lunedì 8 maggio 2023

62° Assemblea Nazionale USARCI- ROMA 5/6 maggio 2023

 Intervento del Presidente Giovanni Di Pietro

Seimila,
seimila in meno amici, è questo il numero degli agenti che annualmente   manca all’appello, questo numero deve farci riflettere. 

Enasarco, Accordi Economici Collettivi, Monomandato, ruolo del sindacato, questi gli argomenti che andremo a trattare 

Cari ospiti, care amiche ed amici, cari delegati Usarci,

Ci eravamo incontrati appena un anno fa e l’invasione della Ucraina da parte della Russia era appena iniziata. Nessuno poteva immaginare che nel nostro continente, dopo gli orrori e gli olocausti del secolo passato si tornasse a guerreggiare, la storia non ci ha insegnato nulla. La nostra cara Europa, il continente più ricco di storia e di cultura, il continente che, se unito sarebbe senza ombra di dubbio economicamente il più forte del mondo, ricade nel vecchio errore, la guerra.  Gli uomini meno intelligenti hanno bisogno della forza per dimostrare la loro egemonia, il predominio sull’altro.  


Pensavamo che durasse poco, che tutto ciò  fosse una follia passeggera, invece è una realtà che è entrata nel secondo anno della sua durata e che rischia di risucchiare altre nazioni.

Non avrei mai pensato che una mia relazione assembleare potesse iniziare con la parola, GUERRA.

Abbiamo combattuto e vinto un virus che ha generato una pandemia globale, ma evidentemente l’uomo non è in grado di debellare definitivamente il male generato dai conflitti.

Noi tutti siamo consapevoli che il dialogo tra stati, la democrazia, la tolleranza, la solidarietà, i principi religiosi sui quali si è fondata la nostra cultura, che si sia credenti o no, fanno parte dei valori che ci sono stati tramandati, e per questo dobbiamo trovare la forza e la determinazione per contrastare qualsiasi tipo di conflitto. 

In tutto ciò si è sentita la mancanza di una politica internazionale promossa dalla comunità Europea, comunità esistente sulla carta ma ancora priva di incisività in politica e finanza internazionale. Questo è un grave deficit.

È di questi giorni l’inizio di un nuovo conflitto in Sudan, mentre dalle cronache sono scomparse le guerre che ormai da anni insanguinano il continente africano, si aprono nuovi scenari di possibili conflitti in Asia con sempre maggior violenza e vittime generando flussi incontrollabili di povera gente disposta anche a morire in mare a fronte della speranza di un approdo in terre più tranquille.

Anche in questo la nostra Europa non ha saputo mettere a terra una politica saggia e condivisa, girando lo sguardo altrove come se quello dei migranti fosse un problema marginale che non riguarda tutti.

In questo scenario grigio e complesso si inserisce la nostra Italia, il cui Pil del 2021 era cresciuto oltre ogni rosea previsione raggiungendo il 6% ma che oggi, proprio a causa delle guerre, dell’impennata delle quotazioni energetiche, delle materie prime, delle speculazioni di finanzieri senza scrupoli e della conseguente crisi geo-politica, viene stimato all’1%.

Ebbene cari amici, se nonostante la sequenza quasi insostenibile di shock negativi nel Paese non si è manifestata anche una crisi sociale, ciò è da attribuire a chi nonostante tutto ha continuato a produrre e funzionare, a chi con senso di responsabilità, dedizione ed impegno quotidiano, ha dato continuità al proprio lavoro stringendo i denti e combattendo l’incertezza.

Tra questi vi è da annoverare anche la nostra categoria, gli Agenti di commercio, categoria che, pur dentro la nebbia della crisi ha saputo vedere la luce delle opportunità, ha saputo adattarsi alle nuove esigenze trasformando il proprio lavoro.

Noi non ci siamo mai fermati, abbiamo continuato la nostra missione che è quella di portare ordini alle aziende che rappresentiamo, e, portare ordini significa produrre e produrre ha come conseguenza l’occupazione, i salari, gli utili, che portano alla crescita economica del paese.

 Ci siamo accollati i proibitivi costi dei carburanti, senza ricevere alcun aiuto dalla politica a differenza di altre categorie, ma non abbiamo mai abbandonato clienti e mandanti.

Sappiamo che ci attendono sfide difficili, alcune strettamente connesse con l’evoluzione della società, mi riferisco al crescente fenomeno del commercio elettronico ed all’incontrastata egemonia dei grandi portali che, al contrario di noi, operano in piena deregulation fiscale ed in aperta concorrenza a chi, per poter svolgere il nostro lavoro, deve essere in possesso di vari requisiti, come quello di  frequentare corsi sempre più difficili da reperire sul mercato, corsi che non possono essere fatti on line. Pensate, è possibile laurearsi in ingegneria, in giurisprudenza, fisica o matematica semplicemente collegandosi ad un portale Universitario, ma l’agente non può fare il corso a distanza, deve essere in presenza. E che dire del fatto che un ingegnere non può promuovere la vendita di prodotti tecnologici, un medico non può essere promotore di medicinali, ma deve svolgere un corso abilitante a differenza del venditore ambulante il quale può iscriversi alla camera di commercio senza alcun corso di formazione, con tutto il rispetto per questa attività.

Questo disordine normativo, questa inettitudine legislativa nei nostri confronti, sommata a tutti gli effetti della crisi sanitaria e bellica ha falcidiato la nostra Categoria, i numeri ne stanno delineando una costante decrescita. Ciò mette in seria difficoltà anche le aziende mandanti che faticano sempre più a trovare rappresentanti facendo lievitare i così detti “procacciatori d’affari”, termine dietro al quale si nascondono Agenti di commercio irregolari, senza diritti contrattuali e senza previdenza Enasarco, sfruttati da mandanti con pochi scrupoli.

Ad oggi in Italia i procacciatori d’affari sono circa sessantamila, un numero di soggetti in larghissima parte irregolari che, non in possesso dei requisiti corsuali previsti dalla Legge 204/85, svolge un’attività illegittima.

Quello dell’obsolescenza della legge 204 è un problema che va risolto se non addirittura abolita.

Questo è un paradigma che non ha riscontro nel resto d’Europa dove non vi sono limitazioni, chiunque può svolgere l’attività, è sufficiente iscriversi alla CCIAA. Si arriva perfino al paradosso di un agente che cancellatosi dal registro imprese dopo 40 anni di attività, perde tutti i requisiti e se volesse riprendere l’attività deve frequentare nuovamente un corso formativo.

Altro aspetto che grida vendetta da parte degli agenti è rappresentato dal bene strumentale per eccellenza: l’autovettura, sottoposta a ben due tagliole, la prima che prevede un valore di deducibilità fermo da oltre 25 anni a 25 mila euro, ed il secondo che prevede una percentuale di deducibilità dell’80%. 

Vi sono poi altre rivendicazioni irrisolte, il monomandato, la patente a punti da equiparare ad altre categorie che vivono sulle strade. 

Altre sfide ci attendono, sono quelle derivanti dalla necessità di rinnovare un assetto normativo portandolo al passo con i tempi, ammodernando la nostra contrattazione collettiva ferma al palo da ormai troppo tempo.

Purtroppo, non vi sono segnali che lascino presupporre un sollecito rinnovo. 

E qui vengo al nostro ruolo, quello dell’USARCI, delle Organizzazioni nostre consorelle e di quelle datoriali. Perché il nostro ruolo di rappresentanza si declina innanzitutto nel perimetro della nostra contrattazione collettiva.

Proprio la contrattazione collettiva è, a mio giudizio, il “cuore” pulsante di un ruolo che rappresenta il motivo stesso della nostra esistenza, della nostra missione.

Purtroppo, tra le nostre controparti è in atto una guerra egemonica, non combattuta con le armi convenzionali, ma più sottile, dove sul campo restano i diritti degli agenti di commercio; tutto ciò al solo scopo di dimostrare la supremazia dell’uno sull’altra, poco importa loro gli strascichi ed i danni che stanno provocando anche all’economia, a loro interessa prevalere e prevaricare. Non hanno il coraggio di far scegliere al mercato chi rappresenta al meglio la categoria che dovrebbero rappresentare, ma ci si incorona primi della classe ed in nome di questo pseudo primato, non riconosciuto, si decide di non confrontarsi con le altre associazioni, colpevoli del reato di lesa maestà, e gli agenti attendono il rinnovo da 11 anni. 

Dai palchi assembleari delle nostre controparti sindacali ascoltiamo e condividiamo ogni ragionamento riguardante la necessità di nuove regole, di buoni investimenti, di formazione continua, di welfare, di incentivi al lavoro per giovani donne e uomini, di sicurezza sociale, però…..

Però sono proprio le nostre controparti ad essere assenti, a non discutere insieme a noi di rinnovi contrattuali, di welfare, di formazione di patti che possano essere “la” condizione per un rilancio delle imprese che rappresentiamo ed alla quali siamo legati dai risultati dei nostri ordini.

Ci serve capire dalle nostre controparti se credono veramente alla contrattazione collettiva oppure se il loro tergiversare ha il solo scopo di ritardare l’applicabilità della normativa europea in tema di agenzia, normativa emanata per eliminare le differenze legislative tra i vari stati, disuguaglianze che loro invece acuiscono con la ricerca e l’applicazione di mille cavilli contrattuali ed operativi che in nessun altro paese sarebbero accettati dalla magistratura. 

Cosa accadrà del contratto del settore commercio? Per i motivi già elencati non si prospetta una facile soluzione, metteremo tutto il nostro impegno per giungere ad una pronta conclusione. 

Ci serve capire se esse credono veramente che la via della contrattazione sia la via maestra attraverso la quale far transitare un futuro concordato per chi rappresentiamo.

L’USARCI da sempre ha affermato di credere ad una unità sindacale vera, fatta di posizioni diverse, anche dure, ma orientate sempre e comunque ad un confronto per la tutela degli agenti che rappresentiamo.

Ormai da tempo il cammino di USARCI si è intrecciato con quello di Fisascat-Cisl, un passo significativo che ha lo scopo di rafforzare i nostri ruoli anche e soprattutto nei rapporti intersindacali.

Noi ci crediamo

Credo che non si possa domandare alla politica di fare ciò che noi per primi non siamo in grado di fare.

Per prima cosa sottolineo la necessità di una vera coesione tra consorelle nell’affrontare i temi cardine che riguardano il nostro lavoro ed il nostro futuro. Sarebbe opportuno sottoscrivere un documento di fattività dove siano elencate progetti e preminenze e si torni a fare gli interessi degli agenti con i fatti, non solo a parole. A loro dico: 

“ANDIAMO AVANTI INSIEME”

 

Le recenti vicende che hanno caratterizzato la vita dell’Enasarco hanno certamente contribuito ad acuire delle fratture che però credo vadano rimarginate, serve un passo indietro di tutti per fare poi tutti quei passi avanti indispensabili alla buona politica in favore della nostra Categoria.

Ciò è avvenuto anche a causa delle elezioni Enasarco del 2020 dove uno statuto scellerato ha messo le parti sociali l’una contro l’altra con la conseguenza che, pur di prevalere l’una sull’altra, si è fatto ricorso ad alleanze improvvide e deleterie.  

Il risultato è immediatamente salito alla ribalta; ricorsi ai tribunali, cambio di maggioranze imposte dal giudice in barba ad ogni più semplice regola democratica, una presidenza inefficace e presuntuosa ed un continuo cambio di casacca, il tutto per meri interessi personali. 

Ma chi ne paga le conseguenze di tutto ciò? È il solito agente di commercio troppo preso a portare a casa il companatico, non si accorge del serio pericolo che incombe sul suo futuro previdenziale. 

 Tutto ciò è folle; l’Enasarco deve tornare ad essere degli agenti di commercio e delle parti sociali che l’hanno fondata, le stesse parti sociali che hanno sottoscritto gli AEC; 

Il nostro è un ente di previdenza dilaniato da troppe identità e da troppi interessi, di Enasarco si parla male fin anche negli atti dello scandalo Vaticano.   

Le cose, in casa Fondazione, non vanno affatto bene, la continua erosione dei contribuenti, l’aumento costante dei pensionati, i risultati catastrofici di troppi cattivi investimenti, un’esasperata litigiosità, rischiamo di comprometterne la sussistenza. 

Voi tutti siete a conoscenza di ciò che è avvenuto nell’Assemblea dei delegati della scorsa settimana, dove un nostro intervento di denuncia sull’operato del presidente e la conseguente bocciatura del bilancio consuntivo, hanno provocato malumori e disappunti, ad esclusione della Fisascat Cisl, nessun altro sindacato ha sostenuto la nostre richieste, anzi, vi è stata quasi una ovazione per i bilanci, come se il solo bilancio costituisse un vantaggio per l’agente. 

Abbiamo un contributo di solidarietà che erode oltre il 20% della pensione, abbiamo una perequazione che è decisa dal CDA non dall’ISTAT, e tutto ciò in nome della sostenibilità dell’Ente; L’Enasarco non pensa più alle pensioni degli agenti ma esclusivamente a come sopravvivere.

Va ristabilito un equilibrio che permetta una sana riflessione su tutto ciò che deve essere fatto, per assicurare le pensioni future e presenti alla nostra Categoria.

Un equilibrio che passa attraverso le leve di Governo della Fondazione e le persone che le rappresentano, cosa che però al momento non soddisfano affatto l’USARCI.

Spero vivamente che le riflessioni che le varie componenti del Consiglio di Amministrazione di Enasarco stanno svolgendo, portino velocemente a delle soluzioni che possano dare quello slancio indispensabile al futuro della nostra Fondazione che al momento non si è affatto visto.

L’USARCI non ha rancori di sorta con le altre sigle sindacali presenti in CDA, anche se ne avrebbe validissimi motivi, noi diamo la nostra disponibilità a soluzioni diverse di quelle attuali solo per il bene degli agenti. 

Fuori i voltagabbana, gli arrivisti, gli approfittatori e fuori i pseudo sindacati. 

Occorre un nuovo patto sociale dove, pur nelle proprie identità, si torni a fare solo gli interessi di quelli che rappresentiamo, senza rancori, senza espedienti. Le guerre, come vediamo in Ucraina, portano solo morte e distruzione, e vantaggi per gli approfittatori senza scrupoli.

Occorre che i Sindacati tornino a fare politica sindacale, i sindacati possono e devono contare su tre diverse grandi funzioni strategiche

• la rappresentanza politica a tutela degli interessi degli Agenti lavoratori; 

• l’erogazione di servizi e assistenza agli agenti;

• la terza, quella più critica, rivolta alla promozione di politiche economiche, della crescita numerica della categoria, individuando ed inglobando le grandi sacche di procacciatori e di consulenti addetti alle vendite, riportandoli nell’alveo dell’agenzia. 

Mentre la prima è pressoché raggiunta, per la seconda occorre  migliorare la gamma dei servizi offerti e adeguarla alle nuove esigenze, è necessario rendere valutabile l’effettiva utilità del contributo associativo versato da ciascuno attraverso l’analisi del valore dei servizi erogati, occorre potenziare le comunicazioni inter associative con l’utilizzo dei più avanzati strumenti telematici, incrementare gli investimenti in formazione e aggiornamento delle risorse umane, cercare di evitare frammentazioni e duplicazioni nel sistema  associativo.

 

Il terzo punto appare più complesso, occorre favorire una politica che persegua una funzione strategica delle organizzazioni sindacali, quella relativa alla promozione di politiche economiche per un maggiore sviluppo finanziario e della società, tanto più crescerà il reddito pro capite tanto più ne beneficeranno le nostre vendite. 

Non è facile pensare ad un sindacato che si proponga come modello progettuale, ma è un passaggio obbligato per la crescita e sviluppo di tutta la nazione. 

Gli Agenti di commercio sono figure baricentriche, incastonate tra chi produce e chi commercializza, di quel terziario che storicamente è sempre stato il motore della ripartenza economica italiana.

Un terziario che ha sempre trainato i consumi interni e che oggi, a causa di un tasso d’inflazione a due cifre, vedono ridursi il potere d’acquisto e della ricchezza delle famiglie e con esso la capacità di spesa. 

E se ancora non si fosse capito, sono proprio i consumi il principale e prezioso carburante della nostra economia, che da troppo tempo non cresce e che rischia, a causa della riduzione dei risparmi e alla crescente incertezza, di contrarre la ripresa.

Tutto ciò richiederebbe un occhio di riguardo nei confronti del terziario e della nostra Categoria, e oggi se ne presenta l’occasione.

Tra il 2021 ed il 2027 l’Italia dovrà gestire ben 470 miliardi del PNRR e non possiamo correre il rischio di mancare investimenti e riforme.

Chiediamo delle politiche che siano a misura di professionisti, ed in particolare per quelle non ordinistiche come quella degli Agenti di commercio, capaci di incentivare i giovani ad intraprendere questa attività ed in grado di dare tutele ed incentivi.

Siamo in una stagione di grandi sfide, sfide che per essere superate hanno bisogno di una saggia politica energetica che rafforzi l’efficienza ed il risparmio.

Non è giusto, cari amici, che tutto ciò ricada sulle spalle del nostro lavoro e delle nostre famiglie.

Servono dunque strumenti e soluzioni che vanno ricercate nel confronto con le rappresentanze di categoria ed il Governo, insieme, affinché le risorse del PNRR siano una leva per tutti e per una ripartenza di tutti.

Questo discorso lo concluderò dando un titolo ai lavori che svolgeremo in questi giorni, un titolo che vada oltre ai tanti servizi che sappiamo dare ai nostri associati, un titolo che sia un po’ il riassunto di tutto ciò che siamo e che vogliamo essere anche domani:

questo titolo è: “riportiamo il nostro cuore a battere nel sindacato” 

credo che sia importante farlo!

Le donne e gli uomini che oggi sono qui come delegati sono la nostra Usarci, noi ci saremo anche in futuro, sempre vicino agli Agenti di Commercio e non solo a loro, vicino alle aziende che rappresentiamo, vicino ai nostri clienti vicini al nostro Paese che portiamo nella nostra mente e nel nostro cuore.

Viva L’usarci

Grazie

Giovanni Di Pietro


venerdì 28 aprile 2023

Usarci boccia il bilancio preventivo Enasarco. Ed avanza dubbi sulla correttezza dei rapporti bancari

 


Fonte ELECTOMAGAZINE  28 aprile 2023 

Non è andato leggero Giovanni Di Pietro, presidente dell’Usarci, nella sua dichiarazione di voto  all’assemblea dei Delegati Enasarco.

Al di là  dei due voti favorevoli ed uno contrario, si può notare – nella dichiarazione che riportiamo integralmente più sotto – che è la bocciatura politica quella che emerge. Politica non nel senso di appartenenza partitica, ma nel senso di una gestione dell’ente per nulla trasparente e che ha sollevato i dubbi di Di Pietro anche in merito alla correttezza di alcuni comportamenti.

Dunque un voto favorevole al bilancio consuntivo ma solo ed esclusivamente a tutela degli agenti di commercio, ma voto contrario al bilancio preventivo proprio per sottolineare le gravissime mancanze dell’attuale presidenza Enasarco. Nel merito, per tutte le iniziative a favore degli agenti “dimenticate” e per “strani” rapporti con il mondo bancario, ma anche nel metodo, nei comportamenti.

Uno scontro durissimo che, sicuramente, è destinato a proseguire.

Segue il testo completo della dichiarazione di voto alla assemblea dei delgati ENASARCO del 27 aprile 2023

Signore e signori delegati,

Signor Presidente

membri del collegio sindacale e degli organi di controllo –

In questa sede odierna siamo chiamati ad approvare il bilancio, il budget e il codice etico: punti sui quali intendo preannunciare  il voto favorevole dell’ USARCI per quanto concerne il bilancio consuntivo solo ed esclusivamente per ragioni di responsabilità verso gli agenti, mentre il voto per il bilancio preventivo è assolutamente negativo; mentre, per ciò che attiene il codice etico, seppure con qualche riserva dichiariamo il voto favorevole.

Tali voti però, vengono espressi con delle qualificazioni che riteniamo necessarie e quantomai opportune.

In questo esercizio, abbiamo apprezzato un comportamento non lineare del Presidente, e riteniamo che egli, spesso, si sia sottratto ai doveri di probità, correttezza e diligenza alla cui stretta osservanza egli è viceversa obbligato.

Non è mia intenzione in questa sede ripercorrere dibattiti e diatribe che si sono svolte in consiglio di amministrazione  e in tale sede saranno ovviamente risolte, come il caso della mancata adozione del regolamento del Cda, della mancata trasparenza su incarichi nei comitati e legali, sulle autodesignazioni illegittime cui pure abbiamo assistito con un certo negativo stupore. Che dire poi della mancata convocazione delle parti sociali, la mancata perequazioni delle pensioni, vi sono circa 130 mila pensionati che attendono, che dire della mancata valutazione di metodi e strategie per l’allargamento della base contributiva nonostante la forte sofferenza della fondazione sul fronte dei requisiti di legge causata dall’ormai difficile rapporto attivi/pensionati,

Infine cosa dire della mancata comunicazione della informativa ministeriale 195 del 22 aprile 2022      sull’irrituale e sistematico rinnovo della commissione elettorale in contrasto con l’ordinamento?

Sig. Presidente, intendo lasciare a verbale tre quesiti a lei rivolti sulla base di dati emersi da fonti pubbliche.

Faccio riferimento all’articolo on-line del 15 3 2023 CITYWIRE “Esclusiva – Alfonsino MEI lascia IW private Sim per entrare nel cda di una banca” e chiedo siano messi a verbale i seguenti rilievi, a nostra tutela e altrui responsabilità.

A)Laddove si riporta che sino al febbraio 2023 il presidente Mei fosse membro di IW Private Sim, del gruppo Intesa: NON è questa una ragione che pone un’ombra di illegittimità sulla sua proposta fatta nel Dicembre del 2022di investimento nel capitale di Banca Intesa?

B)Laddove in data 15 marzo l’articolo riposta che il presidente Mei sarebbe stato designato come membro delCda di BPM Vita: NON è questa una circostanza oscura, stante il fatto che egli si è poi effettivamente designato in tale ruolo, ma che nel cda del 27 marzo 2023 egli aveva sottoposto al CdA una richiesta di individuare un membro designato dal medesimo CDA. Era forse una messa in scena per coprire un investimento fatto per un ruolo personale?

C)Laddove l’articolo riporta un potenziale ruolo del Presidente Mei nel Credit Agricole: NON è questa una circostanza che fa pensare al fatto che in BPM, nonostante l’importante investimento, alla Fondazione non siano stati riservati ruoli di governance mentre Credit Agricole ne ha avuti doppi? Ci sono forse Patti diretti tra il presidente e Credit Agricole alle spalle o peggio ai danni della Fondazione in relazione alla spartizione di ruoli e cariche?


Ritengo, signori intervenuti, che questi siano quesiti che gettano un’ombra oscura e grave sull’operato del Presidente per il quale non esprimiamo la nostra fiducia, chiedendo nel contempo di rimettere al CDA di fare i necessari approfondimenti prendere le conseguenti decisioni Auspichiamo che lei, Presidente, possa rispondere opponendo comportamenti leciti che allo stato non sembrano
ipotizzabili.


Giovanni Di Pietro
Mauro Ristè
Massimo Azzolini
Marcello Gribaldo
Miriam Maria Catalano
Guido Romanelli
Luigi Doppietto

 

 



 


sabato 15 aprile 2023

Di Pietro (Usarci): costruiamo insieme il “nuovo Enasarco”


L’Enasarco è costantemente sotto attacco. Un ente considerato quasi come una sanguisuga che si abbevera con il sangue degli agenti di commercio. 

Giovanni Di Pietro, presidente di Usarci, è davvero così? 

 No. L’Enasarco rappresenta da oltre 70 anni, l’ente previdenziale integrativo degli agenti di commercio ed è l’ente che che identifica l’intera Categoria nella Società e nel mondo delle Istituzioni. In quanto “Istituzione” subisce da parte degli Agenti di commercio la stessa scarsa considerazione che viene riservata a tutte le strutture impositive di un pagamento obbligatorio; esso il più delle volte viene giudicato distaccato dalla Categoria, incapace di interpretare le reali esigenze della stessa, erogatore di prestazioni a basso valore aggiunto e talvolta inutile. Non dobbiamo guardare all’Enasarco come un ulteriore ente che ci succhia denaro, non esiste nel mondo un Ente come il nostro che eroghi la doppia pensione, i colleghi delle altre nazioni ce lo invidiano, infatti non vi sono altri esempi di lavoratori autonomi che ricevano un contributo pensionistico del 50% pagato dalle mandanti. 

 Perché questa ostilità, allora?

 L’ostilità da parte di uno sparuto numero di agenti, verso la Fondazione, si ha perché la si reputa, a torto, il reale soggetto che dovrebbe riportare e risolvere le numerose istanze di una Categoria che si ritiene non considerata, e abbandonata a se stessa. Ciò non risponde assolutamente al vero, fatto è che l’Italia è il primo paese al mondo che, grazie proprio ai sindacati di categoria, si è data una normativa considerata la più avanzata al mondo, e di ciò dobbiamo prenderne atto. Ciò non vuol dire che tutti i problemi sono risolti, anzi, grazie alla “furbizia” delle mandanti, occorre sempre stare all’erta e cercare di parare i colpi bassi che ci vengono continuamente inflitti. In Italia la situazione degli agenti di commercio è molto diversa rispetto al resto d’Europa. Il nostro paese, rispetto al resto del mondo, presenta diverse anomalie in materia di agenzia, siamo il paese europeo con più agenti di tutti, 210 mila circa contro i 40mila della Germania, 25 mila della Francia, solo la Spagna ci segue a ruota con 165 mila agenti, tutte le altre sono ben al di sotto dei 25 mila. In contrapposizione a questi dati dove deteniamo il primato, troviamo che il reddito pro capite degli agenti italiani è posizionato all’ultimo posto con 41.976 euro in media pro capite contro i 265 mila della Germania, i 311 mila della Norvegia, i 226 mila della Svezia, gli 83 mila euro della Spagna, e gli 85 mila della Francia. A livello di provvigioni, di reddito, siamo il fanalino di coda di tutta l’Europa. L’Enasarco, e con esso la categoria degli agenti, poggia su presupposti organizzativi e lavorativi ormai superati. L’evoluzione informatica ha stravolto la distribuzione commerciale e con essa anche il mondo degli agenti è in continua evoluzione, è cambiato il modo di approcciarsi ai clienti, al sistema di vendita, dove il compito dell’agente non è più quello di vendere, ma di offrire servizi al cliente, consulenza, soluzioni, nonostante ciò, però, veniamo pagati solo per quello che risciamo a vendere, non ci viene riconosciuto dalle mandanti questo plusvalore. Anche la forma giuridica dell’agenzia sta mutando profondamente, da agenti ditte individuali, abbiamo visto prima nascere le società di persona, ma poi, da qualche anno, vi è un fiorire di agenti sotto forma di società di capitali, ed a questi non vengono riconosciuti pensioni e assistenza come per tutti gli altri agenti. È cambiato il mondo esterno, ma la categoria non ha reagito in modo adeguato. 

Con quali conseguenze? 

Nell’ultimo decennio la Categoria censita dall’Enasarco ha subito un calo numerico costante, al contrario sono aumentate a dismisura altre figure professionali come ad esempio i procacciatori d’affari che si stima abbiano raggiunto la cifra considerevole di oltre 80 mila unità. Ciò ha provocato una sempre più crescente evasione contributiva ed una tutela inesistente sia previdenziale che commerciale di questi nuovi. E’ necessario ricondurre tutte quelle nuove figure professionali “incaricate di promuovere la conclusione delle vendite” nel naturale solco del rapporto di agenzia. E’ necessario ripensare ad un nuovo welfare per gli agenti di commercio come lo si sta facendo per tutti i lavoratori integrando ed attualizzando quello esistente, rivedendo la parte assistenziale gestita dall’Enasarco non in linea con le reali esigenze. L’attuale metodo di contribuzione Enasarco risulta essere inadeguato in particolare per tutti gli Agenti monomandatari, in quanto l’imponibile previdenziale, conseguenza di un massimale inadeguato, li costringe ad una aspettativa pensionistica completamente scollegata al reale reddito. Il meccanismo attuale degli investimenti Enasarco è composto prevalentemente da asset immobiliari, ciò non consente alla Fondazione di svolgere quel ruolo di “cerniera” utile ed indispensabile alla Categoria. Proprio per questi motivi, il calo degli agenti ed il bassissimo reddito, si rende necessario una riforma strutturale del nostro ente Pensionistico.

 Presidente, come immagina il “nuovo Enasarco”? 

 Il “nuovo” Enasarco deve porsi come obiettivo quello di tornare ad essere un ente che sia veramente degli agenti di commercio, come lo è stato negli anni della sua fondazione, un orgoglio della Categoria, un plusvalore invidiabile di chi svolge un’attività tra le più difficili ed in perenne evoluzione. Deve riprogrammare le proprie prestazioni, limitandone il numero ma migliorandone i contenuti adeguandoli alle attuali aspettative della Categoria e ciò coinvolgendo gli attori che insieme ad esso rappresentano la Categoria, ovvero le forze sociali. Il “nuovo” Enasarco deve avvicinarsi alla Categoria, entrando nel merito dei bisogni e delle aspettative, deve essere quel “catalizzatore” di interessi specifici che riguardano il mondo dei propri contribuenti rivedendo il sistema della contribuzione per renderlo più equo e aderente alla realtà, ad esempio prevedendo la contribuzione anche per gli amministratori delle società di capitali, in linea con quanto fatto dall’Inps. Il “nuovo” Enasarco deve promuovere un welfare adeguato, deve concentrare le risorse disponibili e promuovere tavoli di confronto con le forze sociali su argomenti strategici quali il welfare stesso e la formazione. Il “nuovo” Enasarco deve informatizzare i propri processi, in modo che vi sia un rapporto diretto con i propri assistiti, occorre rivedere il ruolo e la distribuzione dei propri uffici periferici per essere sempre più accanto agli assistiti ed alle aziende mandanti. Il “nuovo” Enasarco deve rivoluzionare il proprio metodo degli investimenti, occorre impiegare le risorse a vantaggio del Paese e del mondo delle imprese senza le quali non esisterebbero gli Agenti di commercio. Il “nuovo” Enasarco deve essere coerente con le politiche economiche del Paese, ma chi Governa ed ha necessità dell’Enasarco, deve rendere facile il lavoro di chi ha come obbiettivo quello di far crescere le aziende ed il Paese. Il nuovo Enasarco deve garantire ai propri iscritti, gli agenti, la certezza dei versamenti contributivi creando, se necessario, un apposito fondo. Non è pensabile che l’agente versi e la mandante si appropri dei versamenti ed in caso di fallimento o concordato l’agente perda tutto con il doppio, aver perso i soldi e la pensione. Il nuovo Enasarco deve garantire una pensione che sia in linea con i contributi versati, occorre ridurre drasticamente il contributo di solidarietà, contributo istituito dalla la cosiddetta legge Fornero che ha portato da 30 a 50 anni la sostenibilità degli enti previdenziali, ma per fare tutto ciò occorrerebbe una forte coesione tra i vari sindacati degli agenti, tralasciando i personalismi, i dualismi, gli interessi di bottega e combattendo senza se e senza ma chi vorrebbe gestire il nostro ente solo per proprio tornaconto, i cosiddetti gruppi di interesse e di camarille, questi devono essere allontanati e spazzati via. Non è certamente facile attuare un programma così complesso, ma occorre iniziare, e noi dell’Usarci siamo già impegnati su questo fronte.

domenica 29 gennaio 2023

Per il 2023 Vogliamo Un Nuovo Patto Socio Unitario

 

Un Progetto a lungo respiro ma necessario

 Di Pietro USARCI

Da troppo tempo oramai i partiti politici ma anche i sindacati difettano di programmi a lungo termine, si ragiona, si legifera, si approntano programmi solo per il contingente, il futuro lo si vive alla giornata, non si progetta, non si legifera per le generazioni future, l’usa e getta è entrato anche nell’uso delle norme. Al momento ci interessa solo il pensiero di chi è deputato a tutelare i lavoratori, siano essi dipendenti, siano essi autonomi come nel nostro caso gli agenti di commercio.

Anche qui, le Associazioni vivono solo di quotidiano, si sostiene solo tutto ciò che è populista, ovvero tocca la pancia di ognuno di noi, poco interessa il futuro, non importa mediare sui valori di solidarietà fra i lavoratori, il concetto di equità viene confuso con quello di eguaglianza, si guarda esclusivamente al proprio interesse puntando sulla demagogia. Non si appartiene più ad un gruppo dove si condividono ideali, scelte, progetti, si è solo tifosi del proprio gruppo, e come ogni tifoso la decisione arbitrale è accettata solo se favorisce la propria squadra.

Tutto ciò provoca un rigetto verso le varie associazioni, una diffidenza verso chi è chiamato a rappresentarci additandoli non come propri paladini ma, come una casta che occorre combattere. E’ innegabile che in questo paese i modelli di “furbizia” e di opportunismo, non mancano, complice le leggi permissive, i giudici corrotti e compiacenti ed avvocati senza scrupoli. Eppure, come in tutti i settori, le persone che operano con onestà, rappresentano la quasi totalità dei vari organismi, e sono questi i modelli che devono rappresentarci, quelli ai quali dovremmo dare il nostro appoggio sia morale che materiale.

Se non invertiamo questo percorso insensato di sfiducia e di acredine verso i sindacati, si rischia di provocarne uno sfaldamento che va a vantaggio solo ed esclusivamente delle nostre controparti che già hanno troppo potere ma rischiamo di fornirgli ulteriori motivi per rinforzarsi ulteriormente per mancanza di contrasto.

Certo, anche i sindacati devono fare la loro parte, è necessario riconquistare fiducia ma nello stesso tempo è importante dare fiducia, è indispensabile avvicinarsi di più agli agenti, non sono sufficienti social radio o webinar, anzi, spesso sono controproducenti. In molti casi manca un moderatore che possa regolare lo scambio di idee oppure il moderatore censura le voci di dissenso, o si danno false informazioni ad hoc, le cosiddette Fake news, in tutti i casi è il dialogo che viene a mancare, la dialettica è indispensabile per la crescita socioculturale e la comprensione delle vere necessità. I campioni presenti sui social, seppure nutriti, non rappresentano tutto il mondo dell’agenzia ma solo una parte infinitesimale, mentre occorrerebbe dar voce, confrontarsi con la massa assente. Occorre tornare alla partecipazione attiva, solo così si potrà avere il riconoscimento delle rappresentanze e queste potranno ricondurre il sindacato ad una nuova e più moderna concertazione. 

Occorrerebbe porre l’accento sull’economia, sulla distribuzione, sulle nuove esigenze sociali, sulla funzione dell’agente in questo nuovo assetto socioeconomico dove la crescita dell’E-commerce è galoppante, ma in tutto questo dovrebbero essere di supporto i sindacati datoriali (Confindustria, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Confapi) i quali dovrebbero offrire ai loro aderenti nuovi indirizzi di marketing, nuovi sistemi commerciali, solo così si potrà porre un freno alla crescita delle vendite internet. Fin quando un cittadino potrà ordinare stando comodamente seduto allo stesso prezzo del negozio, ma spesso a meno, ricevere a casa l’articolo prescelto nel giro di 24 ore, decidere se tenerlo o meno avendo 30 gg di tempo, rispedirlo a spese del destinatario ed ottenerne il rimborso totale, difficilmente il commerciante potrà competere con questo sistema. Il metodo commerciale tradizionale è datato, non si sostituiscono gli articoli acquistati, mai viene reso il denaro, duemila difficoltà per la eventuale sostituzione, orari o giorni prestabiliti, subire l’interrogatorio del perché e per come lo si vuole cambiare, tutto ciò non aiuta.

Occorrerebbe una nuova piattaforma unitaria tra tutte le parti sociali sia dei lavoratori che datoriali, una piattaforma che individui nuove strategie per un modello di società organico e solidale dove l’imprenditore, come affermava Olivetti, non deve guardare solo l’indice dei profitti ma deve distribuire ricchezza cultura servizi democrazia.

«La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica, giusto? (…) In fabbrica si tengono continuamente concerti, mostre, dibattiti. La biblioteca ha decine di migliaia di volumi e riviste di tutto il mondo. Alla Olivetti lavorano intellettuali, scrittori, artisti, alcuni con ruoli di vertice. La cultura qui ha molto valore».

Sembrerebbero concetti banali, molto semplici, se distribuisci ricchezza gira una maggiore quantità di denaro da utilizzare per soddisfare ulteriori bisogni o anche sfizi, tutto ciò crea un circolo vizioso che produce ancora più ricchezza. Ma si ha l’impressione che tutto ciò sia di difficile comprensione, il comportamento dei nostri “imprenditori” ricorda quello dei Baroni calabresi i quali pur di non assumere nuova manovalanza e pagarli meglio, rifiutavano di guadagnare di più installando i frantoi oleari preferendo la produzione dell’olio lampante.

Per poter attuare ciò è però necessario un protagonismo, una nuova adesione al sindacato, una nuova presa di coscienza dei propri diritti e dei propri doveri. Troppi agenti si ritengono dipendenti delle loro mandanti e troppe mandanti pensano di trattare i propri agenti come dipendenti. Occorre prendere coscienza del proprio ruolo.  E’ necessario un nuovo protagonismo per ridare futuro alla categoria e riconquistare dignità e partecipazione.          Questo è il momento di riaffermare solidarietà, partecipazione, dialogo, formazione, e tutto ciò può essere attuato solo riaggregandosi intorno alla propria associazione di categoria. Ma tutto ciò non è sufficiente, è necessario riaggregare le varie sigle sindacali che abbiano gli stessi scopi, gli stessi interessi, uscendo dal proprio isolamento, dai propri piccoli centri di potere, tornando a fare solo gli interessi della categoria.

Il declino politico culturale dei nostri parlamentari, dei dirigenti sindacali, della classe imprenditoriale fatta di soli arrivisti ha portato ad una riduzione dei diritti anche agli agenti di commercio. A livello normativo in materia di agenzia siamo ancora il paese più avanzato del mondo, ma è l’interpretazione di queste norme, è la loro applicazione da parte delle imprese che sta mettendo in serio pericolo questo primato. Solo con una seria concertazione tra sindacati datoriali e degli agenti possiamo evitare contenziosi colossali che sono a discapito di tutti, sia dell’agente che della mandante e tornare ad essere i Principi dell’economia.

Il nostro sindacato, l’Usarci, ha iniziato il nuovo anno operando su più fronti, quello previdenziale per assicurare una migliore pensione all’agente, quello assistenziale, per essere di supporto anche economico in alcuni momenti della vita dell’agente, quello contrattuale per garantire maggiori diritti, ed infine su quello fiscale dando rilevanza all’adeguamento della deduzione del costo della vettura, ed al costo del carburante che ha raggiunto costi non più sostenibili. Proprio su questo tema abbiamo contatti con parlamentari per cercare di ottenere dei bonus sul carburante come quello che già godono i camionisti e stiamo mettendo in atto strumenti di protesta più diretti.

Viva l’Usarci, Viva gli agenti di commercio.

 

Giovanni Di Pietro

mercoledì 25 gennaio 2023

Fiducia “condizionata” ad Enasarco da parte di Usarci che insiste sulla formazione degli agenti di commercio


“La nostra missione è  la tutela della categoria degli agenti commerciali; è necessario riportare al centro dell’attenzione della Fondazione Enasarco, con i fatti e non solo a parole, la tutela previdenziale dell’agente. Abbiamo un bilancio che prevede esclusivamente modifiche di spesa al rialzo, nulla che possa essere di supporto alla categoria. Aumentare un po’ di assistenza è come un pannicello caldo ad un malato terminale”. Giovanni Di Pietro, presidente di Usarci, non è particolarmente entusiasta, per usare un eufemismo, delle modifiche di bilancio apportate dai vertici di Enasarco.
“Vi sono tante, troppe situazioni che gridano all’ingiustizia; mi riferisco principalmente alla situazione pensionistica. Oggi l’agente versa un contributo previdenziale altissimo, il 17% sul lordo delle provvigioni, ma di questo contributo, una fetta enorme, circa il 20%, viene decurtato come contributo di solidarietà. Ciò doveva rappresentare un contributo temporaneo, utile a far raggiungere la sostenibilità del fondo a causa della legge Fornero. Ma questa temporaneità si è rivelata come quella delle accise sulla benzina, eterne. Oggi l’agente versa 100 per riottenere dopo anni, seppure con la rivalutazione, un importo inferiore a ciò che ha versato. Ciò è inconcepibile per un ente previdenziale integrativo. Occorre porre dei correttivi immediati a tutto ciò”.

Ma Di Pietro interviene anche sui contributi omessi dalle mandanti. “Non sempre l’ente può intervenire o recuperare i contributi, così l’agente è doppiamente castigato, ha versato la sua quota ma non gli viene riconosciuto alcunché, spesso perdendo addirittura il diritto alla pensione. Occorre da subito intervenire per modificare questa ingiustizia sociale, occorre almeno riconoscere un contributo figurativo per il periodo di omesso versamento, ma ancora di più occorre costituire un fondo di garanzia che possa dare certezza all’agente sui versamenti effettuati”.

 Il voto favorevole, espresso al termine dell’assemblea dei delegati Enasarco, rappresenta solo un atto di fiducia in un cambiamento immediato ed inevitabile.

Ma l’attività di Usarci a tutela degli agenti di commercio prosegue non solo nelle assemblee ma anche sul territorio. Ed Antonello Marzolla, segretario generale del sindacato degli agenti, ricorda che si sta concludendo, presso le varie sedi territoriali Usarci, il corso di formazione interna per i quadri USARCI, iniziato a settembre e che terminerà questo mese. “Il corso – sottolinea Marzolla – ha coinvolto i migliori professionisti  delle associazioni USARCI per condividere e trasmettere ai colleghi
della famiglia idee, approfondimenti, formazione, puntando sugli aspetti della consulenza previdenziale, sindacale e fiscale. Senza dimenticare la fondamentale importanza delle convenzioni stipulate con le università telematiche Pegaso e Mercatorum. In pratica gli agenti di commercio ed i loro famigliari pagano 2mila euro all’anno invece di 3mila. E si scende a 1.500 per due corsi di laurea particolarmente indicati per l’attività degli agenti. “Solo attraverso una adeguata formazione – conclude Marzolla – la categoria potrà affrontare le sfide attuali e del futuro e vincerle”.

 

giovedì 22 dicembre 2022

“Un Natale con tutti Voi”.  Gli auguri di Usarci agli Agenti di Commercio

“Un Natale con tutti Voi”. 

Gli auguri di Usarci agli agenti di commercio

E’ volato via anche quest’anno, siamo alle soglie del Natale e tra pochi giorni chiuderemo anche il 2022.
Il Natale per sua natura ci invita ad una maggiore tolleranza, altruismo, ci spinge a un abbraccio generale ed a festeggiare con i propri cari questa ricorrenza che da festività religiosa cristiana si è ormai trasformata anche in una festività laica.
Il 2022 è trascorso tra alti e bassi, seppure l’economia ha subito una considerevole ripresa, basti vedere il balzo del pil registrato nell’anno corrente. La ripresa purtroppo non ha coinvolto tutti.


La nostra categoria, quella degli agenti Commerciali, non può ritenersi soddisfatta dell’andamento generale. Le sacche di insoddisfazione sono tante, i settori che non hanno ottenuto incrementi nelle vendite sono molteplici, e tutto ciò ha creato un divario ancora più evidente tra gli stessi agenti.
I carburanti, la luce, il gas, il riscaldamento, senza parlare di tutti i beni compresi quelli di prima necessità, hanno subito un aumento superiore ai due decimali arrivando in alcuni casi anche al 60-70%, tutto ciò ha messo in ginocchio intere famiglie di agenti che saranno costrette ad un Natale all’insegna della parsimonia.
Proprio a questi meno fortunati, alle loro famiglie, ai loro bambini, va il mio pensiero e quello di tutta l’USARCI, ricordando loro che non li abbiamo abbandonati né dimenticati, anzi, sono in cima alla lista delle nostre battaglie.
Il nostro impegno sarà quello di un maggiore coinvolgimento con le forze potitiche; dovranno ascoltarci, siamo pronti a sit-in di protesta e ad azioni eclatanti se non ci daranno ascolto.
Non so se il nuovo governo conosca e voglia cercare di risolvere i problemi della categoria, probabilmente hanno ancora in mente lo stereotipo dell’agente con la fuoriserie, con abiti griffati, i ristoranti migliori, forse non si sono accorti che oggi la maggior parte degli agenti viaggia con utilitarie, e pranza con panini.
La contrattazione collettiva è ferma, gli AEC sono ormai scaduti da anni, i diritti degli agenti vengono calpestati quotidianamente con veri e propri ricatti che equivalgono allo stalking ed al mobbing.
Dobbiamo spezzare questa routine, per far ciò è necessario riuscire a mantenere forte il legame tra la categoria e l’Usarci, occorre spiegare bene ciò che stiamo facendo, ciò che andremo a fare ed anche, se necessario, ciò che non riusciamo a fare.
Non sempre ci riusciremo, ma dobbiamo farlo, tutti insieme, nessuno escluso. Chi continuerà a restare chiuso nel proprio mondo, senza aprirsi, senza essere di supporto al prossimo, senza partecipare, contribuirà al fallimento di ogni iniziativa.
Questo 2022 è stato l’anno del congresso dell’Usarci con il rinnovo degli organi dirigenti e siamo tutti impegnati alla ricerca delle migliori soluzioni per la categoria.
Il nostro sindacato è in costante crescita, ciò dimostra una notevole vitalità a tutti i livelli compreso quelli provinciali a riprova della professionalità e della bontà dei servizi offerti.
Ciò ci gratifica molto e ci è da sprone per migliorarci sempre più.
Gli agenti ci hanno assegnato il ruolo guida tra tutti i sindacati degli agenti di commercio, e di ciò debbo ringraziare i responsabili territoriali dell’Usarci che “gratuitamente”, perché nell’Usarci i presidenti e consiglieri non percepiscono né stipendi né gettoni, si prodigano giornalmente per essere di supporto agli agenti.

Il nostro possimo impegno sarà quello di cercare di risolvere annose problematiche che possiamo riassumere in:
– Modifiche al monomandato,
– adeguamento della detrazione fiscale per l’auto,
– rinnovo degli AEC,
– garanzia dei versamenti contributivi pensionistici Enasarco,
– riduzione della trattenuta di solidarietà.

Il compito è arduo, ma la nostra volontà è forte.

Auguro un felicissimo Natale a tutti ed un ottimo Nuovo Anno

Federazione Nazionale Usarci
Il Presidente
Giovanni Di Pietro


mercoledì 14 settembre 2022

Le Convergenze opposte di Enasarco. E Di Pietro chiede la riduzione del contributo per il fondo di solidarietà


 

C’è una definizione, attribuita ad Aldo Moro, che è diventata famosa nel gergo politico: convergenze parallele. Ora Giovanni Di Pietro, presidente nazionale Usarci, lancia le “Convergenze opposte” a proposito

 
La convergenza di due linee è la proprietà delle stesse di mantenere la stessa direzione per incontrarsi in un punto determinato.
Le due linee possono essere viste come gli interessi dell’Enasarco e quella degli agenti, linee che dovrebbero convergere in un unico punto, che rappresenta per l’appunto gli interessi degli agenti commerciali. E’ questo lo scopo dell’Enasarco, fornire all’agente la migliore pensione possibile.
Al contrario, gli obiettivi che questa gestione si pone, vanno verso due direzioni opposte, sicuramente non a favore della categoria.
 
Da mesi leggiamo su varie testate minori l’esaltazione del nulla da parte della nuova presidenza Enasarco: promesse, idee, propositi. L’unica cosa che però è stata fatta è quella di aver votato un bilancio preventivo che prevede l’assunzione di 5 nuovi dirigenti per una spesa di 500 mila euro.
La domanda sorge spontanea: ma la Fondazione ha veramente necessità di cinque nuovi dirigenti o la manovra serve per accontentare gli amici degli amici?
La risposta certa è che la Fondazione non ha alcuna necessità di nuovi dirigenti: il personale si riduce, le macchine sostituiscono gli uomini. Occorre fare economia per dare risposte chiare e certe agli agenti che sono gli azionisti dell’Enasarco.
 

Cosa dovrebbe fare l’Ente?

Il ruolo dell’Enasarco dovrebbe essere quello di far aumentare la redditività del capitale previdenziale per alleggerire la contribuzione ed aumentare la resa pensionistica.
In pratica, i due obiettivi, aumento delle pensioni e riduzione contributiva, dovrebbero convergere (andare di pari passo), mentre la nuova presidenza, a fronte di un aumento dei contributi annuali, dovuti ad un incremento delle vendite, invece di utilizzare i maggior introiti per gli agenti, decide di spendere questi soldi per l’assunzione dei nuovi dirigenti.

Sul fronte opposto gli agenti chiedono la riduzione del contributo che devono pagare per la solidarietà. Si può fare?
Gli agenti chiedono la riduzione del fondo di solidarietà, un balzello troppo elevato. Il contributo di solidarietà poteva avere la sua valenza a seguito della emanazione della legge “Fornero”, quando la sostenibilità della Fondazione è stata portata dai precedenti trenta anni agli attuali cinquanta per dare maggiori garanzie pensionistiche ai futuri agenti.
Oggi il fondo di solidarietà può essere ridotto in quanto la sostenibilità è stata raggiunta. Sarebbe molto più utile ridurre gradualmente tale contributo iniziando con un punto, un punto e mezzo per ogni biennio e, nel contempo, valutare l’impatto sui conti dell’Ente.

Mezzo milione di euro destinati ai nuovi dirigenti. Come potrebbero essere utilizzati in modo migliore?
Si potrebbero utilizzare i cinquecentomila euro destinati ai nuovi dirigenti per creare il fondo di garanzia per gli omessi versamenti Enasarco da parte delle mandanti.

L’agente non può continuare ad essere il capro espiatorio delle appropriazioni indebite delle mandanti, degli omessi versamenti e nello stesso tempo continuare a versare alle mandanti, poco serie, la propria quota previdenziale, quota che viene intascata dalle proponenti e non versate al fondo previdenza.
Queste omissioni comportano il mancato riconoscimento agli agenti, in toto o in parte, dei versamenti dovuti per legge, con l’avallo dell’Enasarco, che, spesso a suo insindacabile giudizio, riduce gli importi che le aziende dovrebbero versare a scapito dei soli agenti.

Una gestione non in linea con gli interessi degli agenti. Si può proseguire così?
No, “ORA BASTA”, l’agente deve tornare al centro dell’attenzione dell’Enasarco. Devono finire le spese inutili come l’assunzione dei cinque nuovi dirigenti.
L’Enasarco deve fare esclusivamente gli interessi degli agenti ed anche delle aziende serie che versano regolarmente i contributi.

Diciamo Basta alla perdita dei Contributi a scapito degli agenti,
Diciamo basta ai contributi di solidarietà che riducono le pensioni.

 

venerdì 5 agosto 2022

Enasarco, la nuova gestione spreca 500mila euro! Ma è solo l'inizio

Autore: ElectoMagazine - Enrico Toselli 


Gli agenti di commercio sono ormai impegnati in una sorta di caccia al tesoro. Alla disperata ricerca di distributori dove i prezzi sono leggermente più bassi. E devono fare i conti con un’inflazione che erode risparmi e riduce il potere d’acquisto loro e delle famiglie italiane. Ma c’è chi, ai vertici dell’Enasarco, di tutto questo non si preoccupa.

Lo spiega Giovanni Di Pietro, presidente dell’Usarci, il principale sindacato della categoria: “Il presidente di Enasarco, Alfonsino Mei, insieme a Confesercenti, Anasf, Federagenti, Fiarc, hanno chiesto all’Assemblea dei delagati, una modifica al bilancio preventivo che l’autorizzasse a spendere 500 mila euro in più, dico 500 mila euro, per assumere 5 nuovi dirigenti”. Forse non proprio il momento migliore per una simile decisione, considerando le difficoltà della categoria. Ed è solo l’inizio.

Di Pietro precisa infatti che, purtroppo, è solo l’inizio di uno spreco colossale. “Una fondazione come l’Enasarco, che è stata costretta ad aumentare l’età pensionabile ed aumentare la percentuale dei contributi a carico degli agenti, oggi, si permette il lusso di spendere ed assumere 5 nuovi dirigenti, ai quali di prassi seguranno almeno altrettanti quadri ed almeno 10 segretarie. Se l’Enasarco  – prosegue Di Pietro – è diventato così ricco, potrebbe cominciare a ridurre l’età pensionabile, a ridurre l’entità della percentuale contributiva, a creare un fondo che garantisca l’omessa contribuzione agli agenti da parte delle mandanti”.

Una montagna di soldi sprecati, sottratti agli agenti. Eppure la campagna elettorale di Mei e dei suoi sodali non prevedeva nulla di tutto ciò.
“La nuova governance Enasarco con alla testa il Presidente Alfonsino Mei, quello che parla di trasparenza e di rigore,  sta interpretando in maniera a dir poco bizzarra il suo programma elettorale”. Di Pietro elenca alcuni dei punti qualificanti che la coalizione guidata da Mei aveva presentato prima delle elezioni.

“Cosa dicevano prima delle elezioni?

NO! alle parole a vanvera!
NO! alle false promesse!
NO! alle Liste composte formalmente da Agenti di Commercio e Consulenti Finanziari ma in realtà governate da burocrati!
NO! ai sindacalisti che siedono sulle poltrone del CDA Enasarco da più di 13 anni percependo MILIONI di Euro di compensi pagati con i contributi degli Agenti!
In realtà il loro era un programma scialbo, privo di qualsiasi reale impegno verso gli Agenti, solo fumo come qualsiasi politico..”.

Il presidente di Usarci entra nel dettaglio.

“Per i primi due punti meglio soprassedere, finora non ha detto nulla di concreto né fatto nulla. Chiacchiere prive di rapporto con il dato di realtà.
Per il terzo punto possiamo dire che se vi sono dei burocrati questo è da ricercare proprio tra i loro componenti del CDA.
Per il quarto punto, vi è da osservare che l’Enasarco è stato creato dai sindacalisti, e non ci risulta che abbiano percepito milioni di Euro. E poi, loro cosa sono se non sindacalisti o funzionari degli stessi sindacati? Con una differenza, però: loro vogliono togliere il limite massimo dei due mandati per la partecipazione al Cda, limite indicato proprio da quei sindacalisti che Mei ora attacca. Dunque da un lato si lamenta, in pubblico, per l’eccessiva permanenza dei sindacalisti nel consiglio di amministrazione Enasarco e poi, come se niente fosse, chiede di bocciare il limite dei due mandati”.

Un uomo di grande coerenza, il Presidente Mei. Anche sul fronte della trasparenza. Pretesa e vantata nelle dichiarazioni ufficiali  “ma in realtà – conclude Di Pietro – non risponde ai numerosi interrogativi che gli vengono posti, non risponde neanche alla richiesta di documenti pubblici come le lettere ricevute dai ministeri”. Troppo impegnato a sperperare i primi 500 mila euro,  in attesa dei successivi.

 

mercoledì 1 giugno 2022

DISCORSO DI INSEDIAMENTO

XXVI Congresso Nazionale Usarci -  ROMA 27/28 maggio 2022 Hotel Empire

 Giovanni Di Pietro eletto Presidente Nazionale USARCI

                                                                       Il dialogo dei sogni

 

Colleghi, amiche  ed amici,                           sono orgoglioso ed emozionato per la   carica alla quale mi avete eletto.

Ringrazio tutti , tutti indistintamente per la fiducia accordatami, ma permettetemi, prima ancora di esprimervi la mia gratitudine, di ringraziare quanti mi hanno preceduto ed hanno fatto crescere la nostra Usarci.

Ringrazio in primis il Presidente Umberto Mirizzi per l’appoggio ed il sostegno datomi, ma principalmente per l’amicizia della quale mi ha onorato in tutti questi anni.

Lo ringrazio perché è stato un Presidente che ha saputo reggere il timone dell’Usarci negli anni più bui del nostro sindacato.                                          Mentre altri lavoravano allo sfascio, alle divisioni, ai personalismi, Lui, ha saputo tenere la rotta, orientare le vele, e superare la crisi. Oggi più che mai l’Usarci è forte ed è riuscita ad uscire indenne dalle bordate che personaggi, “ poco nobili ”, hanno lanciato per tentare di affondarci.

Oggi, mentre noi navighiamo a vele spiegate, quelli che hanno cercato di inabissarci sono dispersi in mare o, come Ulisse, vagano da un porto ad un altro, da un sindacato ad un altro, alla ricerca della propria “Itaca”.

Chiedo un applauso per il Presidente Mirizzi, Grazie Umberto, tutta l’Usarci te ne è grata, Grazie Presidente.

Propongo per i meriti indiscussi, l’attribuzione del titolo di Presidente D’Onore al Presidente uscente Umberto Mirizzi.

Ringrazio il direttivo Uscente, il Segretario Marzolla, tutti gli impiegati che in questi anni mi hanno privilegiato del loro supporto e sono certo continueranno a farlo.

Ringrazio il Presidente Bruno Rossi ed il sindacato di Pescara che hanno sempre creduto in me e mi hanno sopportato.

Oggi l’Usarci è più forte di ieri, lo ha dimostrato nelle ultime elezioni dell‘Enasarco, risultando il sindacato che, da solo, ha preso più voti delle altre associazioni.

Questo risultato è merito vostro, è merito di chi ha partecipato attivamente a queste elezioni, dimostrando al mondo sindacale e datoriale che l’Usarci è un faro per la categoria.

Non sarà facile continuare sulla scia del mio predecessore, ma metterò tutto il mio impegno per superare le incomprensioni, i dualismi, le gelosie ma, principalmente, gli egoismi latenti che sono il tarlo di ogni associazione.

Sento un profondo senso di responsabilità per il mio e per il nostro mandato, per il compito che questo sindacato mi ha assegnato e che insieme a Voi ed al nuovo Consiglio Direttivo cercheremo di assolvere nel migliore dei modi.

 Il nostro è un sindacato con princìpi forti, con radici profonde, basato sulla volontarietà, principi che hanno assicurato in tutti questi anni la miglior tutela possibile agli agenti. Dovremmo consolidare ulteriormente questo aspetto, ma per farlo è necessaria la partecipazione ed il contributo di tutti.

Gli agenti ci chiedono maggiori tutele, ci chiedono il diritto a non essere schiavizzati, ci chiedono maggiore dignità nel lavoro. Non è pensabile che in un mondo così globalizzato dove non esistono più i confini commerciali, le mandanti si beffino dell’esclusiva ricorrendo sempre più alle vendite on-line; non è pensabile che possano variare a loro piacimento la zona, le provvigioni, i prodotti, i clienti, mettendo l’agente nella condizione di recedere dal rapporto con le immaginabili conseguenza sul proprio fatturato e quindi sulla propria famiglia; non è pensabile che, in caso di fallimento, l’agente perda, oltre che al lavoro , al reddito, anche le indennità faticosamente maturate negli anni; non è accettabile l’imposizione del mono mandato se non viene garantito un reddito più che adeguato; è ingiusto che la mandante si faccia beffe dei versamenti Enasarco, è impensabile che, la mandante, dopo aver trattenuto all’agente la sua quota prevideniale, ometta di versarli, costringendo la nostra Fondazione a difficili e spesso infruttuosi recuperi. E che dire delle clausole risolutive espresse, delle geolocalizzazioni dove l’agente viene controllato passo passo.

Il materialismo ha soppiantato la dimensione soggettiva del lavoro dell’agente, lo stesso è diventato, solo, uno strumento di produzione invece di essere considerato quello che è realmente, un creatore di lavoro, colui che crea posti di lavoro e ricchezza per l’azienda.

Dobbiamo pensare ad un nuovo agente, ad un nuovo concetto di agente imprenditore dove non sarà la mandante a decidere il compenso, la zona, l’oggetto del contratto, ma sarà l’agente con la sua professionalità le sue capacità, il proprio bagaglio culturale e sociale a trattare da pari a pari con l’impresa mandante, come una qualsiasi altra impresa.

I nostri iscritti, i nostri agenti chiedono tutele diverse, certezze nel lavoro, certezze nella perdita del lavoro, non si possono perdere decenni di indennità perché nell’ultimo anno non si è riusciti a raggiungere un target. Tutto ciò è anacronistico, inopportuno, come se raggiungere un obiettivo dipendesse esclusivamente dall’operato dell’agente.

Gli attuali AEC hanno segnato il loro tempo, ogni 10 anni veniamo chiamati al rinnovo, ma si tratta solo di mettere delle toppe, il mercato corre e noi siamo in affanno. Le aziende fanno sottoscrivere contratti dove si esclude l’applicabilità degli AEC e sono sempre più gli agenti che alla fine del mandato si trovano senza indennità. Occorrerebbe una nuova legge Vigorelli, quella che istituì nel 1959 gli Erga Omnes, per poter dare certezze a tutti.

Ma abbiamo la forza per portare avanti tutto ciò?

Certo, dobbiamo averla, non ci riusciremo nei prossimi tre anni di questo mandato, forse neanche nella nostra vita, ma non possiamo non crederci; mettiamoci all’opera! Individuiamo altri metodi che ci permettano di essere più visibili, che possano coinvolgere sia i media che la politica. Dobbiamo abbandonare il pragmatismo oggi tanto di moda; il realismo e la concretezza rappresentano il nemico numero uno del sindacalismo. Sappiamo che non possiamo contare sugli scioperi, un sistema inattuabile per la nostra categoria, ma potremmo, che so, fare dei SIT-IN tematici, 30/40 persone davanti a Montecitorio. Dobbiamo provarci.

Un capitolo a parte sarebbe da dedicare alle Donne Agenti: queste svolgono lo stesso identico lavoro dei colleghi maschi ma tra altre mille difficoltà, la famiglia, la casa, e nonostante ciò, ottengono spesso risultati pari, se non superiori, a quelli dei colleghi.

Oggi le donne agenti costituiscono il 15% del totale degli iscritti all’Enasarco, troppo poco, dobbiamo trovare il modo di incrementare questa presenza, dobbiamo trovare il modo per favorirla e favorire il loro ingresso nel sindacato. Le garanzie attuali sono state studiate dagli uomini per gli uomini, occorre pensare a garanzie diverse dalle attuali.

Dobbiamo guardare dentro l’Enasarco come non abbiamo mai fatto; dobbiamo far rivedere il sistema pensionistico, dobbiamo permettere che si vada in pensione anche prima dei fatidici 67 o 65 anni. Si può fare, sarà probabilmente necessario inserire qualche penalizzazione, ma è necessario abbassare la soglia pensionistica; le aziende vogliono giovani alla vendita, quindi dobbiamo supportare chi resta senza mandato. E che dire del sistema di calcolo previdenziale? E’ impensabile vedere l’agente versare complessivamente 100 al fondo pensioni per poi riceverne 90.

Mettiamoci all’opera!

Il credo di ogni buon sindacalista è quello di sognare, sognare di raggiungere questi obiettivi ed applicarsi acchè il sogno si avveri. J have a dream come diceva Martin Luther King, deve essere il nostro tormentone, e dobbiamo crederci.

Il sindacalista, come diceva il Cardinale Martini “ E’ colui che si mette in leale rapporto con gli altri, responsabile dei diritti umani, capace di reggere l’utopia e di contagiare anche coloro con cui opera agli stessi suoi entusiasmi. Sa essere presente e sa motivare le scelte, conosce il più possibile il lavoro di ciascuno e perciò è competente, cerca di capire e guarda all’essenziale. Non ha preoccupazioni per i propri interessi monetari e rifiuta il privilegio che è il tarlo di ogni convivenza. Preoccupandosi di ciascuno, difende non i soldi ma il valore delle persone, lottando anche per il giusto riconoscimento economico.”

I tempi che viviamo, le sfide che siamo chiamati ad affrontare richiedono grande efficienza ed una costante attenzione e partecipazione agli aspetti politici e sociali, alle decisioni immediate tese alla ricerca di forme di collaborazione più attuali.

La forza di un sindacato come il nostro si basa anche nel saper trovare insieme a partner, sapientemente individuati ed affini alla nostra categoria, le decisioni e le scelte migliori. Noi non temiamo di perdere la nostra identità, la nostra autonomia, la nostra indipendenza, questi valori sono radicati in noi ci hanno sempre contraddistinto e rappresentano e continueranno a rappresentare il nostro fondamento.

Per fare tutto ciò, però, abbiamo bisogno di un più maturo senso di responsabilità e di impegno alla ricerca delle soluzioni, ma anche di partners più efficaci e più affidabili che ci garantiscano una maggiore forza per risolvere i problemi della categoria che rappresentiamo.

L’Usarci è costantemente chiamata a rilanciare la sua competitività, la sua rappresentatività; ci troviamo in un sistema sempre più frazionato a causa della continua nascita di nuovi sindacati e nuove coalizioni che frammentano sempre più la categoria togliendo forza all’azione sindacale. Dobbiamo fare squadra, favorire le partnership per contare di più ed essere più vigorosi.

Dobbiamo affrettare i tempi, dobbiamo operare insieme con un grande impegno e comune amore per la nostra categoria.

Dobbiamo essere più presenti ed attivi sul nostro territorio, troppe zone sono scoperte, occorre una presenza più capillare. So bene che non sarà facile, ma occorre far comprendere ai nostri colleghi che il compito del sindacato non è quello di risolvere i problemi alla fine del rapporto, questo è solo una conseguenza; il sindacato è quella organizzazione che deve servire a prevenire i problemi, a far si che non si creino, ma ciò viene vanificato dalla scarsa partecipazione.

Dobbiamo essere coscienti che la legislazione Italiana e le nostre norme corporative sono le più avanzate del mondo, certo, dobbiamo migliorarle, dobbiamo riuscire ad attualizzarle alla trasformazione del mercato, ma dobbiamo in primis imparare a gestirle e veicolarle. Le norme non si attivano da sole, occorre che qualcuno le renda operative.

All’agente che ci chiede cosa faccia il sindacato per la categoria, dobbiamo avere il coraggio di rispondere come fece John Fitzgerald Kennedy nel suo famoso discorso di insediamento: “non chiediamoci cosa fa l’America per noi, ma cosa facciamo noi per l’America”.

Oggi assistiamo passivamente colleghi che si rivolgono a noi, che si iscrivono solo alla fine del rapporto di lavoro, spesso dopo aver sottoscritto una serie infinita di documenti senza conoscerne il contenuto o dopo aver tenuto una serie di comportamenti errati.

Purtroppo da anni gli agenti commerciali sono sempre più individualisti; i personalismi e gli egoismi sono sempre più evidenti; ciò è provocato in buona parte dall’isolamento del singolo che si manifesta sempre più. Non ci si incontra più negli alberghi, nei ristoranti, nelle riunioni aziendali, luoghi dove ci si poteva confrontare, conoscere, imparare ed insegnare.

Il Sindacato deve sopperire a queste deficienze, deve tornare a far incontrare gli agenti, promuoviamo sempre più incontri, anche on line, incontri dove non dobbiamo essere noi i protagonisti, lo devono essere gli stessi agenti, dobbiamo renderli più partecipi, più propositivi.

Dobbiamo cercare un nuovo sviluppo e un nuovo rilancio trovando e garantendo una nuova e forte coesione tra gruppi, è necessario superare alcune gelosie ed alcuni rancori che , anche se non dichiarati, sono ugualmente palpabili. Le sfide che siamo chiamati ad affrontare per rispondere alle aspettative vere e profonde degli agenti verso la nostra associazione sono molto difficili, ma noi che facciamo sindacalismo per passione e volontarietà rubando del tempo prezioso al lavoro ed alla famiglia, ce la metteremo tutta per riuscirci.

Ognuno di noi non può, non deve correre il rischio di credere di aver raggiunto l’obbettivo con questo piccolo angolo di potere, non possiamo, non dobbiamo correre il rischio di rimanere isolati; oggi siamo come un bell’albero che cresce in un vaso, sarà bello quanto volete, ma i frutti non saranno mai abbondanti. Dobbiamo avere il coraggio di essere ripiantumati nei terreni dove il sindacalismo e la tutela di tutti i lavoratori cresce rigogliosa, non possiamo continuare a pensare di essere soddisfatti di coltivare e gestire il nostro piccolo orto.

Amici, il Congresso non finisce oggi, non deve finire oggi, quella fiammella di passione ed attaccamento al nostro sindacato ed alla categoria, quella fiammella che oggi ci ha portati coscientemente ed orgogliosamente a questo congresso tralasciando tutti gli altri ed importanti impegni, non deve spegnersi con la chiusura del Congresso, con il ritorno nelle nostre sedi, questa fiammella deve restare accesa in noi ed essere presente fino al prossimo congresso.

Sono certo che saprete fornire tante proposte, sono certo che insieme sapremmo ricercare tante soluzioni. Lasciamo che le critiche, quelle sterili, lascino il posto a nuove soluzioni.

Cari colleghi, tanti immediati impegni ci attendono, li affronteremo insieme con grande volontà, determinazione e senso del bene comune.

Un ultimo grazie voglio dedicarlo ad una persona che non fa parte del nostro ambito, ma è come se lo fosse, un grazie a mia moglie AnnaMaria, senza il suo appoggio avrei potuto fare ben poco.

Termino qui il mio intervento, so che la maggior parte di voi è in partenza per raggiungere le proprie famiglie. Ringrazio nuovamente tutti Voi per la fattiva partecipazione.

Chiudo con un’ultima citazione:

duemila anni fa gli antichi romani con grande orgoglio affermavano: ” civis Romanus sum” sono un cittadino romano, oggi io, con orgoglio affermo “civis Usarcino sum “ sono un cittadino Usarcino

Viva l’Usarci. Viva gli Agenti Commerciali !!!


 


Giovanni Di Pietro