbiamo contatti con parlamentari per cercare di ottenere dei bonus sul carburante come quello che già godono i camionisti e stiamo mettendo in atto strumenti di protesta più diretti.

Viva l’Usarci, Viva gli agenti di commercio.

 

Giovanni Di Pietro

mercoledì 25 gennaio 2023

Fiducia “condizionata” ad Enasarco da parte di Usarci che insiste sulla formazione degli agenti di commercio


“La nostra missione è  la tutela della categoria degli agenti commerciali; è necessario riportare al centro dell’attenzione della Fondazione Enasarco, con i fatti e non solo a parole, la tutela previdenziale dell’agente. Abbiamo un bilancio che prevede esclusivamente modifiche di spesa al rialzo, nulla che possa essere di supporto alla categoria. Aumentare un po’ di assistenza è come un pannicello caldo ad un malato terminale”. Giovanni Di Pietro, presidente di Usarci, non è particolarmente entusiasta, per usare un eufemismo, delle modifiche di bilancio apportate dai vertici di Enasarco.
“Vi sono tante, troppe situazioni che gridano all’ingiustizia; mi riferisco principalmente alla situazione pensionistica. Oggi l’agente versa un contributo previdenziale altissimo, il 17% sul lordo delle provvigioni, ma di questo contributo, una fetta enorme, circa il 20%, viene decurtato come contributo di solidarietà. Ciò doveva rappresentare un contributo temporaneo, utile a far raggiungere la sostenibilità del fondo a causa della legge Fornero. Ma questa temporaneità si è rivelata come quella delle accise sulla benzina, eterne. Oggi l’agente versa 100 per riottenere dopo anni, seppure con la rivalutazione, un importo inferiore a ciò che ha versato. Ciò è inconcepibile per un ente previdenziale integrativo. Occorre porre dei correttivi immediati a tutto ciò”.

Ma Di Pietro interviene anche sui contributi omessi dalle mandanti. “Non sempre l’ente può intervenire o recuperare i contributi, così l’agente è doppiamente castigato, ha versato la sua quota ma non gli viene riconosciuto alcunché, spesso perdendo addirittura il diritto alla pensione. Occorre da subito intervenire per modificare questa ingiustizia sociale, occorre almeno riconoscere un contributo figurativo per il periodo di omesso versamento, ma ancora di più occorre costituire un fondo di garanzia che possa dare certezza all’agente sui versamenti effettuati”.

 Il voto favorevole, espresso al termine dell’assemblea dei delegati Enasarco, rappresenta solo un atto di fiducia in un cambiamento immediato ed inevitabile.

Ma l’attività di Usarci a tutela degli agenti di commercio prosegue non solo nelle assemblee ma anche sul territorio. Ed Antonello Marzolla, segretario generale del sindacato degli agenti, ricorda che si sta concludendo, presso le varie sedi territoriali Usarci, il corso di formazione interna per i quadri USARCI, iniziato a settembre e che terminerà questo mese. “Il corso – sottolinea Marzolla – ha coinvolto i migliori professionisti  delle associazioni USARCI per condividere e trasmettere ai colleghi
della famiglia idee, approfondimenti, formazione, puntando sugli aspetti della consulenza previdenziale, sindacale e fiscale. Senza dimenticare la fondamentale importanza delle convenzioni stipulate con le università telematiche Pegaso e Mercatorum. In pratica gli agenti di commercio ed i loro famigliari pagano 2mila euro all’anno invece di 3mila. E si scende a 1.500 per due corsi di laurea particolarmente indicati per l’attività degli agenti. “Solo attraverso una adeguata formazione – conclude Marzolla – la categoria potrà affrontare le sfide attuali e del futuro e vincerle”.