giovedì 5 novembre 2015

Tutela delle Malattie ed Infortuni dei Lavoratori Autonomi

GLI AGENTI DI COMMERCIO SONO LAVORATORI AUTONOMI

Nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad un considerevole aumento dei lavoratori autonomi e tra questi, l'incremento vi è stato principalmente nel campo femminile. A questo incremento considerevole, le parti sociali, i sindacati sia datoriali che dei lavoratori non hanno prestato grande attenzione considerando il lavoratore autonomo come la persona che assumenndo su se stesso i rischi dell'impresa o della professione deve badare lui stesso a se stesso.
 Non si è tenuto assolutamente conto che il lavoro autonomo è in incremento perché la disoccupazione in molti Stati membri, accompagnato dalla pressione costante tesa a ridurre i costi (unitari) del lavoro sta portando il mercato del lavoro nazionale ad incoraggiare l'ulteriore sviluppo e la crescita del lavoro autonomo fittizio.
Non si è preso atto  che comunque il lavoro autonomo contribuisce in maniera sostanziale ad incrementare il numero di occupati;è indubbio che ogni lavoratore autonomo assorbe da uno ad n lavoratori inoccupati o disoccupati sia sotto forma di impresa familiare, sia come dipendenti.
Occorre inoltre considerare che nella stragrande maggioranza dei casi, le condizioni di lavoro dei lavoratori autonomi non sono economicamente indipendenti e non sono molto diverse da quella dei lavoratori dipendenti, per cui i loro diritti alla sicurezza sociale ed al lavoro dovrebbero essere più simili a quelli di questi ultimi; accade inoltre che un numero crescente di lavoratori autonomi o di lavoratori con scarso lavoro o lavoro remunerato a livelli molto bassi, in particolare le donne, si trovano al di sotto della soglia della povertà, ma non figurano ufficialmente come disoccupati; tra questi assumono una priorità assoluta le lavoratrici autonome che hanno maggiore probabilità di piombare nella povertà anche perchè è preclusa loro la possibilità di ottenere diritti pensionistici, congedi di malattia, ferie retribuite e altre forme di sicurezza sociale adeguati.
 Le attuali forme di protezione sociale sono state  concepite per garantire i diritti sociali e del lavoro dei lavoratori dipendenti, con scarsissima attenzione a quello autonomo per cui si verifica sempre piu’ che con l'aumento del numero dei lavoratori autonomi questi possano beneficiare di una minore protezione sociale.
Non vi è dubbio che tra questi sono ricompresi gli agenti commerciali , i quali, pur versando, obbligatoriamente ben due contributi pensionistici ed assistenziali, INPS ed ENASARCO, sovente si trovano nella condizione di perdere il lavoro a causa della malattia senza poter accedere ad alcuna forma di assitenza ma, nel contempo , pregiudicano  ulteriormente il diritto alla pensione per perdita di occupazione o riduzione di guadagno. Accade sempre più sovente che una malattia od un infortunio, possano compromettere  il lavoro o perderlo completamente e ciò senza avere alcun sostentamento sia per le cure che per la stessa sopravvivenza.
Migliaia di lavoratori autonomi si trovano annualmente a dover combattere con un tumore, una grave malattia  o con un infortunio, e per questo si sono ritrovano con il lavoro sospeso, o addirittura disdettati, senza avere più alcun sostentamento e nessun riconoscimento pensionistico in quanto l'invalidità riconosciuta se inferiore al 67 % non dà diritto alla pensione . Vi è ulteriormente da considerare che i casi in cui poi l'Enasarco non riconosca la pensione a persone sulla sedia a rotelle o affetti da tumore dove l'Inps ha già riconosciuto l'invalidità al 100 % sono sempre maggiori .
In tutto ciò assistiamo ad un'altra stortura;  per aver diritto alla pensione di invalidità sia l'INPS che l'ENASARCO, prevedono che il lavoratore debba avere almeno tre anni di versamenti nell'ultimo quinquennio. Una aberrazione. Accade quindi che per un incidente, un infortunio o malattia,  ci si ritrovi senza lavoro pur non raggiungendo il 67 % di invalidità ( minimo per ottenere la pensione) e quindi il lavoratore resta senza alcun sostentamento e,  se successivamente questo lavoratore subisce un aggravamento delle condizioni di salute, e nel frattempo sono trascorsi due anni ed un giorno dalla data di cessazione del lavoro, non si ha diritto alla pensione Enasarco e neanche a quella dell'Inps perché le norme prevedono come già detto, che vi siano almeno tre anni di contributi nell’ultimo quinquennio.
 Occorre che le parti sociali prendano atto di questa situazione ormai insostenibile e facciano pressione sia verso l'ENASARCO, sia verso la politica affinchè si attivino per porre rimedio a queste storture, anche in applicazione della Risoluzione del Parlamento europeo del 14 gennaio 2014 sulla protezione sociale per tutti, compresi i lavoratori autonomi (2013/2111(INI)) Giovanni Di Pietro

1 commento:

Unknown ha detto...

Buongiorno, cari colleghi, ci tengo a segnalarvi una situazione a dir poco penosa.
Sono stato operato all'intestino, dovevano ricanalizzarmi visto che avevo subito la deviazione del colon, ma, non era sicuro che si potesse fare.
Dopo un anno vissuto da stomizzato, ed un intervento di ricanalizzazione fallito, il chirurgo mi ha proposto di ritentare l'intervento garantendomi solo di risolvere l'enorme LAPAROCELE( termine presente nella nomenclatura degli interventi indennizzabili)
Sono stato operato e fortunatamente mi hanno ricanalizzato e in contemporanea inserito una protesi per risolvere il LAPAROCELE.
Vengo al punto.
L'intervento, secondo i criteri della nostra cara RBM, l'ente assicurativo di Enasarco, non e rimborsabile in quanto eseguito in contemporanea al tentativo di ricanalizzazione intestinale.
Quindi, per essere indennizzato, avrei dovuto farmi richiudere e riaprire ( 54 punti di sutura da esofago ad inguine, intervento durato 5 ore in anestesia totale )in modo che gli interventi risultassero separati.
Altrimenti il LAPAROCELE NON VIENE INDENNIZZATO.
Reputo la cosa demenziale ed attendo commenti e protesta collettiva...
La nostra assicurazione fa schifo.
Sappiatelo
Alberto Rosa
Via Sebenico 12
Brescia ia